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L'Insolita Storia

Pirámide de los italianos tra demolizione e salvataggio

Spagna settentrionale, passo dell’Escudo (Puerto del Escudo) a 1011 metri sul livello del mare tra le regioni di Cantabria e Castiglia e León. Su una collinetta poco distante dalla strada si staglia una piramide alta una ventina di metri. La visione inconsueta per il paesaggio spagnolo è la cossiddetta Pirámide de los italianos, piramide degli Italiani, monumento ai caduti italiani realizzato tra il 1938 e il 1939 nell’ultima fase della guerra civile spagnola. Caduti italiani di parte fascista, ovviamente.

Un monumento abbandonato (le salme sono state tutte traslate negli anni ’70) che era ricordato solo dagli specialisti dell’impegno italiano nella guerra civile spagnola. E oggi tornato al centro del dibattito grazie alla “legge per la memoria democratica” che non vede l’ora di fare tabula rasa dello “scomodo retaggio franchista”. “Memoria democratica” che per preservarsi è costretta a far sparire la memoria costruita, togliendo al tempo e all’oblio l’onere di far scomparire il vecchio monumento.

Pirámide de los italianos un memoriale per la battaglia di Santander

La piramide venne realizzata come memoriale-ossario per i caduti italiani del Corpo Truppe Volontarie (il raggruppamento di Regio Esercito e Camicie nere della MSVN inviato in Spagna a supporto dell’alleato franchista). Militari soprattutto del Raggruppamento Fanteria CC.NN. “XXIII Marzo” caduti nella prima fase delle operazioni indicate come battaglia di Santander. Battaglia che impegnò tutta la seconda metà dell’agosto 1937 sancendo la conquista della Cantabria da parte delle truppe franchiste.

E furono proprio le Camicie Nere della “XXIII Marzo” che si distinsero all’inizio dell’offensiva, il 17 agosto 1937, conquistando il passo dell’Escudo. Dal primo cimitero a ridosso del valico, si passò al monumento-ossario. Una trafila progettuale dove poté più il caso che la macchina della propaganda franchista-fascista.

Pirámide de los italianos
Foto della “Samot – Santander” della piramide a ridosso del completamento (Genova, Archivio della Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini in José Miguel Muñoz Jiménez, La Pirámide de los Italianos en el puerto de El Escudo – PD Italy)

Le fole intorno alla Pirámide de los italiano

A leggere la Wikipedia in lingua spagnola (che assieme a quella in basco è l’unica ad oggi a dedicare una voce al monumento) la piramide sarebbe stata voluta da Franco in persona e costruita da prigionieri ai lavori forzati: «El mausoleo fue mandado a construir por Francisco Franco en 1937. La construcción fue dirigida por el arquitecto italiano Pietro Giovanni Bergaminio, usando para las obras mano de obra de prisioneros del bando republicano.»

Insomma una sorte di “Valle de los Caídos” in miniatura, con la piccola differenza che il monumento ai caduti italiani fu completato nel luglio 1939 ad appena tre mesi dalla conclusione ufficiale del conflitto. Mentre la Valle dei caduti fu avviata solo nel 1940 a guerra finita.

La piramide degli italiani non fu voluta da Franco, bensì fu probabilmente l’iniziativa di un’oscura camicia nera Attilio Radic1. Un singolo che innescò la macchina celebrativa del Regime. E la piramide fu costruita da una compagnia di genieri del Regio Esercito. E i prigionieri? Cavarono e prepararono i conci di pietra, e altra manodopera locale fu reclutata per la sistemazione dell’area.

Attilio Radic, chi era costui?

Ma chi fu il progettista? Attilio Radic (si badi bene senz’h), chi era costui? Una meteora della Storia di cui è difficile ricostruire persino i pochi cenni biografici. Un architetto laureato all’Accademia di Brera. Un incisore. Un milanese dalle origini inequivocabilmente dalmate. Una camicia nera volontaria in Spagna. Camicia nera che come risulta dalle ricerche d’archivio prende carta e penna e scrive a Sua Eccellenza in persona.

