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Hoffmann, Goethe, Meyrink, Jünger… l’esoterismo nella letteratura tedesca

di Luigi Iannone da il Giornale del 15 febbraio 2024

L’esoterismo ha esercitato una specifica suggestione sulla letteratura degli ultimi tre secoli, condizionandola in modo significativo

L’esoterismo ha esercitato una specifica suggestione sulla letteratura degli ultimi tre secoli, condizionandola in modo significativo. Pur nelle sue mutevoli versioni, appare elemento non marginale nell’analisi del patrimonio culturale dell’Occidente, perché ha rivelato come molti di quei ricorrenti motivi «segreti» siano utili per comprendere autori e opere altrimenti equivocati, ma anche per un processo di avvicinamento spesso mutato nell’identificazione tra singole personalità, tendenze e contenuti. Se nel ‘700 il riferimento quasi esclusivo era alla pratica massonica, ai circoli e alle logge, poi la tensione si è progressivamente incentrata sulla pratica individuale e sull’ascesi personale. Col passare del tempo, quando gli scrittori iniziano a essere lontani dall’adesione a società segrete, è lo studio e l’immaginazione creativa che tende all’ascesi a stimolare autonomamente i romanzi e la pratica della scrittura.

Si tratta di una nuova espressione letteraria su cui si sofferma Marino Freschi ne L’esoterismo nella letteratura tedesca. Da Goethe a Jünger (Castelvecchi, pagg. 200, euro 20), rimarcando come questa personalizzazione sia uno degli estremi anelli di una catena aurea, di una «vena sotterranea di scrittura come esercizio di trasmutazione iniziatica della coscienza» che percorre tutto il Novecento. Freschi non solo chiarisce il peso del pensiero esoterico nella letteratura di quel Paese, ma racconta anche come – dopo essersi inabissato per lungo tempo in un magma carsico – sia poi riaffiorato individualmente, attraverso romanzi «iniziatici» e/o di formazione in cui l’itinerario anche azzardato rappresenta la prospettiva di trasformazione. Da Der goldne Topf di Hoffmann, a Siddhartha e Das Glasperlenspiel di Hesse, Wilhelm Meister di Goethe, agli scritti di Mann, Rilke, Broch, Kafka, fino a Heinrich von Ofterdingen, capolavoro incompiuto di Novalis, c’è tutta la gamma di sensibilità e di avvicinamenti lungo un chiaro itinerario cronologico. Di fronte al secolo del materialismo e del positivismo, si incroceranno infatti le osservanze rosacrociane, quelle radicali dell’Ordine degli Illuminati, i rimandi del Parsifal di Wagner, l’investigazione di Freud o di Jung sull’alchimia, fino alla stagione della «Praga magica» con Kafka e Meyrink.

Nella sua fase pionieristica è Goethe a riprodurre il sigillo più rappresentativo di questo connubio. Il suo apprezzamento per i temi esoterici si snoda attraverso il simbolismo egizio, la metempsicosi, gli studi alchemici ed ermetici, nonché l’interesse giovanile che lo portò ad allestire nella sua mansarda un piccolo laboratorio alchemico con tanto di fornello e materie strane. Ma è il caso di Ernst Jünger a servire da traccia principale per Freschi, nel momento in cui incrocia la figura dell’Anarca, tra le più complesse di quel panorama letterario. In Eumeswil la magica operazione dello specchio sembra ancora riprendere le pagine della letteratura occultistica. Così come ne Il cuore avventuroso si proferisce il nome di Nigromantanus, eccellente maestro, che da giovane lo avrebbe iniziato al metodo. Jünger si eclisserà in un bosco (quello della Foresta Nera nell’Alta Svevia). Allo stesso modo faranno tanti iniziati per avvicinarsi a una dimensione segreta e alla ricerca di sentieri sconosciuti e inattuali.

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