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Ricostruzioni storiche ribelli

Churchill: un Mito da rivedere – e rileggere – con attenzione

Pensando a Churchill torna alla memoria una dichiarazione di Benjamin Disraeli, primo ministro britannico in epoca vittoriana: “Il mondo è governato da personaggi ben diversi da quelli creduti da coloro i quali non sanno guardare dietro le quinte”.

Churchill era figlio di Lord Randolph Churchill e di un’ereditiera americana, Jeanette Jerome, figlia di uno speculatore newyorchese, Leonard Jerome, proprietario del New York Times. Il nonno di Jeanette, Isacco, ed il bisnonno Aaaron, si dice fossero discendenti di ugonotti francesi. Alcuni storici, fra i quali David Irving, con riferimento ad un articolo del 15/1/1993, apparso su The Jerusalem Post, a firma Moshe Kohn, sostengono che i Jerome cambiarono il loro cognome originario, che era Jacobson, e che non erano ugonotti ma di origine ebraica. Il padre di Jeanette, Leonard Jerome, era socio di August Belmont (di famiglia ebrea tedesca che si cambiò il nome Schonberg; in tedesco ed in francese il significato è uguale, significa “bella montagna”. Belmont era legato “a doppio filo” ai Rothschild.

Winston Churchill mosse i suoi primi passi da militare durante la guerra anglo boera. Poi lo ritroviamo in un ruolo significativo durante la Prima Guerra Mondiale, quel terribile conflitto le cui origini sono così oscure e complicate che ancora oggi gli storici dibattono sul Paese al quale attribuire le maggiori responsabilità per l’innesco della belligeranza. Fu proprio durante il Primo Conflitto Mondiale che gli Anglo Americani capirono l’importanza della propaganda di guerra. Vennero diffuse notizie riguardanti presunte atrocità commesse dai soldati tedeschi in Belgio (bambini con le mani mozzate a colpi d’ascia, neonati lanciati da una baionetta all’altra, suore violentate, cadaveri sciolti e trasformati in margarina…). Dopo la guerra risultò che erano tutte fandonie, completamente inventate, ma si sa le bugie fanno il giro del mondo, quando la verità sta ancora calzando gli stivali.

Però, durante la Prima Guerra Mondiale, gli inglesi si resero responsabili di atrocità reali, in quanto, tramite un blocco marittimo, affamarono la popolazione civile tedesca. Lo stesso Churchill, Primo Lord dell’Ammiragliato dal novembre 1911 al maggio 1915, dichiarò: “Il blocco è servito ad affamare l’intera popolazione, uomini, donne, bambini, vecchi, sani, malati ed a costringerli alla resa” (vedi J.V. Denson, The Costs of War, America’s Phyrrhic Victories,Transaction Press, New Brunswick-New Jersey, 1999, pag. 222). In sostanza gli inglesi minarono il Mare del Nord in modo da rendere pericolosissimo il passaggio di qualunque nave neutrale. (Vedi J.W. Coogan, The end of neutrality; The United States;Britain and Maritime Rights 1899-1915,Cornell Univesity Press-Ithaca-New York, 1981, pag. 214). Nessuno stato, tranne la Gran Bretagna, considerava “contrabbando ” i viveri destinati ai civili.

Fin dal 1915,Churchill – in quanto responsabile della marina britannica, scelse una strategia senza scrupoli, facendo battere bandiere di paesi neutrali sulle proprie navi, per metterle al riparo da attacchi, così come suggerì di far vestire abiti civili agli equipaggi, in modo da attirare in superficie i sottomarini tedeschi ed avere così la possibilità di distruggerli. In tutto ciò Woodrow Wilson, il presidente Usa che era sempre prontissimo a condannare duramente i “misfatti tedeschi”, si rivelò estremamente conciliante per le violazioni britanniche del diritto internazionale.