Radic a Sua Eccellenza

Eccellenza: desiderando contribuire all’esaltazione dei Martiri Caduti in Ispagna, offrendo al Regime, gratuitamente ed in incognito, un progetto completo e particolare destinato per la costruzione di un grandioso Monumento-Ossario. Chiedo in Voi, Eccellenza, se mi sarà concessa, l’autorizzazione a presentare gli elaborati già predisposti. Saluti in Voi, Eccellenza, il Fondatore dell’Imperio.

Camicia nera Attilio Radic di anni 40.

Tenente del genio in congedo.
Oriundo Dalmata. Excombattente. Milano 14 giugno 1938-XVI2.

Di Attilio Radic (Milano, 16 maggio 1898 – 1967) oltre alla laurea in architettura a Brera e l’attività di incisore negli anni ’30 non si conosce altro. Evidentemente, vista l’ascendenza milanese non andò incontro alle persecuzioni contro gli istriani di ascendenza slava. E potè mantenere il cognome senza italianizzazioni di sorta. Allo stesso modo il timbro postale ambrosiano assicurò il passaggio della posta dall’inequivocabile nome slavo privo di italianizzazioni di sorta fino all’ufficio di “Sua Eccellenza”.

Pirámide de los italianos
Vista panoramica del complesso (Genova, Archivio della Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini in José Miguel Muñoz Jiménez, La Pirámide de los Italianos en el puerto de El Escudo – PD Italy)

“Fascistissima (dis)organizzazione” e celerità d’azione

La piramide di Radic a partire da quella prima lettera sembra vivere di vita propria. José Miguel Muñoz Jiménez riassume nel suo studio i vari botta e risposta tra i diversi uffici. In pieno stile “fascista” (nel senso di littoria improvvisazione) l’iniziativa, probabilmente per la presenza di una lettera a “Sua Eccellenza” in persona e un progetto più o meno definito, vive di vita propria. Possiamo ipotizzare che mentre tra Roma e Milano si dibattesse ancora tra le carte bollate, il progetto giunto al comando del Comando Truppe Volontarie prendesse già forma.

Tanto che il generale Gastone Gambara del CTV dalla Spagna a settembre 1938 sollecita il Ministero degli Affari Esteri a mandare la statua da mettere in cima al monumento! Statua che non arriverà mai.

Il tutto, ipotizziamo, mentre il povero Radic, per quanto “gratuitamente e in incognito” aspettava almeno una risposta ufficiale.

Il cappellano delle Camicie nere

Al netto della celerità, il classico esempio di iniziativa “fascistissima” e italianiassima che vive di vita propria senza sapere bene per iniziativa di chi.

Determinante nella costruzione della piramide è la figura di Pietro Bergamini di Varzi3, cappellano della 2ª Divisione CC.NN. “Fiamme Nere”. Frate cappuccino e figura che sarà determinante anche nell’altro monumento agli italiani caduti in Spagna (caduti di ambo le parti come nella Valle dei Caduti), ovvero la chiesa di Sant’Antonio da Padova a Saragozza e la sua torre ossario.

Monumento successivo che nelle intenzioni dell’epoca avrebbe raccolto tutti i caduti di tutti i cimiteri militari4, con l’eccezione della piramide monumentale che sarebbe rimasta un unicum. Dalla notizia del settembre 1941 sull’istituzione del Sacrario di Saragozza sembra che i caduti fossero già stati traslati alla piramide, ma è possibile che tale operazione fosse avvenuta successivamente.

