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Italia coloniale

Ucraina, sanzioni, propaganda e alleanze disattese. La guerra d’Etiopia non ha insegnato nulla

Historia magistra vitae diceva Cicerone. La storia è maestra di vita.
Eppure si commettono sempre i medesimi errori.
Il 3 ottobre 1935 l’Italia invadeva l’Etiopia. La Società delle Nazioni il 18 novembre 1935 comminò all’Italia sanzioni economiche per la guerra (si astennero solo Austria, Ungheria e Albania).

Guglielmo Marconi, così si espresse durante un suo intervento alla Reale Accademia d’Italia del 19 gennaio 1936: “Un consesso internazionale, ideato per promuovere la pace fra le Nazioni, si arroga l’arbitrio di punire uno Stato libero e sovrano con sanzioni economiche, e lo minaccia di provvedimenti anche più gravi; forse con segreto intento di spingerlo ad atti di esasperazione”.

George Bernard Shaw scriveva invece il 25 maggio 1936: “Richiamo l’attenzione sopra una forma di crudeltà praticata contro gli abissini in un modo raffinato. Mi riferisco alle illusioni che sono state date all’ex negus facendogli credere che egli sarebbe stato aiutato, nella sua resistenza senza speranze contro la conquista italiana, dalla S.d.N. e dagli eserciti e dalle marine della Gran Bretagna, della Francia e della Russia, messe a disposizione della Lega. Non vi è stata mai la più lontana probabilità d’un simile intervento”.

Evelyn Waugh scrisse in “Waugh in Abissinia”: “l’unico dipartimento del governo etiopico che funzionò con una certa efficienza fu quello addetto alla propaganda. Il suo obiettivo era il solito: mostrare un nemico spietato e insieme impotente. All’esercito invasore si attribuirono slealtà, codardia, estrema fragilità fisica, e crudeltà; ai difensori, moderazione, coraggio, saggezza, e un successo costante; tra le vittime si annoverano quasi solo donne, bambini e personale medico. Queste sono di norma le finalità di una campagna propagandistica in tempo di guerra: gli etiopici seppero perseguirle in modo non disdicevole”.

La guerra si concluse in 7 mesi con la presa di Addis Abeba il 5 maggio 1936 grazie alla superiorità bellica dell’Italia. Le guerra e la vittoria portarono il governo fascista all’apice del suo consenso in patria.





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