HomeLuci rosse e rosaWeimar secondo Buttafuoco, con i funerali della signora Göring

Weimar secondo Buttafuoco, con i funerali della signora Göring

Dopo la spaventosa tempesta della prima guerra mondiale, la Germania weimariana, a causa degli scellerati trattati di Versailles del 1919, oltre a perdere Alsazia-Lorena, lo Shleswig settentrionale, parte della Posnania e della Slesia, nonché la città di Danzica, è nel baratro. Non basta: vede aggiungere alla sconfitta, due anni più tardi, un risarcimento di 132 miliardi di marchi-oro che i tedeschi hanno finito di restituire solo nel 2010.

di Veronica Arpaia per Storia in Rete

I cinque funerali della signora Goering
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Molto è stato scritto da costituzionalisti e storici sulle gravi tensioni interne alla repubblica di Weimar (1919 – 1933), meno forse sulle estreme difficoltà quotidiane degli sconfitti – se non per indagare più a fondo le cause della seconda guerra mondiale. Come in Guerra e Pace e attraverso un’insolita storia d’amore, quella tra il capitano Hermann Göring e la baronessa svedese Carin von Fock, lo scrittore dipana la triade amore-dolore-morte negli anni che portarono, in meno di un ventennio, alla nascita di un governo di spiantati, presagio di malaugurio. E’ il 1920, Hermann, asso pluridecorato dei cieli tedeschi, è bloccato a Stoccolma a causa del maltempo; la famiglia Von Fock decide di ospitarlo, iniettando nelle proprie vene il siero della maledizione. In poche ore il capitano rapisce, come in un poema cavalleresco, l’amata Carin; la donna però, invece di fuggire al suo pretendente sfugge alla sua famiglia abbandonando anche il figlio, noncurante della scia di dolore che lascia dietro di sé. Già malata, riceve dallo squattrinato compagno ogni attenzione e cura. I due vivono e sopravvivono all’ombra delle passate glorie militari di Hermann e grazie all’altrui solidarietà. Tra affanni e momenti di felicità in una casa di montagna dal nome fiabesco, Pan Pepato, arriva il novembre del 1923: è il fallimento del putsch di Monaco. Hitler viene imprigionato e l’eroe, gravemente ferito, è costretto a rifugiarsi in Austria con l’amata. Sono gli anni peggiori: la coppia entra in un baratro da cui non uscirà più.

Göring, ora preda dei dolori, diventa morfinomane; una volta in Italia per tentare una dissennata alleanza politica con Mussolini, fallisce. Inizia così a mentire persino a quella che diventerà sua moglie, nonostante la di lei abnegazione: ha una tremenda paura di perderla e la smania di antidolorifici non gli permette di ragionare. I due viaggiano tra Austria e Svezia come in una eterna giornata d’albergo, sino al rientro in Germania nel 1927. I continui spostamenti fiaccano la già diafana ed eburnea Carin che non ce la fa e muore. Il solerte Göbbels ben prima dei funerali, comprende che l’amore assoluto e incondizionato dei due può diventare il mito: la bionda dea che diventò tedesca in un canto d’amore è la propaganda da offrire al popolo. Carin viene seppellita in Svezia, Hermann riuscirà, per i funerali di Stato, ad averla vicino a sé in patria, ma con l’incombere della sconfitta sarà poi costretto a riesumare le spoglie per nasconderle al nemico. Al tempo stesso escogita un piano per quando lui sarà morto, (si avvelenerà col cianuro in prigione grazie alla complicità di un americano) per rimandare a casa Carin, questa volta di soppiatto ma non troppo.

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