L’entrata del complesso del Sacrario militare di Saragozza con la sua torre ossario (via Commons – Ajzh2074 – CC BY-SA 3.0)

I genieri del CTV

La costruzione della piramide fu svolta dal I° del Genio Artieri del CTV. Come testimoniano le foto dell’epoca la piramide è eretta dagli stessi genieri in uniforme, non si tratta di manodopera coatta. Come si apprende da una lettera di Padre, i lavoratori coatti sono quelli delle cave, che hanno preparato i conci di pietra. E sicuramente manodopera locale fu impiegata nella sistemazione dell’area.

La costruzione procedette spedita: una cripta con accesso da una scala a pioli metallica per le tombe degli ufficiali. Una semicircolare con una copertura che imita la volta del Pantheon per i soldati, sopra l’architrave d’ingresso tre “Presente”. Sopra di essa un lucernario che prende la luce dalle aperture a forma di croce poste sul fronte e sul retro del monumento. La sommità tronca, dove avrebbe dovuto trovare posto una Vittoria in forma di Atena con lancia e scudo, come risulta dai plastici.

Le pareti anteriore e posteriori (quelle con il lucernario a forma di croce) lisce, i lati a gradoni. Sul lato N-O a gradoni, nella parte inferiore un dente che arriva all’altezza del 5° gradone. Forse una sorta ideale di prua, forse la direzione verso Santander (ma troppo a Ovest rispetto alla posizione della città). O quasi una lama d’ascia da fascio littorio.

Sul retro la scritta, probabile una modifica del progetto originale di Radic da parte di Bergamini:

Scutum ense fractum

Ibi confregit potentias arcuum, scutum, gladium et bellum 5

Il portale con una mussoliniana “M” riportava l’iscrizione “Ai caduti legionari”, a valle del monumento l’ingresso carrabile dalla strada bordato da due muretti con i consueti “Presente”.

Pirámide de los italianos e l'”inaugurazione” di Ciano

La piramide, con il fronte perfettamente orientato N-E fu, completata per il giugno del 1939, in occasione della visita di Galeazzo Ciano del 13 luglio successivo.

Pirámide de los italianos
L'”inaugurazione” con la partecipazione di Ciano (Genova, Archivio della Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini in José Miguel Muñoz Jiménez, La Pirámide de los Italianos en el puerto de El Escudo – PD Italy)

Alla data della visita di Ciano il complesso era vuoto. Nell’articolo del Corriere della Sera del 14 luglio 1939 firmato da Mario Massai a pagina 2 viene attribuita a padre Bergamini la paternità del progetto e si fa riferimento al Tenente Bosi del genio, responsabile dei lavori. Anche il nome di Bosi, plausibilmente Carlo Bosi, assieme a Radic e Bergamini, contende l’attribuzione del progetto in alcuni testi. Pure al netto dell’attribuzione di Massai la corrispondenza citata da Muñoz Jiménez appare determinante nell’riconoscere la paternità a Radic.

Lo stesso Massai nell’articolo parla della Vittoria alata che avrebbe dovuto essere posta sulla sommità. Vittoria che era già stata sollecitata nei mesi precedenti da parte del comando CTV facendo riferimento ai disegni di Radic.

L’incidente del 1971

Se i corpi del cimitero adiacente verrano traslati nei mesi e anni successivi, la piramide rimarrà monca della sua Vittoria. Di fatto con l’inaugurazione inizia l’oblio. Il monumento, isolato, inizia ad allontanarsi dal corso della Storia. L’interesse per un monumento che rievoca le vittorie fasciste in Spagna è ormai più storia spagnola che italiana.

E di fatto la piramide come tale rimarrà obliata anche quando la cronaca passerà di nuovo dal passo dell’Escudo. Mercoledì 19 maggio 1971, un gruppo di ex combattenti e familiari italiani è di ritorno dal sacrario. Il viaggio è organizzato con il supporto dell’esercito spagnolo che mette a disposizione un pullman e l’autista. A sette chilometri a nord dell’Ossario la tragedia.

