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Maghi in divisa: le facce nascoste della guerra occulta

I nazionalsocialisti hanno dato il via. Russi e americani li hanno seguiti a ruota e non si sono ancora fermati. E così, ancora oggi, è in corso una guerra segreta a base di letture del pensiero, pendolini, oroscopi, radiestesia, biodinamica e mille altre discipline comprese nell’universo chiamato «occulto» o «soprannaturale». Una ricerca continua che da più di ottant’anni assorbe denaro e cervelli di ogni tipo: militari, maghi, scienziati, avventurieri, intellettuali. Che non si risparmiano colpi. E che hanno ottenuto successi insospettabili…   

di Luca Gallesi da “Storia in Rete” n. 150

G. K. Chesterton, geniale creatore di Padre Brown e critico feroce della modernità laica e illuminista, scrisse che «il pazzo è colui che ha perso tutto fuorché la ragione», ribadendo una verità nascosta in evidenza, ovvero l’indiscutibile realtà di una dimensione non razionale, non misurabile, non assimilabile alle categorie consuete di spazio e tempo: la dimensione che Jung definì «psichica» e che, volgarmente, possiamo chiamare anche «occulta». Per lo psichiatra elvetico, esiste un mondo del tutto reale, «antagonista della coscienza», che spesso viene inconsapevolmente dimenticato dall’uomo, con delle gravi conseguenze che si ripercuotono tanto sul suo equilibrio individuale quanto su quello collettivo. In uno dei suoi ultimi libri, «Un mito moderno. Le cose che di vedono in cielo» (Bollati Boringhieri, 2004) interamente dedicato al mistero dei dischi volanti, l’inventore della psicologia analitica ricorda come, nelle società primitive – sarebbe più corretto, forse, chiamare tradizionali – gli  uomini hanno compiuto riti intesi ad assicurare la collaborazione dell’inconscio. «In un mondo primitivo non si fanno i conti senza l’oste; ci si ricorda sempre degli dèi, degli spiriti, del fato e delle proprietà magiche di luogo e tempo, riconoscendo giustamente che la volontà dell’uomo di per sé sola rappresenta soltanto un frammento della situazione globale». Aggiungendo che l’uomo moderno vive come un peso, al pari di un fardello insostenibile questa realtà invisibile chiamata psiche, che «non è una fantasia arbitraria, ma un fatto biologico soggetto alle leggi dell’esistenza».

Questo articolo è stato pubblicato su Storia in Rete n. 150

Assodato che uno scienziato dell’anima come Jung abbia concordato con Amleto sul fatto che «esistono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la filosofia», vale la pena di interrogarsi su quanto altri scienziati, meno spirituali e più prosaici dello psicologo svizzero, si siano dedicati allo studio di quelli che possiamo definire fenomeni paranormali, magari con l’intenzione di utilizzarne eventuali risultati in campi tutt’altro che pacifici. Il primo pensiero corre, immancabilmente, a quello che, con un sintagma di successo, è stato chiamato il «nazismo magico», categoria che occupa interi scaffali delle librerie e ingombranti settori delle biblioteche, mischiando studi scientifici con ciarpame di successo, memorie di sedicenti maghi e documenti ineccepibili. Agli aspetti misteriosi del totalitarismo tedesco tra le due guerre si cominciò a occupare sin dagli anni Trenta, per screditare un avversario politico interno o un pericoloso competitor straniero, dipingendo Hitler come un’incarnazione demoniaca, cliché che ebbe un immediatamente un successo straordinario e inarrestabile, alimentando la nascita di un filone inarrestabile di libri, riviste, film, fumetti cartoni animati  e persino fotoromanzi che col nuovo millennio si sono adeguati alle nuove tecnologie, senza alcuna soluzione di continuità. È ancora talmente incomprensibile l’enorme successo di un «caporale boemo» diventato dal nulla il Führer indiscusso del popolo tedesco, che, soprattutto a livello di cultura popolare, l’intervento di forze soprannaturali sembra essere l’unica spiegazione possibile. Quello del «nazi-occultismo» è, come abbiamo detto, un tema molto apprezzato dalla cultura pop, come dimostrano gli innumerevoli fumetti, produzioni televisive, film e videogiochi dove i malvagi seguaci di Hitler provano a conquistare il mondo, resuscitando il Reich immortale grazie a scellerati patti infernali o ad antichi sortilegi. Ad esempio, nei fumetti – e nel film del 2011– di Capitan America, il celebre eroe Marvel combatte contro la Hydra, una società segreta legata al regime hitleriano, e al filone del «nazismo esoterico» si richiamano anche videogiochi molto popolari come «Wolfenstein», per non parlare, poi, del cinema, dove esiste un vero e proprio filone di pellicole in cui il Terzo Reich attinge alle forze demoniache, come nei «Predatori dell’Arca Perduta»o addirittura risorge grazie a zombie-SS, come accade nell’esilarante horror-comedy «Dead Snow», a cui è recentemente seguito un altrettanto demenziale «Dead Snow 2».

