HomeBlogSvelati i segreti delle lettere di Castiglione alla vigilia del Sacco di...

Rinascimento Segreto

Svelati i segreti delle lettere di Castiglione alla vigilia del Sacco di Roma

Nel mio ultimo blog ho criticato l’approccio giornalistico e superficiale con cui è stata presentata una presunta scoperta crittografica relativa a Carlo V. Nei giorni scorsi è emersa una nuova scoperta molto più sostanziosa che riguarda un manipolo di lettere cifrate di Maria Stuarda, ad opera dell’informatico George Lasry, del crittofilo Norbert Biermann e del fisico Satoshi Tomokiyo. Una bella squadra internazionale che ha identificato questi dispacci e li ha decrittati lavorando insieme.

Si dà il caso che il simpatico Biermann (nell’illustrazione qui sotto la chiave crittografica da lui usata) sia stato in contatto anche con me per altre cifrature irrisolte, e di recente mi abbia assistito nella decrittazione di due lettere di Baldassarre Castiglione. Nell’attesa di pubblicarle in una sede scientifica, ho deciso di anticiparle in questo blog, perché meritano di essere note non soltanto al pubblico specialistico.

Si tratta di due lettere scritte da Castiglione, dal 1524 nunzio pontificio in Spagna, all’inizio della primavera 1527, e sono le ultime indirizzate a Roma prima del famigerato Sacco, del quale in seguito il papa Clemente VII avrebbe addossato parte della colpa proprio sul grande Cortigiano. Le lettere parlano di una cortigiana spagnola da cui Castiglione veniva tartassato da tempo. Il destinatario delle missive era Nicolas von Schomberg, arcivescovo di Capua e factotum imperiale in Vaticano per circa un ventennio. La prima lettera è datata 25 marzo 1527 e vi si può leggere questo:

(Io ho più volte scritto che) Donna Castigliana me diceva molte cose periculose & mi confondeva il cervello & per non saper io che sicurezza si havesse di lei & di la fede sua dalle bande di là son ito intertenendomi de[s]tramente con lei. Hora, perché ella viene dirà a bocca, credo quello che a me ha dett[o]; però io non mi estenderò in questo, ma perché mi ha detto una cosa molto strana & pregatomi che io ne dia aviso, non voglio restar di farlo per non haver [lo] stimulo nel’animo ancor che io creda anci tenga per certo che non sia vero; & questo è che la dice: che l’Imperatore fra pochi dì espedisse uno el qual non venirà in molta diligencia & porta una lettra al papa la quale avenne ru[i]nata & che lei conosce colui che la ha fatta & che perciò Sua Santità se guardi de non pigliar letra alcuna che venga da l’Imperatore se prima non è fatto & stabilito l’accordo. Io, come ho detto, tengo [per] certo che non sia, perché mi par tanto alieno dalla natura di questo principe quanto è il bianco dal nero, pur lo ho voluto scrivere.

Essa mi dice che viene in Italia insieme con suo marito & con Don Francisco, nepote di Don Ugo di Moncada, & che Nostro Signore vederà alla giunta sua el servicio che ella e suo marito li han fatto & con periculo & con spesa & però supplica a Sua Santità che se degni fare che la non resti senza modo di vivere. Quello che l’habbi fatto lei lo dirà e Nostro Signore lo vederà & considerarà con la sua infinita prudencia, ch’io per me non so se è machina trovata a qualche fina o per se ha fondamento alcuno.

Il tono irritato del diplomatico ci rivela l’insistenza di colei che in precedenti lettere aveva definito ironicamente “Sibilla” e “matta periculosa”. Del destino di Dona Castigliana de Bel Viso o de Belvis (le due versioni si alternano in modo forse non privo di malizia nella scrittura) sappiamo pochissimo, e se in effetti arrivò in Italia nel corso della guerra non potrà aver trovato un’accoglienza particolarmente amichevole. Tuttavia la sua menzione, soprattutto per la sua parentela con l’ex viceré di Sicilia e futuro viceré di Napoli Hugo de Moncada, la rendono particolarmente intrigante.

La seconda lettera del 3 aprile 1527 contiene due brani finora inediti (bisogna avvertire che purtroppo la recente edizione Einaudi delle Lettere famigliari e diplomatiche contiene diversi errori e omissioni, ma non è questa la sede per discuterli). Ecco dunque i due estratti decifrati (alternati con parti scritte “in chiaro”):

El prefato cancelliero, come si sa & assai si compr(e)hende dalle sue proprie parole, è partito molto malcontento perché pare che l’Imperatore habbia dato poco remedio a suoi bisogni & io so ch’el prefato signore se trova debito più di trenta milla ducati.

Il “gran cancelliere” non era altri che Mercurino Arborio da Gattinara, il grande architetto della politica imperiale degli ultimi anni. Questo astuto nobile piemontese aveva assistito il giovane imperatore (e ancora prima il re di Spagna) con le sue abili manovre. Il loro rapporto si era però logorato e Gattinara si cominciava a lamentare del trattamento economico insoddisfacente. Con i flussi di denaro che sarebbero presto venuti grazie al Sacco di Roma, la situazione sarebbe migliorata, a spese dell’Italia!

La lettera continua poi così:

Nostro Signore & la sede apostolica ha grandissima obligacione alli prelati di Spagna & torno a dire che la osservancia che li mostrano è degna da essere reconosciuta. Io non cesso di manetenerli dove posso in questa devocione & certificarli che Nostro Signore è sempre per haverli ogni rispetto & farli ogni gracia.

Questa seconda osservazione è piena di sottintesi. Il papa tendeva a non favorire i prelati spagnoli, come parte di una strategia della tensione anti-imperiale che presto si sarebbe ritorta contro di lui. Con grande cautela, Castiglione cercava di instillare nella mente contorta di Clemente VII il senso del rischio che la situazione comportava, ma i suoi avvertimenti arrivarono troppo tardi a Roma. Come si può vedere, lo studio delle lettere cifrate può portare novità importanti ai nostri studi storici, e rivelarci dei sottili oracoli sibillini finora sconosciuti.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

DALLO STESSO AUTORE

ARTICOLI PIù LETTI