La notizia dell’incidente sul Corriere della Sera del 21 maggio 1971, pagina 14

Il pullman, complice l’asfalto bagnato, forse un problema ai freni, e una curva che successivamente subirà ben due modifiche al tracciato, finisce fuori strada all’altezza di San Miguel di Luena. La curva diventerà nota come curva de los italianos.

E i giornali dell’epoca per contestualizzare la vicenda si limiteranno a scrivere di un “un cimitero di guerra a Puerto Escudo“.

Lo status fantasma della piramide

La piramide è di fatto già un fantasma. Successivamente all’incidente i caduti vengono traslati al Sacrario di Saragozza, la data è indicata nel 1975. E l’ingresso della piramide murato. E poi vandalizzato. La wikipedia in lingua basca ricorda come il complesso sia meta di appassionati del paranormale, tra messe nere e psicofonia.

Non è nemmeno chiaro se dopo il trasferimento dei corpi il bene, di proprietà del governo italiano in quanto cimitero di guerra, sia stato o meno alienato. Di fatto diversi siti spagnoli (compresa Wikipedia) lo considerano ancora un complesso che gode di extraterritorialità. E anche il senatore Roberto Menia ipotizza che possa essere ancora catalogato come bene italiano. Pure quest’ipotesi non viene menzionata nel tentativo del governo locale di Vox di salvarla.

Da una ricerca bibliografica la piramide rimane un rimosso. L’unica citazione, al di là degli specialisti della guerra di Spagna, è la rivista di architettura e urbanistica Controspazio, la cita incidentalmente a pagina 51 del numero 10 del 1978.

La Pirámide de los italianos è un monumento che di fatto era già cancellato da un pezzo.

Catálogo de símbolos y elementos contrarios a la memoria democrática

A tornare a parlare del monumento è l’ipotesi dei primi del febbraio 2023 che la piramide venga inclusa nel famigerato “catálogo de símbolos y elementos contrarios a la memoria democrática“, ovvero l’elenco dei manufatti la cui esistenza è contraria alla legge per la “memoria democratica”.

Sulle implicazione e sul grado di orwellianità di una simile legge, rimandiamo a Iconoclastia e a un nuovo volume di imminente pubblicazione.

Iscrizione all’elenco che metterebbe la piramide a rischio demolizione. In quanto la “memoria democratica” in Spagna non lascia scampo.

Il dibattio si innesca. Il senatore Menia fa un’interrogazione, e in Spagna si fanno manifestazioni. Ma l’interesse sul manufatto in Italia risulta alquanto circoscritto.

Vox e il tentativo di rendere la Pirámide de los italianos Bien de Interés Cultural

A prendere l’initizativa per la tutela della piramide è il governo locale. La giunta del Consiglio della Castilla y León, costituita dal Partito Popolare e da Vox, il partito di estrema destra (per dirla alla Wikipedia in lingua spagnola «un partido político español de ideología ultraconservadora​ y ultranacionalista​ fundado el 17 de diciembre de 2013. Vox está calificado por especialistas​ como un partido de ultraderecha,de derecha radical populistan​ o de extrema derecha») che esprime anche il presidente della giunta regionale. Ed è Vox che sta giocando la carta del BIC, Bien de Interés Cultural, ovvero mettere sotto tutela la piramide per salvarla dalle ruspe.

Vox e la “memoria democratica”

Il partito Vox è l’unico in Spagna a essersi impegnato attivamente per fermare la legge sulla memoria storica, definita nel 2021 dal presidente di Vox Abascal come «totalitaria, sectaria, guerracivilista y anticonstitucional». Nonostante la netta posizione di Vox contro la legge sulla memoria storica, necessariamente, per salvaguardare la piramide a livello di governo locale, l’azione politica cerca di muoversi all’interno del perimetro della legge in questione. Ovvero, come riporta la Gaceta, il consigliere della cultura Gonzalo Santonja, esponente di Vox , «ha sottolineato che questo monumento ha un valore artistico, storico e paesaggistico e ha affermato che la decisione “non collide” con la Legge sulla Memoria Democratica perché è “una delle eccezioni che include”. Si tratta di un monumento storico e di una testimonianza della storia spagnola.»