L’attrazione per la dimensione paranormale della Germania hitleriana ha, però, anche dei fondamenti storici precisi e innegabili, come dimostra uno studio scientifico appena pubblicato da Mondadori e dedicato all’argomento: «I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich», di Erich Kurlander (pp. 612, € 30,00). L’autore, professore di storia alla Stetson University in Florida, ha già dedicato due libri alla storia della Germania tra le due guerre, è relativamente giovane (1973), e riesce quindi più facilmente a non cadere negli stereotipi e nei luoghi comuni frequenti quando si tratta di temi delicati. Consapevole di muoversi su un terreno sdrucciolevole, dove è facile prendere lucciole per lanterne (magiche) o confondere realtà e propaganda, Kurlander sviluppa le sue tesi motivandole e fornendo al lettore appassionato di storia validi motivi e nuove informazioni sulla Germania hitleriana, il cui apparato di potere era disposto ad utilizzare qualsiasi strumento e a sfruttare ogni scuola di pensiero, pur di ampliare e consolidare il proprio consenso, argomento finora trascurato dalla ricchissima bibliografia sull’occultismo nazionalsocialista, esaurientemente analizzata e criticata da Kurlander.

Dopo l’exploit per lo più «divulgativo» degli anni Sessanta e Settanta, inaugurato dal celebre «Il mattino dei maghi» di L. Pauwels e J. Bergier, che definirono il Terzo Reich come: «Renè Guenon più le Panzer Divisionen», seguì, tra gli anni Novanta e il primo decennio del nuovo secolo un’ondata di saggistica che inseriva l’esoterismo nazionalsocialista nel revival occultistico fiorito a cavallo tra Otto e Novecento. Fu quindi il momento di studi, soprattutto angloamericani, che minimizzavano l’influsso della tradizione ermetica sul regime hitleriano, mentre da noi, invece, lo studioso di scienze politiche Giorgio Galli apriva un filone di studi storici dedicati alla profonda influenza che la cultura esoterica ebbe tanto nella formazione culturale del Führer quanto nella gran parte dell’élite che prese il potere in Germania nel 1933, tesi ripresa e sviluppata ne «I mostri di Hitler», con una peculiarità evidente sin dal sottotitolo, ovvero l’attenzione al «soprannaturale» invece che all’«occulto» o alla «magia». Nella dimensione «occulta», infatti, non possono rientrare molti argomenti analizzati nel saggio, come le cosiddette «scienze di confine» quali la radiestesia, l’antroposofia, l’agricoltura biodinamica, l’ariosofia e la teoria del ghiaccio cosmico, molto apprezzati dal regime, che finanziò la ricerca di tecnologie miracolose e lo studio del folclore, e organizzò missioni esplorative in tutto il mondo. Curiosissimo, ad esempio, il capitolo dedicato agli esperimenti di radiestesia del Pendulum-Institut della Marina militare tedesca, il cui obiettivo era «individuare la posizione dei convogli nemici in mare attraverso pendoli e altri dispositivi soprannaturali», affinché gli U-Boot potessero silurarli. L’Istituto impiegò un vasto gruppo di studiosi dell’occulto che usavano tecniche diverse, con i rabdomanti che venivano costretti per tutto il giorno a stare sulle carte nautiche con le braccia stese e il pendolino in mano.

