di Nazzareno Mollicone per www.storiainrete.com
Nel numero 198 di “Storia in Rete” è stata pubblicata un’ampia analisi dei retroscena politici riguardanti il PCI che hanno portato alla strage di Via Rasella e al successivo eccidio delle Fosse Ardeatine. Nell’articolo si mettono in evidenza sia i contrasti interni al PCI sia la sua volontà di egemonia, anche in funzione post-bellica, sulle altre forze antifasciste.
A questo proposito, vorrei attirare l’attenzione sul caso di Bruno Buozzi che non ricordo sia stato trattato in precedenti numeri della rivista [in realtà c’è stata una lunga inchiesta incentrata sulla “vittima sconosciuta” dell’eccidio de La Storta che ha gettato nuova luce anche sul caso di Bruno Buozzi, firmata da Gian Paolo Pelizzaro e pubblicata su Storia in Rete nn 35, 36, e 37-38 NdR].
Come è certamente noto, Buozzi era stato segretario della precedente Confederazione Generale del Lavoro (senza il termine “italiana”…) scioltasi dopo l’avvento del Fascismo ed emigrò in Francia. Dopo il 25 luglio egli fu nominato da Badoglio commissario alla Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria; poi, nelle settimane precedenti alla prevista liberazione di Roma da parte degli Alleati, fu stipulato dalla DC, dal PCI e dal PSI un “Patto di Roma” per la ricostituzione della Confederazione unitaria del lavoro alla cui presidenza era stato designato proprio Buozzi il quale era d’orientamento, diremmo oggi, “socialdemocratico”.
Caso strano, simile a tanti altri, Buozzi fu arrestato dalla polizia tedesca il 13 aprile 1944, presumibilmente per una delazione. Fu portato come prigioniero a Via Tasso, senza essere subito fucilato: prima dell’arrivo degli Alleati fu poi trasportato – sempre prigioniero – dalla polizia tedesca in ritirata (ordinata e concordata) verso il Nord e qualcuno avrebbe detto che Mussolini lo voleva avere nella RSI perchè era interessato al suo impegno sindacale (ma non sappiamo se sia vero).
Inspiegabilmente, sulla Via Cassia nella località “La Storta”, fu ucciso dai tedeschi che lo scortavano “per non avere impedimenti al viaggio”! Sorge quindi il sospetto che la sua presenza fosse ingombrante per il futuro controllo della CGIL da parte del PCI, come poi avvenne con Di Vittorio, e che il suo arresto e la sua eliminazione – che appare ingiustificata da esigenze militari o poliziesche – sia stata in qualche modo suggerita da qualche “quinta colonna” nella polizia germanica.