HomeFoto del GiornoDive del cinema italiano: Lina Cavalieri (1874 – 1944)

Dive del cinema italiano: Lina Cavalieri (1874 – 1944)

di Ignazio Dessì per Milleunadonna.it del 22 marzo 2023

La sua vita è leggenda. La sua storia è nel mito. La sua bellezza dicono fosse ineguagliabile. La sua fine è stata tragica. Tutto ciò ne ha fatto un personaggio da grande romanzo d’appendice. Lina Cavalieri è stata definita la donna più bella del mondo. E’ stata una famosa cantante, ha fuso la sua voce con mattatori del livello di Caruso e schiere di uomini si sono innamorati di lei. L’hanno desiderata in migliaia, anche se allora non c’erano tv e social. La sua è una vera fiaba che merita di essere ricordata.

Il suo nome di battesimo era Natalina Cavalieri. Le sue biografie non spiegano bene se fosse nata in provincia di Viterbo o a Roma. Più sicuro il suo anno di nascita: il 1875. La sua era una famiglia povera e, dopo il licenziamento del padre, fu costretta a lavorare giovanissima per contribuire al magro bilancio domestico. Fece la fioraia, l’operaia nella stamperia di un giornale e la sartina. La sua vita in quel periodo adolescenziale fu caratterizzata da tante rinunce.

C’era una cosa tuttavia a cui non rinunciò mai: a cantare. Era la sua passione, la sua dolce ossessione. Cantava in continuazione, e cantava troppo bene per non essere notata. Fu un vicino di casa a farlo per primo. Quell’uomo stregato dai suoi virtuosismi le procurò un ingaggio a Roma, in un teatro di Piazza Navona, e convinse i suoi genitori a mandarla a lezione di canto. La mamma – come racconterà nelle sue memorie – fece enormi sacrifici per consentirglielo. L’accompagnava ogni volta dai maestri e le stava vicina anche quando si esibiva al Cafè, tornando a casa dopo la mezzanotte per le vie buie e infide della Capitale. I sacrifici non furono inutili.

Il suo successo diventa un crescendo. La sua voce ammalia il pubblico e la sua incredibile bellezza non lascia indifferenti. Riempie le sale. Brucia le tappe. Dal Salone Margherita della Città eterna sempre gremito spicca il volo verso le migliori platee d’Europa. Da Vienna, passando per Londra e fino a Parigi, dove conquista le Folies Bérgères. Decisivo lo spettacolo dove propone un repertorio di canzoni napoletane e l’orchestra è composta di sole donne. Il successo diventa prorompente.

Frotte di uomini la corteggiano con passione. Lo stesso Gabriele D’Annunzio le dedica una copia de Il piacere definendola Venere in terra. “A Lina Cavalieri – recita la dedica – che ha saputo comporre con arte, una insolita armonia tra la bellezza del suo corpo e la passione del suo canto. Un poeta riconoscente”.

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C’è però un sogno che lei serba nel cuore: calcare i palcoscenici della lirica. Per questo si rimette a studiare. E il sogno diventa realtà. Il suo esordio ne I pagliacci di Leoncavallo a Lisbona però è un fallimento. La ragazza comunque ha carattere. Non si arrende. E quando nel 1900 si esibisce al San Carlo di Napoli con la Bohéme di Puccini le cose cambiano.

Dicono non fosse stratosferica nel campo della lirica, probabilmente non era la migliore, però la sua presenza scenica e la sua proverbiale bellezza conquistavano il pubblico. Gran parte del popolo la amava. Si esibì nei migliori teatri lirici del Vecchio Continente e varcò l’Oceano portando l’opera in America a fianco di cantanti del calibro di Enrico Caruso. E’ scolpito negli annali il bacio appassionato che diede al famoso tenore durante la Fedora di Umberto Giordano al Metropolitan Opera House di New York, nel 1906. Un episodio che il pubblico serbò nella mente ritagliandole il soprannome di the kissing primadonna. Ormai famosissima le si aprirono inevitabilmente anche le porte del cinema. Esordì con Manon Lescaut e interpretò un’altra mezza dozzina di film. Dopo la prima guerra mondiale disse addio alle scene.

Nella sua seconda vita (anzi nella terza) aprì un salone di bellezza a Parigi che, vista la fama della proprietaria, andò a gonfie vele. Quando decise di lasciare qualsiasi attività, delegò il figlio Alessandro alla gestione dei suoi beni, e passò gli ultimi anni al fianco del suo impresario dividendosi tra le ville di Rieti e Fiesole.

La sua figura risulta certamente affascinante, la sua esistenza intrigante. Aveva una bella voce e la natura le aveva regalato una bellezza unica. Una sensualità incontenibile. Dicono abbia ricevuto più di ottocento proposte di matrimonio. Ebbe 5 mariti e schiere di spasimanti. Il famoso designer Piero Fornasetti utilizzò il suo bellissimo volto per realizzare opere iconiche che ancora oggi sono molto ambite. Gina Lollobrigida la interpretò sul grande schermo, nel 1955, nel film La donna più bella del mondo.

La “donna più bella del mondo” – autentico stereotipo di Cenerentola moderna – tuttavia ebbe un epilogo tragico. Morì il 6 marzo del 1944, quando una bomba degli alleati colpì la sua villa e lei restò sepolta sotto le macerie. Un destino ancora intriso di qualche interrogativo, visto che nella zona non c’erano obiettivi militari o strategici. Perché si fece quel bombardamento proprio lì? Alcuni azzardano singolari teorie. Forse resterà un mistero. Il ricordo della sua figura, della sua esistenza, invece brilla ancora. Ricorda coinvolgenti storie romantiche di riscatto e passione, fa pensare ad eroine come quelle delle opere che cantò. E sicuramente la sua non fu una vita qualunque, fu una vita che lasciò il segno.

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