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Cinema: Hiroo Onoda e la guerra dell’ “ultimo giapponese”

Come è ovvio, i molti film dedicati alla guerra nel Pacifico, dai kolossal come Tora Tora Tora  e  Hacksaw Ridge alle parodie come 1941, hanno descritto i soldati giapponesi dalla prospettiva americana o australiana. Alcune lodevoli eccezioni, come l’Arpa Birmana  e Letters from Iwo Jima non hanno sostanzialmente cambiato il quadro generale, che vede le truppe nipponiche composte da individui spietati che, nella migliore delle ipotesi, sono destinati sempre e comunque alla marginalità della sconfitta, per quanto dignitosa, come nei classici Yakuza e Sol Levante, dove gli eroi americani, rispettivamente Robert Mitchum e Sean Connery, rendono in qualche modo l’onore delle armi ai nemici di ieri.

E’ quindi giunta come una inaspettata sorpresa la lunghissima e mai noiosa pellicola Onoda, diretta da Arthur Harari e presentata con successo l’anno scorso al Festival di Cannes, dove ha aperto la sezione Un Certain Regard. La trama, che forse suonerà non sconosciuta alle orecchie degli ultrasessantenni, riguarda la guerra combattuta dall’ ”ultimo giapponese”, il tenente dell’esercito imperiale Hiroo Onoda, che ha continuato a fare il suo dovere fino al 1974, quando il suo ex diretto superiore lo scioglierà dalla consegna di trent’anni prima.

La pellicola si snoda cronologicamente dall’addestramento speciale della unita segreta antiguerriglia a cui Onoda appartiene fino alla fine, onorevole e dignitosa, davanti agli ex-nemici che gli rendono l’onore delle armi.

Cresciuto nel culto degli antenati e dell’Imperatore, e devoto alla patria che crede invincibile, il giovane ufficiale si trova a Lubang, un isolotto montagnoso nell’arcipelago filippino, quando, a sua insaputa, la guerra finisce. Con i pochi soldati sopravvissuti, e rimastigli fedeli, si nasconde nella giungla e continua a combattere, in nome dei principi a cui ha dedicato la sua vita, inconsapevole imitatore della sentinella romana di Pompei che, non avendo avuto ordini a riguardo, mantenne la consegna durante l’eruzione vesuviana.

Raccontando questa storia, sarebbe stato molto facile scivolare  nel patetico o nel ridicolo, cosa che, invece, nel film non accade mai: la guerra del tenente Onoda è una guerra vera e personalissima, combattuta con tenacia, audacia e spirito d’avventura, virtù che, oggi, vengono ben raramente rappresentate sugli schermi, a meno che non appartengano ai Vincitori.

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