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Parigi, 1794. La fine improvvisa e drammatica di un despota: Robespierre

Tutta la Rivoluzione francese, a Parigi, in un fatale giorno: il 27 luglio 1794, che il nuovo calendario segna come 9 termidoro dell’anno II. Ore drammatiche che Colin Jones ricostruisce nel suo “La caduta di Robespierre” (Neri Pozza, pp. 688, € 38,00): un colpo di mano parlamentare mette fine al regime di terrore instaurato da Maximilien Robespierre e archivia la fase piú radicale della Rivoluzione francese. Quell’episodio è stato ricostruito, scandagliato e commentato infinite volte, ed è sempre stato riproposto, per oltre duecento anni, come il momento in cui il processo rivoluzionario subí una radicale involuzione. In questo libro, restringendo l’ambito di osservazione solo a quello specifico giorno, Colin Jones, tra i massimi studiosi mondiali della Rivoluzione francese, giunge a una conclusione diversa: nega che i nemici di Robespierre si proponessero di fermare la rivoluzione e pone l’accento, soprattutto, sul ruolo decisivo svolto dal popolo parigino. Jones offre una lettura discorde rispetto a quella cui siamo stati abituati e risulta convincente grazie alla scelta di illustrare in presa diretta la giornata del termidoro senza farsi condizionare dai giudizi che ne sarebbero in seguito scaturiti e che ne avrebbero inevitabilmente alterato il significato. Il suo metodo di lavoro è semplice e al tempo stesso raffinato: l’evento viene presentato lungo coordinate temporali (ventiquattro ore appena) e topografiche (la città di Parigi nelle sue varie zone) grazie al sapiente uso di una ricchissima documentazione d’archivio prodotta proprio quello stesso giorno sotto la spinta degli avvenimenti. Passando al microscopio quanto accadde in città, sostando su una miriade di piccole vicende, avvalendosi delle testimonianze di decine di sconosciuti protagonisti, Jones riesce a orchestrare un racconto di grande originalità, componendo un inatteso quadro d’insieme della Parigi rivoluzionaria. L’analisi in tempo reale degli sviluppi politici porta cosí ad accantonare ogni facile conclusione per restituire i tanti protagonisti di quella giornata alle loro fragilità di fronte all’imprevedibilità dello sviluppo degli avvenimenti. Ne emerge un affresco della vita politica rivoluzionaria di grande originalità, perché ciascuno è ritratto nel momento, terribile, delle singole scelte senza essere irrimediabilmente consegnato al ruolo che la conoscenza dell’accaduto avrebbe poi finito per assegnare loro. Un grande racconto corale, molto originale, con l’efficacia di una narrazione piacevole e appassionata.

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