HomeStampa italiana 1«Se un comico ricorda la storia, la classe politica non fa suo...

«Se un comico ricorda la storia, la classe politica non fa suo dovere»

Quando la cifra è da capogiro, non c’è posizione politica che tenga. Tutti uniti davanti al tricolore che vale dodici milioni di spettatori (50,9% di share) e, dato non da poco, incrementa il pubblico giovanile dell’8%. Il presidente della Rai Paolo Garimberti riconosce il merito alla squadra intera e al campione del palcoscenico Roberto Benigni, di grande intensità poetica e recitativa, unico nella capacità di trasmettere emozioni. Visti i dati Auditel conferma che «tutte le polemiche sul fare o non fare la festa il 17 marzo sono inutili. L’Italia vuol festeggiare».

.

di Simona Orlando da “Il Messaggero” del 18 febbraio 2011  Il Messaggero

.

Si congratula per la scelta di Luca & Paolo di leggere Gramsci, e ammette «senza fare nomi, ho percepito onde strane. Qualcuno stava avendo uno sturbo». Più o meno tutta la prima fila. Il direttore di Rai 1 Mauro Mazza insorge subito: «Io avrei preferito che si leggesse Piero Gobetti, più liberale» ma concorda sul Benigni da Oscar «emozionato e emozionante» e polemizza: «Quando è un attore comico a incaricarsi di ricordare la storia e i valori, vuol dire che la classe dirigente politica e intellettuale non fa il suo dovere».

Gianni Morandi si espone senza remore, come fece su Bella Ciao: «Io invece Gramsci l’avrei citato. Abbiamo una storia talmente grande che non si può pretendere di citare tutto. Il Benigni di ieri sera lo metterei da parte e lo distribuirei a scuola: i ragazzi devono vedere l’Italia in quel modo». La sua proposta è stata già presa in considerazione.

- Advertisement -

All’attacco le iene rispondono con grandissima serietà. «Le idee erano molte, abbiamo scelto Gramsci perché non c’è nulla di più liberale di una lettura sulla responsabilità civile di tutti. «In prova mi commuoveva» dichiara Paolo, mentre Luca specifica: «Ci vogliamo staccare dalle etichette, mettere in difficoltà gli spettatori. Non abbiamo scelto Gramsci ma le sue parole. Affrontiamo le idee non le persone» e poi confessa: «Fino a ieri questi 150 anni non erano così partecipati. Addirittura io pensavo che la festa contasse un po’ di meno. Dopo Benigni la vedo con occhio diverso. Se ha fatto ai telespettatori l’effetto che ha fatto a me, quest’uomo ha cambiato il paese».

L’Italia s’è desta. Un conduttore che difende gli inni di libertà, due comici che “sputtanano” il premier, Gaber e la rivoluzione proletaria, la foto di Gramsci calata sul palco, Benigni a briglia sciolta. Non è che sta cambiando il vento in Rai?

Garimberti è ottimista: «Mi auguro che non sia una parentesi, e sia l’inizio di un nuovo periodo. Quando si fa buona televisione e cultura, si fanno anche grandi ascolti. Alla gente questa tv che non urla e non si denuda piace».

__________________________

Inserito su www.storiainrete.com il 19 febbraio 2011

- Advertisment -

Articoli popolari