Vittorio Emanuele III (Napoli, 11 novembre 1869-Alessandria d’Egitto, 28 dicembre 1947), è un enigma. Re d’Italia dal 29 luglio 1900 al 9 maggio 1946 è stato detto re borghese, re socialista, re soldato, re vittorioso, re fascista, re fellone… Più volte bersaglio di attentati sanguinosi (quello del 12 aprile 1928 a Milano, scampato di misura, causò oltre venti morti), impassibile sotto il fuoco nemico nella Grande guerra, fu protagonista della storia europea nel primo mezzo secolo del Novecento, forte dei poteri di capo dello Stato. Con la Vittoria del 4 novembre 1918 e l’annessione di Fiume fece coincidere i confini politici dell’Italia con quelli geografici.
Figlio di due cugini primi, Umberto e Margherita di Savoia, ascese al trono a 31 anni perché suo padre fu assassinato a Monza (29 luglio 1900) mentre egli era navigava nell’Egeo con Elena di Montenegro (1873-1952), sposata il 24 ottobre 1896.
Re scrupolosamente costituzionale, di vasta cultura e poliglotta visse due stagioni nettamente diverse. I primi quindici anni furono di progresso sociale, economico, civile e vasto consenso per l’annessione della Libia. Il trentennio seguente fu scandito da due guerre euro-mondiali (1914-1945), crollo di quattro imperi (russo, germanico, austro-ungarico, turco ottomano), rivoluzioni, crisi della “politica” e dell’economia (la “grande depressione”), regimi totalitari (la Russia sovietica, la Germania di Hitler) e autoritari (l’Ungheria di Horthy, l’Italia fascista, la Spagna di Franco).
Tacciato di tre “colpi di Stato” (intervento nella Grande Guerra il 24 maggio 1915, mancata proclamazione dello stato d’assedio il 28 ottobre 1922, sostituzione di Mussolini con Badoglio il 25 luglio 1943), fu bersaglio di pesanti accuse (l’avvento del regime fascista, le leggi razziali, la fuga da Roma il 9 settembre 1943…).
Nei primi 22 anni di regno nominò 20 diversi governi dai programmi ondivaghi soprattutto tra il 1918 e il 1922. Il “ventennio” mussoliniano, iniziato come coalizione costituzionale (1922-1924), proseguì come regime di partito unico e dal 1938, quando l’Italia confinò direttamente con la Germania hitleriana, registrò crescente ostilità delle correnti repubblicane del Partito nazionale fascista contro la Corona. Il re tornò protagonista nell’estate 1943. Nel suo ultimo triennio di potere effettivo o nominale si susseguirono altri sei governi, sempre più antimonarchici.
Sulla base di vasta letteratura e di inediti tratti da archivi pubblici e privati Aldo A. Mola non condanna, non assolve e neppure “giustifica”. Documenta, affinché il lettore valuti. A volte commenta, dal “cantuccio” di storiografo che espone i fatti.
L’opera accompagna il lettore in visita a undici “stazioni” della via crucis di Re Vittorio e della regina Elena sino al trasferimento di tutti i poteri al figlio, Umberto, Luogotenente del regno (5 giugno 1944), all’abdicazione e alla partenza per l’Egitto (9 maggio 1946), non esule ma cittadino di pieno diritto e con il lutto al braccio per la tragica sorte della figlia Mafalda d’Assia, vittima delle bombe americane sul campo di concentramento ove era stata deportata dai tedeschi.
Nel centenario del turbinoso 1922, il racconto del Re discusso si chiude con la Traslazione delle salme del Re e della Regina da Alessandria d’Egitto e da Montpellier al Santuario di Vicoforte (dicembre 2017). Storia dolente, il libro di Mola è un invito all’esame di coscienza mancato nel turbine della guerra, del cambio di forma dello Stato (ne ha scritto in Monarchia o Repubblica? Quel 2 giugno ’46 , nel2021editonella Biblioteca storica di “il Giornale”, 2021), del trattato di pace punitivo e della difficile ricostruzione.
ALDO ALESSANDRO MOLA, Vittorio Emanuele III. Il Re discusso, Milano, 2022, pp.434, euro 10, Biblioteca Storica di “Il Giornale”, in edicola per un mese dal 14 maggio 2022.