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Le donne dei papi. Fra nepotismo e scandali delle Signore della Curia

di Aurelio Musi dal «Corriere della Sera» – La nostra storia del 12 febbraio 2024

La “scandalosa” Olimpia Pamphili Maidalchini, cognata di Innocenzo X, rappresentò il simbolo della crisi del sistema nepotistico. La sua invadenza indusse a identificarla, e non solo da parte dei nemici protestanti, con la mitica papessa Giovanna: la donna che a metà del IX secolo, poi ripresa da una ricorrente tradizione, sotto sembianze maschili e curiali, era diventata pontefice. La figura di Olimpia conclude il libro, affascinante ma al tempo stesso assai complesso, di Maria Antonietta Visceglia, Le donne dei papi in età moderna. Uno sguardo sul nepotismo (1492-1655), edito da Viella.

Non è facile per il lettore orientarsi nell’intricato e intrigante mondo delle figlie, sorelle, nuore, nipoti, parenti maschili e femminili dei pontefici che si sono succeduti dalla fase della centralità del papato alle soglie dell’età moderna fino alla perdita del suo peso nella geopolitica mondiale durante la seconda metà del Seicento: una periodizzazione, quella scelta dalla Visceglia, che si identifica col periodo intercorrente fra l’affermazione della Corte pontificia durante il Rinascimento e la crisi del nepotismo nella tarda età barocca.

Lo sguardo dell’autrice, con acume e sapienza nell’uso di fonti sterminate, con occhio attento e teso a privilegiare la sensibilità di genere, con la conoscenza profonda di una vasta storiografia internazionale, si posa così sul papato come grande famiglia, sul modello di una monarchia singolare, costituita da “un corpo e due anime” (Paolo Prodi), l’anima della sovranità temporale e l’anima della sovranità spirituale, sulle donne come oggetto e soggetto di strategie familiari, sui differenti impegni delle “signore di curia”.

La struttura del volume in tre parti – le donne dei papi rinascimentali, le donne dei papi nella corte “santa” della Controriforma, quelle nella corte barocca tra apogeo e crisi del nepotismo – semplifica forse la lettura di un volume che appare sicuramente impervio per il lettore poco addetto ai lavori. Peraltro non favorito dai caratteri troppo minuscoli degli schemi delle alleanze familiari, decisivi per cogliere il senso degli intrecci, delle collisioni e delle collusioni: ma, ben s’intende, questo è un rilievo critico per l’editore, non certo per l’autrice.

Nella prima parte sono le figlie di papi a confronto, Lucrezia Borgia e Felice della Rovere: la condizione di figlia illegittima di un sovrano pontefice oscilla, nella considerazione dei contemporanei, tra “leggenda nera”, fama negativa, accettazione sociale, persino apprezzamento individuale. Poi da Innocenzo VIII a Paolo III, tra Quattro e primo Cinquecento, alle donne dei Medici è offerto uno spazio politico tra Firenze e Roma, con la possibilità di influenzare gli equilibri in entrambi i contesti cittadini.

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L’entourage femminile di Paolo III ha il suo centro nella famiglia Farnese: protagonista la sorella di Alessandro, Giulia. Visceglia racconta come si costruisce una parentela fra Orsini, Farnese, Sforza; il ruolo delle donne nella gestione dei feudi farnesiani; la storia di Vittoria Farnese, duchessa di Urbino, potente mediatrice che utilizza la raccomandazione come strumento di coesione politica e costruisce la sua soggettività femminile attraverso forme di patronage “compassionevole”, non venale.

Nella seconda parte centrale è il modello borromaico della ridefinizione dei ruoli. Ciò significa svolta rigorista nei rapporti di genere della famiglia papale, cancellazione della papessa Giovanna, del suo mito, ma anche delle sue doti riconosciute, ossia capacità di studio, attitudine alla predicazione, passione per la trasmissione del sapere. La nuora di papa Boncompagni, Gregorio XIII, Costanza Sforza di Santa Fiora, compensa la modesta capacità di influenza con la centralità nella vita sociale e nella rappresentazione simbolica. Ma Camilla Peretti, sorella di un papa francescano di origini non nobiliari, è sempre al suo fianco, quasi “ombra” del papa, influenza la curia, controlla le strategie matrimoniali per le pronipoti, accresce il patrimonio della famiglia.

La Corte barocca è l’oggetto della terza parte del volume. Si staglia qui la figura di Olimpia Aldobrandini. I matrimoni privilegiano famiglie papali come quelle dei Ludovisi e Borghese: la nobiltà pontificia diventa ora un gruppo endogamico. La parentela tra famiglie papali è la risposta alla riforma del conclave col voto segreto, sancita da Gregorio XV, “vincolo più sicuro per cementare le fazioni curiali e tentare di non perdere il controllo del processo elettivo dei conclavi” (p. 259).

La ricca gamma tipologica di queste particolari donne di potere scorre dunque in parallelo con la vicenda del papato nell’età moderna, è da essa in larga misura disegnata e ridisegnata, ne subisce i contraccolpi, risente delle sue continuità e trasformazioni.

Il testo, difficile da seguire nella sua lettura integrale e nei tanti personaggi protagonisti e deuteragonisti, consente, tuttavia, di riannodare le fila del compatto e organico lavoro di ricerca nelle sintetiche e incisive battute finali: “Le signore di curia sono figure liminali che godono di ampi poteri di fatto che investono molteplici sfere: sono abili ambasciatrici informali, tramiti indispensabili tra società laica e mondo ecclesiastico, agenti insostituibili della conservazione della Casa e figure riconosciute di una corte maschile che indurisce nel tempo, rispetto alla prima età moderna, la sua fisionomia clericale. Esse devono subire al pari del cardinal nipote la prova della fine del pontificato del papa-parente su cui si fonda il loro primato di rango. Potranno effettivamente governare in modo riconosciuto come consorti o come reggenti solo uscendo dalla famiglia papale e assumendo una nuova identità familiare” (p. 356).

Proprio questa bipolarità, quasi un “io diviso” tra “ombra” del papa e governatrice riconosciuta solo fuori della sua famiglia, costituisce forse l’essenza delle protagoniste dell’opera in oggetto: opinione, ben s’intende, di chi scrive queste note, non espressa e formalizzata dall’autrice.

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