L’atteggiamento anglo americano e la strategia di Churchill furono chiarissimi in occasione dell’affondamento della nave a vapore britannica Falaba, il 29 marzo 1915.  Secondo la versione britannica, il capitano del’U boat tedesco aveva fatto fuoco senza preavviso, uccidendo 110 persone. In realtà, si scoprì in seguito che il capitano tedesco aveva mandato tre avvertimenti e che fece fuoco solo dopo che una nave da guerra britannica era apparsa all’orizzonte. Vale ricordare che la Falaba trasportava “solo” 13 tonnellate di munizioni.

Per Churchill “bisognava fare di tutto per attrarre navigli neutrali verso le coste le nostre coste, nella speranza di trascinare gli Stati Uniti in guerra contro la Germania… se qualcuno di quelli dovesse, poi incappare in qualche guaio… tanto meglio!!!”. (Vedi lettera di Churchill a Walter Raunciman del 12/2/1915, testo raccolto in Randolph Fredrick Churchill e Martin Gilbert, Winston Churchill, vol.3, “The Challenge of War” Houghton Mifflin Company, Boston- Massachussets, 1971,pag. 501).

Non credo si possa dire di fare una forzatura, asserendo che già nella Prima Guerra Mondiale, Churchill diede ampia prova di assoluta spregiuticatezza, violando le secolari regole della marineria e, perseguendo la strategia del “tanto peggio,tanto meglio”. Tale strategia trovò poi conferma nella Seconda Guerra Mondiale quando rifiutò la proposta tedesca di non bombardare obiettivi civili. Si stima che i bombardamenti tedeschi sull’Inghilterra, nel corso dell’intero conflitto, fecero circa 90 mila morti, quando solo quelli alleati a Dresda (febbraio 1945) superarono di gran lunga tale numero, nel corso di 2 giorni, quando attesero volutamente il carnevale, perché confluissero in città migliaia di civili per i festeggiamenti.

Per amore di verità va anche ricordato che alcuni piloti inglesi, ai quali venne detto che si sarebbero dovuti bombardare obbiettivi industriali e militari, quando si accorsero che stavano per bombardare obbiettivi civili, scaricarono le bombe in aperta campagna.

Comunque è ben noto il consenso di Churchill alla politica dei bombardamenti indiscriminati, attuata dal Commodoro Harris, detto ” il macellaio” dagli stessi colleghi della Royal Air Force. Harris ed il suo stato maggiore furono responsabili  della realizzazione del progetto “Bombardare a tappeto le popolazioni civili”, progetto studiato da Fredrick Lindemann ed approvato da Churchill. Un dettaglio curioso, oggi la statua di Harris campeggia davanti alla cappella della Raf a Londra. Al Commodoro Harris ed al suo “padrino” Churchill si deve la distruzione quasi totale di molte città tedesche, inclusi i centri storici.

E’ interessante per delineare la figura dello statista inglese, una dichiarazione del 1952, rilasciata, durante un’intervista, dal conservatore britannico Sir Oliver Cocker-Sampson. Egli affermò esplicitamente: “Winston Churchill, Lloyd George, Balfour (vedi dichiarazione Balfour) ed io siamo stati allevati come protestanti integrali, credenti nell’avvento di un nuovo salvatore, quando la Palestina tornerà agli Ebrei”. Sembra difficile non rilevare, a questo punto, che l’integralismo protestante britannico fosse legato al sionismo, avendo comunanza di obbiettivi. Churchill fu contemporaneamente anche colui che riuscì a sconfiggere la nutrita schiera di aristocratici inglesi filo tedeschi, capeggiati dallo stesso cugino dello statista, Lord Londonderry, e ben descritti dallo storico Ian Kershaw (il Visconte Rothermere, il Duca di Westminstere, il Duca di Bedford, il Marchese Lothian, il Barone Allen of Hurtwood, il Barone Mount Temple ed altri, fra i quali l’ottavo Duca di Northumberland che sosteneva apertamente l’esistenza di una “macchinazione giudaica – bolscevica”).

