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Dalla Società dei Raggi alla Carboneria: l’Italia fatta dalle sette segrete

Estratto dell’articolo di Massimo Firpo da “la Repubblica” del 10 marzo 2024 via Dagospia

All’indomani del congresso di Vienna, che nel 1815 si illuse di mettere fine una volta per tutte alle ininterrotte guerre e rivoluzioni che dal 1789 all’età napoleonica avevano sconvolto l’Europa, pullularono ovunque società segrete impegnate a combattere la restaurazione dell’Antico regime, ad agitare bandiere indipendentiste, a organizzare moti e insurrezioni.

Si trattò di un fermento europeo, presente con vario vigore in molti Paesi, con radici nella Massoneria ma capace di dotarsi di strutture innovative, prodromo dei partiti e movimenti politici moderni, la cui azione fu decisiva nei moti rivoluzionari che dilagarono tra il 1820 e il 1831.

La Carboneria è la più nota tra le associazioni clandestine che agirono nella penisola alle origini del Risorgimento. Ma in realtà fu un pulviscolo di sigle diverse ad animare la lotta politica in quegli anni: un universo importante, dunque, ma intricatissimo e difficile da conoscere a fondo […]

Molti sono quindi i problemi che Luca Addante ha dovuto affrontare per risalire alle origini delle società segrete italiane sorte sotto la spinta dei traumatici eventi francesi dell’89 e oltre, dalla cospirazione napoletana del 1792-94 alla Società segreta piemontese.

A partire dalla conquista di Milano nel 1796, in cui un ruolo determinante ebbero i giacobini italiani, furono soprattutto le trionfanti campagne di Napoleone a far spirare un’aria nuova anche al di qua delle Alpi, dove per la prima volta si poteva sperimentare libertà di stampa, di parola, di associazione, di partecipazione politica.

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Fu allora, nel cosiddetto triennio repubblicano del 1796-99, che gli sparsi gruppi e movimenti giacobini sorti nelle varie realtà statali trovarono non pochi elementi comuni, e maturarono un programma unitario e indipendentista che induce a scorgere in essi l’inizio del Risorgimento. Tanto più perché per la prima volta nella storia italiana nasceva un movimento capace di lottare attraverso la fondazione di società e giornali diffusi da un capo all’altro della penisola.

Ma quel programma non esauriva, anzi integrava una progettualità politica fondata sui principi repubblicani, costituzionali, democratici, volti a garantire a tutti diritti di libertà e di giustizia sociale che avrebbero avuto lenta, contrastata e talora mancata realizzazione nei due secoli successivi.

In un primo momento accolto come liberatore, il governo francese non tardò a essere percepito come autoritario e oppressivo, mentre la carestia, la fame e l’inflazione spingevano alla rivolta contro il Direttorio la folla di Parigi […]

Partita soprattutto da Milano, l’ondata giacobina non tardò a estendersi in tutta la penisola per rivendicare i principi di libertà e democrazia sorti nella stagione più radicale della Rivoluzione francese.

Fu da questo combattivo giacobinismo italiano che scaturì la prima società segreta del Risorgimento, la Società dei Raggi, di cui questo libro documenta la filiazione da una società precedente nominatasi le Colonne della democrazia. Da qui, dalle Colonne e poi dai Raggi — e con i loro stessi protagonisti — rampolleranno le società segrete più note del Risorgimento, la Carboneria, la Filadelfia, la Società dei centri, i Sublimi maestri perfetti e altre ancora, destinate ad agire almeno fino ai moti del 1830-31. […]

Una microstoria tutta metodologica quindi, fatta di puntigliosa e acuta ricerca tra fonti al tempo spesso numerose e scarne, molteplici e sfuggenti, talora rese difficilmente decifrabili dagli stessi codici segreti della loro trasmissione, «indizi, tracce, segnali, anche apparentemente secondari o del tutto slegati», che investe tuttavia un problema storico di grande rilevanza quale quello delle origini del Risorgimento.

Fu infatti in quella «costellazione di pratiche e ideali», in quelle «colonne della democrazia» che è dato ritrovare il «primo vasto movimento politico italiano che ebbe una straordinaria importanza nella nostra storia e non soltanto», in virtù delle sue significative diramazioni europee.

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