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Altrettanto singolare è la ricostruzione dell’«Operazione Marte», ovvero il lavoro di intelligence che, nell’estate 1943, permise ai tedeschi di localizzare la prigione di Mussolini a Campo Imperatore per poi passare alla sua liberazione con la spettacolare missione dei paracadutisti tedeschi del maggiore Harald-Otto Mors e del capitano Otto Skorzeny. Ebbene, verso la fine di luglio 1943 circa quaranta astrologhi e occultisti, alcuni tratti addirittura dai campi di concentramento, vennero ospitati, per trovare il Duce, a Wannsee, nel quartiere generale della polizia criminale (KriPo), dove, alla fine, sembra che riuscirono a localizzare un punto sui monti dell’Abruzzo, anche se pare che il loro non fu l’intervento determinante a liberare Benito Mussolini, che, detto per inciso, aveva in gran dispetto maghi e astrologhi, anche se, in gioventù, apprezzava letture misticheggianti come lo Schurè dei «Grandi iniziati»…

Le conclusioni di Kurlander offrono, quindi, un apprezzabile contributo alla riflessione sul ruolo dell’immaginario collettivo, ovvero di quella realtà che abbiamo già definito imprescindibile e rilevante anche se, però, non viene presa in considerazione né dalle statistiche sociali né dalle previsioni economiche. «Non tutti i tedeschi che condividevano elementi dell’immaginario soprannaturale proposto dal Partito nazionalsocialista erano imperialisti o razzisti, ma questo è esattamente il motivo per cui lo sfruttamento nazionalsocialista dell’immaginario soprannaturale fu tanto efficace nell’attrarre e conservare il sostegno di una parte così ampia e trasversale della popolazione tedesca». E, tornando a citare Jung, vinta la Germania, come ammoniva lo psichiatra elvetico, altre nazioni sarebbero diventate vittime della possessione se «avessero dimenticato il pericolo di cadere anch’esse, altrettanto improvvisamente, prede delle potenze demoniache. Ogni uomo che smarrisce la sua ombra, ogni nazione che si sente moralmente superiore, è la loro preda, e questa tendenza generale a lasciarsi suggestionare svolge un ruolo enorme nell’America di oggi».

Parole profetiche, ma che non riguardano solo il Nuovo Mondo, dato che di nazioni che hanno smarrito la propria ombra è pieno il mondo, come dimostra la reazione, anche questa planetaria, dei popoli che più o meno inconsapevolmente stanno cercando di riprendersi l’anima attaccandosi alle radici più profonde, quelle che, per dirla con Tolkien, non gelano mai. Nell’attesa che la dimensione psichica più profonda riaffiori, ricucendo la dolorosa lacerazione che da troppo tempo ha scisso l’integrità dell’uomo, molti scienziati, non più tedeschi, hanno continuato ad attingere alla dimensione paranormale della realtà, per scopi decisamente non umanitari. Ovviamente, parliamo degli attuali padroni del mondo, i russi e gli americani. Come esaurientemente riportato dal sito www.storiainrete.com, che ha ripreso un articolo di «SputnikNews» del 13 febbraio scorso, per almeno 15 anni, prima in URSS e poi in Russia ha lavorato in segreto un’equipe di sensitivi che, sotto l’egida del KGB hanno collaborato con il ministero della Difesa in Cecenia e con il ministero degli Interni nella lotta contro la criminalità. Non si tratta di «Comunismo magico», o di illazioni più o meno fantasiose, ma della testimonianza di un alto ufficiale russo, il tenente generale Alexei Savin, che ha lavorato nella commissione di scienziati, medici e militari dedicati a verificare i poteri paranormali di alcuni sensitivi. In mezzo alla predizione di false invasioni aliene in Uzbekistan e di veri terremoti in Kamchatka, l’unità parapsicologica russa ha aiutato il KGB a individuare delle spie a Mosca, a scoprire le vie del contrabbando di armi e droga verso l’Occidente e a svelare chissà quali segreti ancora coperti dalla classificazione riservata. Nell’intervista a «SputnikNews» il comandante Savin svela gli obiettivi del «dipartimento militare 10003»,  istituito ufficialmente nel dicembre 1989: «Gli agenti del KGB erano ben informati sui lavori nell’area della psicosfera, condotti all’estero, soprattutto dagli americani. In quei documenti che il KGB aveva, è stato dimostrato che gli americani, con abilità insolite, avevano fatto molto per scoprire i nostri militari, la costruzione di nuovi supporti strategici, per neutralizzare e effettivamente influenzare il lavoro della nostra intelligence all’estero. E il KGB si è rivolto al ministero della Difesa, in particolare, al capo di Stato Maggiore Generale, con la proposta di osservare con attenzione il fenomeno. Tanto più che, a quel tempo, molti parlavano di sensitivi. E il capo di Stato Maggiore Generale ha ordinato la creazione di una commissione, dove sono entrato. Questa Commissione ha riunito scienziati, medici, persone che possedevano abilità insolite, e ha organizzato una seria verifica. Abbiamo trovato circa 20 persone, che avevano abilità insolite, tra 30 mila persone esaminate in URSS».