Leggendo l’opera “The Second World War” di Churchill, edita da Mondadori in più edizioni, non si capisce fino in fondo quali furono i reali punti di contrasto con Roosevelt. Ad esempio il famoso “Piano di Pastorizzazione della Germania”, proposto da Morghenthau, sembra venne bollato da Churchill come “inattuabile”. Ogni tanto, però, sorge il dubbio che lo statista fece raffinato esercizio di “diplomazia all’inglese”, grazie alla quale vengono perseguiti con determinazione e tutti i mezzi i propri scopi, avendo, però, cura di “salvare la faccia”.

Gli vanno riconosciute delle onestà intellettuali, come al Processo di Norimberga, quando esclamò che era molto meglio aver vinto la guerra, se no sul banco degli imputati si sarebbero trovati gli Alleati.

Churchill ebbe un ruolo di primaria importanza per la creazione della Comunità Europea. Siamo abituati a pensare che la matrice della nostra Comunità sia europea ed, invece, non è esattamente così. Quando ricordiamo i padri fondatori, il ricordo va a Paul Henry Spaak, ad Altiero Spinelli,a Konrad Adenuaer, ad Alcide De Gasperi, a Robert Schuman etc etc…… Se, però, analizziamo i curriculum degli 11 padri fondatori, riscontriamo che, durante il 2° conflitto mondiale, esercitarono ruoli indissolubilmente legati agli Anglo Americani e da questi furono spinti nella direzione di creazione della Comunità Europea, il cui vero scopo ultimo è la creazione degli Stati Uniti d’America e d’Europa, con purtroppo quest’ultima in posizione di subordinazione, come vorrebbero i sostenitori del famoso TTIP. Tale unione dovrebbe essere di fatto politica, economica, commerciale e culturale. L’Europa rappresenta un’interessante bacino da 500 milioni di consumatori. Ricordando Mefistofele nel Faust di Goethe, pensando alla CEE, si potrebbe dire “Pensi di essere tu a spingere, ma sei tu quello spinto”.

Winston Churchill ed Averall Harriman guidarono il Movimento Europeo, che fu il principale gruppo di pressione per sostenere l’idea di un’Europa unita, associata agli Stati Uniti. Il Movimento era sorvegliato dall’intelligence americana e finanziato, quasi interamente dalla Cia, attraverso una copertura che si chiamava American Committee on United Europe, il cui primo segretario fu Tom Braden, uomo Cia. Il braccio culturale del Movimento Europeo era il Centre Européen de la Culture, diretto da Denis de Rougemont.(Vedi ” Gli intellettuali e la Cia” di Stonor Saunders,Fazi Editore,pag. 293).

A questo punto ed a conclusione delle riflessioni,la domanda che ci si pone è :”Civis romanus sum? “, intendendo con ciò la nostra matrice culturale greco romana. Oppure: “Civis americanus sum ?”. Purtroppo, nella seconda versione, come disse George Friedman, l’etica è sempre soggetta alla politica, la libertà offerta “non è realmente libera”, la rappresentazione delle cose è mirata sempre alla ricerca del risultato.

Rigurdando ancora una volta la fotografia dei tre statisti a Yalta, torna in mente una dichiarazione di Otto Khan, della Khun Loeb e Co.Bank: “Tu affermi che il marxismo è l’antitesi stessa del capitalismo, ma per noi sono sacri entrambi in egual modo”. “E’ proprio per questo che sono l’uno opposto all’altro, così facendo ci consegnano i 2 poli di questo pianeta e ci permettono di esserne l’asse”. (Vedi Perrucchietti e Marletta “Governo Globale”, Arianna Editrice,pag. 61). Purtroppo a Yalta, dove Churchill uscì perdente, si evidenziò la creazione del nuovo mostro: “Il Capital Comunismo”.

1 commento

  1. Articolo senza maschera e molto ben ricercato.
    Grazie al sig. Alexandro Rossi per aver portato un pò di luce nelle tenebri storiche che fino ad’oggi ci vogliono confondere per andare oltre con la distruzzione dell’Europa veramente multiculturale.
    Rimpiazzandola poi con un melting pot di sradicati alieni a qualsiasi rimembranza storica e culturale e pertanto facili da manipolare.

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