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Mussolini e le donne. Il caso di Ida Dalser fuori dai cliché

Segnalo un libro scritto da Gustavo Bocchini Padiglione, uno dei più accreditati storici del Fascismo. S’intitola «L’harem del Duce» e lo ha pubblicato Mursia (266 pagine, 17 euro). Tutto da leggere, non solo per la scorrevole scrittura, ma per la completezza delle notizie. Ci sono magari non proprio tutte, ma certamente le più importanti donne di Mussolini (e ne ebbe tante): da Angelica Balabanoff a Margherita Sarfatti, entrambe ebree, da Leda Rafanelli a Giulia Carminati, da Angela Curti Cucciati (da cui ebbe una figlia, Elena) a Bianca Veneziana (da cui ebbe il figlio Glauco), per finire alle due Magda francesi (la Fontanges, giornalista, e la Brard, pianista) e, ovviamente, a Claretta Petacci, che per lui si fece uccidere. Ma veniamo alla domanda del lettore. Nessun dubbio che Ida Dalser fu tra il 1913 e il 1915 l’amante (meglio, una delle tante amanti) di Mussolini. Nessun dubbio che ebbe da Mussolini un figlio nato a Milano il 16 novembre 1915, cui fu posto il nome di Benito Albino e che fu da Mussolini riconosciuto come proprio figlio naturale con atto del notaio Buffoli di Monza in data 8 aprile 1916. Nessun dubbio che Mussolini fosse, nel frattempo, già «accasato» con la ragazza del paese, Rachele Guidi, dalla quale, nel 1910, aveva avuto la prima figlia, Edda. E infine, nessun dubbio che, soltanto un mese dopo la nascita del piccolo Benito Albino, Mussolini sposò con rito civile, a Treviglio, Rachele Guidi, che da quel momento si trasferì a vivere con lui e con la piccola Edda a Milano. Certamente un pasticcione. Ma non un bigamo, come sostengono le molte leggende cui il libro di Gustavo Bocchini ha posto definitivamente fine. Se così fosse stato, se cioè le nozze tra il futuro Duce e la Dalser fossero state effettivamente celebrate in una chiesa di campagna dai cui registri l’annotazione sarebbe stata in seguito strappata, bisognerebbe dedurne che il Papa e la Chiesa intera si resero complici di un sacrilegio, poiché non esiste che un prete non informi i superiori di una simile iniziativa. In realtà, querelato dalla Dalser con richiesta di risarcimento danni in quanto «sedotta e resa madre con promessa di matrimonio non mantenuta», durante il processo Mussolini ammise di avere avuto una relazione con lei, riconobbe di essere il padre del bambino e si offrì di provvedere al suo mantenimento versando alla madre la somma di lire 200 mensili (non poco, per quel tempo). Il Tribunale accolse la proposta. Ma Ida Dalser voleva Mussolini tutto per sé e non gli perdonò mai di averla ingannata, nascondendole che aveva un’altra donna. Tra i documenti che arricchiscono il libro di Gustavo Bocchini c’è una lettera autografa di Mussolini in data 15 febbraio 1920, che è un’autentica confessione. Vi si legge: «La persona di cui mi parli è una pericolosa, squilibrata e criminale ricattatrice e falsaria. Ho avuto una relazione con lei, ho riconosciuto il figlio, ma non è mai stata, e non è e non diventerà mai mia moglie. Durante la guerra fu internata e vessò tutte le autorità». Ed era stata internata non certo per compiacere Mussolini, che allora non era nessuno.

(da “Storia In Rete” n. 172 – giugno 2020)

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