L’ispirazione per la creazione di questa «unità ESP» (Extra-Sensory Perception, «percezione extra sensoriale») è stata, dunque, direttamente suggerita dall’attività statunitense, molto intensa nei confronti di quella che viene chiamata la «psicosfera», come racconta un altro libro appena pubblicato in lingua inglese, «Phenomena», ovvero, come recita la traduzione del sottotitolo: «La storia segreta delle ricerche governative statunitensi sulle percezioni extrasensoriali e sulla psicocinesi». (Little Brown editore, pp. 554, marzo 2018) Il volume, scritto da Annie Jacobsen, una brillante giornalista investigativa, finalista del Pulitzer per la storia nel 2016 e già autrice di robusti best-seller dedicati ad argomenti borderline come «Area 51»del 2011(questo titolo è stato tradotto anche in italiano nel 2013 per Piemme).

In «Phenomena», non ancora tradotto in italiano, la Jacobsen rivela come, sin dall’immediato secondo dopoguerra, le forze armate statunitensi abbiano approfondito, teoricamente ma anche sul campo, le possibilità di sfruttare militarmente le cosiddette «forze occulte», tanto demonizzate quando furono attribuite al nemico germanico e ora improvvisamente ripulite dalle scorie sulfuree per essere presentate come una scienza degna di essere presa in seria considerazione, anche se, per ovvi motivi, mantenendo un elevato standard di segretezza circa gli eventuali risultati ottenuti. Il libro, avvincente e documentatissimo, racconta che, a partire dal 1972, gli esperimenti ESP furono affidati alla CIA, e un gruppo di giovani e promettenti scienziati avviò un programma di ricerca presso la Stanford University allo scopo di utilizzare la parapsicologia anche nella Guerra Fredda. I risultati furono straordinari, e il governo decise di stanziare abbondanti fondi, coinvolgendo, oltre ai già numerosi scienziati, personalità molto note come il sensitivo israeliano Uri Geller, un Premio Nobel per la fisica come Brian D. Josephone e un astronauta come Ed Mitchell, che partecipò alla missione Apollo 14, che fu la terza spedizione a raggiungere la Luna, nel febbraio 1971.

Sembra, dunque, che, alla fine, scienza e magia, fisica e parapsicologia, persino astronomia e astrologia riescano a trovare degli elementi in comune, confermando quello che, tanti anni fa, Sergio Solmi scriveva, nel 1964, nella prefazione alla prima edizione italiana del celebre «Mattino dei Maghi», dove suggeriva, pur mantenendo «una prudente riserva sull’efficienza delle tecniche parapsicologiche, è come uomini che dobbiamo affrontare, all’erta sul margine del futuro, i compiti cui ci invita la situazione incomparabile, insieme esaltante ed angosciosa, in cui il tempo ci pone».  Concludendo poco dopo con un’esortazione ancora valida oggi, nonostante sia passato da allora più di mezzo secolo, ovvero di coltivare «l’esigenza di mantenere costantemente il compasso della mente al massimo grado di apertura consentito fra la spregiudicata prospezione, fantastica e attiva, di tutte le più ardite ipotesi, e la più chiara coscienza critica, ricca dei sali salutari del dubbio e dell’ironia».

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