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The Great Escaper, il film inglese racconta il romanticismo dei reduci

Fra pochi mesi saranno passati 80 anni da un evento storico: il 6 giugno 1944, infatti, venne sferrato l’attacco finale alla Fortezza Europa, e le truppe anglo-americane, britanniche, australiane e canadesi invasero la Normandia con la più grande operazione di guerra di tutti i tempi. L’eroismo delle truppe tedesche – e di qualche reparto italiano- nulla poté contro l’invincibile potenza degli Alleati, che dominavano incontrastati i cieli e disponevano di una inesauribile riserva di uomini e mezzi, combattuti dalla disperata resistenza della VII armata tedesca, tragicamente inferiore e ulteriormente penalizzata dalla scarda lucidità dei Comandi, come raccontato nel celebre best-seller Sie Kommen! (Longanesi) di Paul Carell.

Di queste vicende narra, indirettamente, quello che forse dovrebbe essere l’ultimo film di Michael Caine, che ha annunciato il suo ritiro dalle scene, e che invece è stato sicuramente l’ultimo di Glenda Jackson, morta appena finite le riprese: The Great Escaper, uscito nelle sale del Regno Unito lo scorso ottobre, che speriamo di poter vedere presto anche in Italia. Diretto da Oliver Parker, e ispirato a fatti realmente accaduti, è la storia di Bernard Jordan, un veterano della Royal Navy che nel 2014 scappò da una casa di riposo del Sussex per partecipare alle cerimonie per i 70 anni dello sbarco in Normandia. La coppia di novantenni Caine-Jackson recita strepitosamente, e avrebbe da insegnare tanto, se non tutto, a colleghi sicuramente meno anziani, ma molto più presuntuosi. Lo spettatore si diverte e si commuove davanti a una vicenda molto semplice e altrettanto profonda: l’amore rimane il legame più forte, anche dopo tutta una vita passata insieme, e la guerra, fenomeno spaventoso e terribile, rimane l’esperienza più significativa nella vita di coloro che l’hanno fatta e sono sopravvissuti.

Senza cadere troppo nella retorica delle Forze del Bene contro l’Impero del Male, The Great Escaper racconta delle vicende umane che stanno alla base dei grandi fatti storici, e che rispondono -da una parte come dall’altra- a regole che oggi sembrano dimenticate. Il nemico era un avversario da combattere, non un reietto da sterminare, e un certo codice d’onore univa i soldati di entrambe le parti, come dimostra la scena in cui Caine e un altro veterano suo amico incontrano, in un bar, dei reduci tedeschi che ricordano la loro epica resistenza: passato un breve imbarazzo iniziale, Inglesi e Tedeschi brindano insieme alla guerra combattuta su fronti opposti.

Altri tempi, altre sensibilità, altri uomini.

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