di Antonio Tarallo da La Nuova Bussola Quotidiana del 15 aprile 2023
Bernadette Soubirous entrò come postulante tra le Suore della carità e dell’istruzione cristiana di Nevers all’età di 22 anni e mezzo. Le consorelle, come emerge dalla sua causa, rimarranno colpite dal suo profondo spirito di preghiera. E dalla carità che lei, pur di salute malferma, manifestava nell’assistere le religiose malate.
Martedì 3 luglio 1866, Bernadette è davanti alla grotta di Massabielle: lo sguardo fisso a quelle rocce e nel suo cuore vi è tanta malinconia. I sentimenti della giovane Bernadette, alla vigilia della partenza per Nevers, sono tanti e hanno le stesse sfumature dei colori del cielo di Lourdes: sa bene che non rivedrà più quel paesino dei Pirenei, non vedrà più i suoi genitori, ma soprattutto non vedrà più quella grotta, dove le era cambiata, per sempre, l’esistenza. Eppure, sa bene che la strada religiosa è quella segnata dalla Vergine Maria.
Prime luci dell’alba del 4 luglio: la giovane parte alla volta della Casa Madre delle Suore della carità e dell’istruzione cristiana di Nevers. «Signorina Bernadette Soubirous, postulante di Lourdes, di ventitré anni, entrata l’8 luglio 1866. Ammessa gratuitamente. […] Siamo felici che la Santa Vergine si sia degnata di affidarcela», poche righe sul “Libro delle entrate” del convento di Nevers per registrare questa nuova postulante. «Finalmente lontano da tutti, sono venuta qui per nascondermi», affermerà lei qualche giorno dopo.
Le sorelle della congregazione non erano del tutto sconosciute alla giovane Bernadette: già dalla fanciullezza erano entrate nella sua vita. Erano state, infatti, loro a istruirla a Lourdes per la Prima Comunione, le avevano insegnato il catechismo e le prime nozioni della lingua francese. E ora si trovava fra loro. Incominciava così per Bernadette un nuovo capitolo della vita che si sarebbe concluso con l’ultima pagina scritta della sua esistenza terrena. Chi avrebbe mai pensato che quella pastorella, quasi analfabeta, un giorno avrebbe visto l’Immacolata e ancora più avanti sarebbe divenuta una religiosa? Eppure il Signore aveva voluto così e lei, nella sua umiltà, aveva accettato tutto.
Ma come era visto dalle sorelle di Nevers questo nuovo arrivo? Tutte conoscevano la sua storia, ciò che aveva vissuto prima di entrare lì, nel convento di Saint Gildard a Nevers: facile immaginare la curiosità di incontrare il suo volto; tutte le sorelle non aspettavano altro che ascoltare la voce di quella giovane che aveva parlato con l’Immacolata. Suor Lucia Cloris, nel deporre la sua testimonianza al processo dell’Ordinario di Nevers, dirà: «Con nostro grande stupore essa non differiva dalle altre postulanti, se non forse nel fatto che si dimostrava più timida». Anche in questo nuovo contesto, Bernadette dovrà nuovamente parlare delle apparizioni di Lourdes. Sarà madre Maria Teresa Vauzou, maestra delle novizie, a chiederle – alla presenza di 400 consorelle – della “Signora”. E lei timidamente pronuncerà queste parole: «Bella, di una bellezza incomparabile, tutta vestita di bianco, con una rosa su ogni piede, con le mani giunte».
I giorni passano in fretta e si arriva, così, a domenica 29 luglio, festa di santa Marta, patrona della congregazione. Fra le 45 postulanti ammesse alla vestizione sacra vi è Bernadette, che a quel giorno si era preparata in profondo silenzio, in un raccoglimento interiore che farà dire a suor Emiliana Duboé nel vederla in cappella: «Lo spettacolo di Bernadette in preghiera mi dava un’impressione indefinibile» (Processo dell’Ordinario di Nevers, folio 700).Bernadette, da quel giorno, si chiamerà suor Marie Bernarde, un nome che peraltro rifletteva quello suo originario, per esteso (Marie Bernarde, appunto).
Leggendo le testimonianze riguardo al periodo di noviziato della giovane non si può che rimanere colpiti dalla sua intransigente volontà di essere una buona religiosa, in tutti i suoi aspetti. «La vedo ancora in ginocchio, immobile, con la testa dritta, le mani sul banco, lo sguardo a terra o al tabernacolo. Si vedeva benissimo che la presenza di Dio la penetrava a fondo». Così la descrive suor Marcellina Lanessans, sua consorella. Il centro della sua spiritualità, la Santa Eucaristia, fonte di tutto: «La Santa Eucaristia era il respiro della sua anima», così dirà la sua consorella suor Bernarde Dalias.
Ma questa sua profonda spiritualità non mette in secondo piano un lato della personalità di Bernadette che non sempre risalta così evidente: ci troviamo di fronte sì a una religiosa che vive la sua esistenza completamente immersa nella preghiera e nella contemplazione, ma che vive gioiosamente i momenti di ricreazione con le sue consorelle. Colpisce, ad esempio, un’espressione che userà madre M.T. Bordenave, testimone al processo di canonizzazione: «Si mostra molto allegra durante le ricreazioni».
Durante la permanenza a Nevers la giovane religiosa sarà destinata a diverse mansioni: ora aiuto-sacrestana, ora aiuto-infermiera. Con dolcezza aiuta le consorelle, presta la sua attenzione alle religiose ammalate. Di questo periodo, sono tante le testimonianze del suo amore nell’occupazione dell’infermeria. Fra le tante, quella di suor Aurelia Tournié: «Mi curava con delicatezza infinita; sempre allegra». E ancora, quella della consorella suor Emilia Marcillac: «Spesso ci cantava dei brani in dialetto pirenaico». Tutto ciò per alleviare le sofferenze delle religiose malate.
Un animo gioioso, quello di suor Marie Bernarde, nonostante lei stessa fosse periodicamente alle prese con limiti fisici e malattie. Come, soprattutto, il tumore al ginocchio e la tubercolosi polmonare, che indebolirono fortemente la salute della futura santa ma non il suo animo sempre rivolto a Dio e alla Vergine Maria. Lei, pur cagionevole, vicina alle sue consorelle malate: immagine di un Amore che diviene ogni giorno donazione fino alla fine dei suoi giorni terreni, fino a quel 16 aprile 1879, il giorno della sua nascita al Cielo, quando sul letto di morte pronuncerà le sue ultime parole. E non potevano che essere rivolte alla Vergine: «Santa Maria, Madre di Dio! Pregate per me… povera peccatrice… povera peccatrice». La povera peccatrice diventerà santa Bernadette Soubirous.