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Ricostruzioni storiche ribelli

Latini e slavi sull’Adriatico nei secoli – Fascismo, Diktat e foibe / 2

Quando si tratta di incrociare questione dalmata-istriana e ventennio fascista gli storici “politicamente corretti” iniziano a “leccarsi i baffi”, pensando di far ricadere tutte le colpe dei tragici accadimenti su azioni italiane di quel periodo, tralasciando, molto spesso, in modo scandalosamente manipolatorio, la storia dei secoli precedenti. Indiscutibile, ad esempio, che Mussolini fece addestrare gli ustascia croati di Ante Pavelic; peraltro molti di loro vennero massacrati dai titini nei boschi al confine con l’Austria, sul finire della guerra. Analoga sorte toccò ai Cosacchi di Von Pannwitz, ovvero quei russi bianchi che non cessarono mai di combattere il bolscevismo ed arrivarono per difendere i confini orientali, contro lo sfondamento dei titini. Quando ormai le sorti della guerra erano ormai be definite, essi si consegnarono agli inglesi, dietro promessa di aver salva la vita. Gli inglesi, in “barba” a tutte le leggi di guerra, li consegnarono ai russi, che fucilarono subito tutti gli ufficiali e mandarono gli altri, inclusi donne, vecchi e bambini, nei gulag in Siberia. Alcune madri, con i figli in braccio, pur di non consegnarsi ai sovietici, si suicidarono, gettandosi nelle gelide acque del fiume Drava. Comunque già allora si evidenziò quella ferocia balcanica, alimentata da odio razziale, divisioni ideologiche e religiose, che poi abbiamo ritrovato anche in tempi più recenti. Purtroppo anche cattolici ed ortodossi se le diedero ” di santa ragione”.  Ad ogni modo, anche se agli storici “politicamente corretti” fa “il contropelo” ricordarlo, in quelle terre, gli italiani, su preciso ordine di Mussolini e dei suoi generali, strapparono, dalle mani dei tedeschi , migliaia di ebrei e li fecero fuggire in spagna ed in Turchia. In quella direzione fu precisissima e ben nota l’attività dell’allora Governatore della Dalmazia, Bastianini, già brillante Ambasciatore a Londra, che infatti venne definito da Ribbentropp “ebreo ad honorem”.

Nell’ottobre del 1943 fu la Wermacht a difendere Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara dalla invasione slavo comunista. I titini vennero abbondantemente riforniti di armi dagli anglo americani, grazie anche all’aiuto di Badoglio. Dopo l’ 8 settembre del 1943, la sorte degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia fu segnata ed iniziò quell’esodo che portò 350.000 italiani a lasciare le loro case, non potendo portare più di 50 kg di effetti personali, 20.000 lire per il capofamiglia e 5.000 lire a testa per ogni famigliare. Gli uomini della X Mas , che dopo l’8 settembre, non si fecero disarmare dai tedeschi, sfidandoli armi in pugno a difesa del Tricolore, continuarono strenuamente a difendere i nostri connazionali, contrattaccando ripetutamente i titini, pur in palese inferiorità numerica. Ad esempio nella difesa di Gorizia pagarono un prezzo altissimo in perdite umane. Fu proprio fra il settembre e l’ottobre del 1943 e la primavera del 1945 che avvenne la spaventosa tragedia delle foibe, senza dimenticare gli annegati in mare con la pietra al collo e le operazioni individuali, mirate, di pulizia etnica. 

Con il Trattato di Pace, firmato a Parigi, il 10 febbraio del 1947, l’Italia dovette accettare tutte le pesanti condizioni delle potenze vincitrici. Venne sancita la cessione di buona parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia di Tito e venne attuata la creazione del Territorio di Trieste (T.L.T.), diviso i due zone. La zona A sotto l’amministrazione militare anglo americana e la zona B sotto l’amministrazione militare jugoslava. Solo il 5 ottobre del 1954 venne firmato a Londra il Memorandum di Intesa fra Italia, Jugoslavia, Gran Bretagna e Stati Uniti e Trieste tornò libera, ma tutta l’area, i villaggi e le frazioni del Comune di Muggia, che erano prima sotto la zona B, finirono sotto le autorità jugoslave. Il 10novembre del 1975, ad Osimo venne firmato il vergognoso trattato che riconosceva la rinuncia della sovranità italiana sulla zona B, con l’avvallo dell’allora Ministro degli Esteri, Mariano Rumor, e del Presidente del Consiglio, Aldo Moro. Nonostante le vivaci proteste delle associazioni degli esuli, il Trattato di Osimo venne ratificato dal Parlamento ed entrò in vigore il 3 aprile del 1977, con la benedizione del proconsole Usa a Roma e quindi grazie alla longa manus americana, che voleva mantenere a tutti i costi le divisioni a carico dell’Europa, ben definite a Yalta. La Slovenia, mai esistita prima, e la Croazia, creata dagli italiani nel 1941, avevano bisogno per entrare nella Comunità Europea. L’Italia cosa fece? Assolutamente nulla! In sostanza il governo italiano firmò e non chiese nulla il cambio, trascurando le genti istriano dalmate, che avevano scelto in massa l’esilio, perché rimanere italiani era il loro bene più prezioso. (segue)

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