Il caso della Valle dei caduti

Il fatto di rendere la piramide classificata come BIC consentirebbe probabilmente di fermare le eventuali ruspe legate al “Catálogo de símbolos y elementos contrarios a la memoria democrática“. La classificazione come BIC, nell’impossibilità di modificare la legge sulla memoria democratica (rimandiamo al volume di prossima pubblicazione per approfondimento), rappresenta quindi il via per aggirarla.

L’entrata al complesso cimitero e piramide, anni ’60 (via Commons – Postalweb – CC-BY-SA 3.0)

Se l’unicità del manufatto è uno degli elementi su cui punta Vox, è anche vero che non è servito nel caso della Valle de los Caidos. Al netto che sia uno dei luoghi più visitati di Spagna, il bene non è oggetto di tutela. Il tentativo di classificarla come BIC è franato nell’estate 2022. Pure Vox continua a portare avanti questa iniziativa.

Ruspe che se al momento non erano ancora previste, trattandosi solo dell’inserimento del sacrario nel “Catálogo de símbolos y elementos contrarios a la memoria democrática”, pure diventano inevitabili nel contesto spagnolo.

E se ancora la croce monumentale non è stata ancora moncata, come richiedono da alcuni anni diversi “intelettuali” (cfr. Iconoclastia), è solo l’andamento sinuosoidale di queste iniziative.

Come a Chicago e il dibattito intorno a Lincoln. Il sindaco dem è in fase di stanca (tanto da non essere rieletto), e ci si limita al vandalismo. Quando l’onda sarà favorevole si tornerà a demolire.

Se ci si limita a confidare nel fatto che l’ondata sia passata, presto o tardi gli iconolcasti torneranno a colpire.

Note

1 – Tutti i riferimenti, salvo diversamente specificato, provengono da:

José Miguel Muñoz Jiménez, La Pirámide de los Italianos en el puerto de El Escudo (1938-1939): documentación de su proceso constructivo, in Sautuola, XXI, Instituto de Prehistoria y Arqueología “Sautuola”, Santande, 2016, pp. 239 – 252

Unico articolo a raccogliere testimonianze e storia del monumento.

2 – La data di giugno in parte contraddice le memorie del cappellano militare delle Camicie Nere Pietro Bergamini di Varzi che asserisce che il progetto fu presentato a Franco e ai generali del CTV un progetto per un ossario al passo dell’Escudo nell’aprile 1938. Evento di cui non sussistono riscontri oltre alla memoria del cappellano.

3 – Pietro Bergamini, nato Giovanni. Nativo di Varzi, Pavia. 1895 – 1961

4 – Per volontà del Duce e del Caudillo un monumento ai Caduti italiani sorgerà a Saragozza, Corriere della Sera, 8 settembre 1941, p. 6

Il monumento consisterà in una grande torre sormontata da una grande croce circondata da altre croci di minori dimensioni. Ai lati della torre sorgeranno quattro archi i quali serviranno da portico a una piccola chiesa annessa al monumento, nella quale saranno celebrate le funzioni religiose dedicate ai Caduti. I Caduti italiani, in numero di quattromila, riposano attualmente in centosettanta cimiteri di guerra creati dalla pietà dei camerati e adornati di piccoli monumenti che verranno conservati, mentre le spoglie dei Caduti, eccezion fatta di 480 che riposano sotto la piramide monumentale del passo dell’Escudo immolatesi per la conquista di Santander, saranno trasportate a Saragozza e depositate nelle nicchie nell’interno della torre monumentale.

5 – “Lo scudo è stato spezzato dalla spada”
“Qua egli ha spezzato le frecce dell’arco, lo scudo, la spada e le armi da guerra”, dal Salmo 76, versetti 3-4

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