HomeMedio EvoGilles de Rais, il “Barbablù” che si pentì e chiese d'essere giustiziato

Gilles de Rais, il “Barbablù” che si pentì e chiese d’essere giustiziato

Huysmans parlò di lui in “Là-bas” e Praz ne “La carne la morte e il diavolo”

di Raul Bravo da Barbadillo del 27 giugno 2023

In quella pietra miliare della letteratura comparata che è La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Mario Praz accenna in più occasioni alla controversa figura di Gilles de Rais – il celebre pluriomicida noto come Barbablù, già compagno d’armi di Giovanna d’Arco -, ora in rapporto al marchese de Sade, ora al personaggio della diabolique Hyacinthe di Là-bas di J.-K. Huysmans. E proprio in Là-bas, in cui si esplorano «le province più tenebrose e remote del satanismo e del sadismo, […] le messe nere moderne che rinnovano i fasti del sabba», Huysmans abbozza il ritratto – poi rivisitato in altra sede, nel 1897, e offerto ora dall’editore Aragno in traduzione* – di quello che Praz, nel saggio che impreziosisce l’edizione, definisce non a torto il «satanico contemporaneo di Giovanna d’Arco»: Gilles de Rais.

Gilles de Rais nasce intorno al 1404, nel castello di Machecoul, nel Bas-Poitou. Suo padre muore quando egli era ancora in tenera età; sua madre si risposa quasi subito e abbandona lui e René de Rais, suo fratello, che passano sotto la tutela del nonno Jean de Craon, signore di Champtocé e La Sage. Questo vecchio bonario e distratto si sbarazza di lui, facendolo sposare giovanissimo con Catherine de Thouars, il 30 novembre 1420.

Cinque anni dopo lo troviamo alla corte del Delfino di Francia; i suoi contemporanei lo descrivono come un uomo nervoso e robusto, di rara bellezza ed eleganza. Mancano informazioni sul ruolo svolto a corte, ma si può facilmente rimediare, immaginando l’arrivo di Gilles, che era il più ricco dei baroni di Francia, in casa di un re che versava in miseria. In quel momento, infatti, Carlo VII non aveva denaro a sufficienza e la sua autorità era quasi nulla; la situazione della Francia, stremata dai massacri, già devastata qualche anno prima dalla peste, è orribile. Viene depredata dall’Inghilterra che, come un kraken, emerge dal mare, non lasciando per le contrade di Francia che morte e distruzione.

Il re pensa così di ritirarsi al sud, di lasciare la Francia; ma è in questo momento che appare Giovanna d’Arco. Gilles de Rais viene incaricato da Carlo VII della custodia e della difesa della Pulzella. La segue dappertutto, la assiste nelle battaglie, sotto le mura di Parigi, a Reims. Gilles si dimostra devoto e veglia lealmente su di lei, sostiene strenuamente la sua causa. Comunque sia, dopo la cattura e la morte di Giovanna d’Arco, si perdono le tracce di Gilles che, all’età di ventisei anni, ritroviamo rinchiuso nel castello di Tiffauges.

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Dismessi i panni del soldato prevale in lui la sua natura di artista e  studioso. Latinista erudito,  conversatore spiritoso, aveva una biblioteca straordinaria per quel tempo, dove la lettura si limitava alla teologia e alla vita dei santi. Gilles, a un certo punto, dedica tutti i suoi sforzi all’alchimia e alle sue pomesse: l’ottenimento della pietra filosofale e l’immortalità.

Accoglie nel suo castello il campione della magia fiorentina, Francesco Prelati, uno degli uomini più dotti del tempo:  il sodalizio tra l’ex compagno d’armi di Giovanna d’Arco e l’occultista italiano  dà luogo ad una spaventosa serie di delitti.  Dal 1432 al 1440, cioè durante questi otto anni tra il ritiro del maresciallo e la sua morte, molti bambini scompaiono. I testi dell’epoca contano da sette a ottocento vittime. Tutti i misfatti di Gilles sono coperti da un velo d’omertà, dato il suo potere di signore feudale nelle sue terre.

Ma la giustizia ecclesiastica e secolare indagano e il capitano d’armi, Jean Labbé, in nome del duca, e Romain Guillaumet, notaio, in nome del vescovo, si presentano, scortati da un piccolo drappello, davanti al castello di  Gilles. Che presto si arrende! Condotto in giudizio Gilles confessa tutto. Quando termina di enumerare i suoi massacri si prostra e chiede perdono a Dio e agli uomini. Le sue strazianti preghiere valgono a riabilitarlo dalla scomunica. Resta la giustizia umana. Il Vescovo e l’Inquisitore consegnano il colpevole al tribunale secolare che pronuncia la pena di morte e la confisca dei beni.

Gilles, fiducioso nella misericordia di Dio, brama il rogo purificatore. La prigione,  il pentimento per i crimini compiuti, le lacrime purificano la sua anima, ricompare il compagno d’armi di Giovanna d’Arco.

*J. K. Huysmans, Gilles de Rais e la stregoneria nel Poitou, trad. e a cura di Giovanni e Giuseppe Balducci, con un saggio di Mario Praz, Aragno, Torino 2023, euro 10.

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