Iprimi contatti italiani in Africa avvennero dal XIII al XVII secolo, per via della Fede. Infatti furono Francescani e Gesuiti i primi viaggiatori. Fra storia e leggenda va ricordata la figura di Prete Gianni, che regnava su un regno cristiano in Africa Orientale. Nel 1800 a Kartum è documentata la presenza di un gruppo di commercianti sardi. L’ Abate Giovanni Beltrame (1824 – 1906) esplorò il Nilo Bianco esercitando la sua missione. Contemporaneo fu Monsignore Daniele Comboni (1831 – 1881), che fu un tenacissimo animatore dell’attività missionaria in Africa Centrale. Fu canonizzato nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II. Ancora oggi i circa 2.000 missionari comboniani esercitano la loro missione in tutto il mondo, con una particolare attenzione all’Africa. La loro rivista “Nigrizia” fu creata nel 1883. Sono sempre impegnati per la difesa dei diritti umani, operano per il recupero della memoria storica africana e per la difesa di quelle culture. Dedicano particolare attenzione alla formazione scolastica dei giovani e sono grandi esperti di cure contro le malattie tropicali.
Altra figura di quegli anni fu quella di Giovanni Sapeto (1811 – 1895); scrisse diverse opere sull’ Eritrea e sull’Abissinia. Nel 1869 acquistò, per conto della compagnia di navigazione Raffaele Rubattino, la Baia di Assab, che sarebbe stato il primo possedimento italiano in Africa.
Comunque non tutte le avventurose esplorazioni nel cuore dell’Africa ebbero buona sorte; molte carovane furono assalite e depredate, molti furono i prigionieri ed i morti. Alcuni, rientrando in patria furono accolti come eroi. A parte i missionari, vi furono spedizioni che ebbero carattere scientifico, altre semplicemente commerciale. Impossibile non ricordare il Marchese Orazio Antinori (1811 – 1882). Fuggì da Perugia, dove era nato, ed andò a Roma. Il giovane, con grande scandalo, aveva messo incinta una cameriera. Aveva molti interessi, ma la sua passione erano i viaggi. Si recò in Egitto, poi in Sudan, accompagnato da Carlo Piaggia. Entrambi furono grandi oppositori della tratta degli schiavi. Fu fra i fondatori della Società Geografica Italiana. Inoltre rappresntò l’Italia all’inaugurazione del Canale di Suez. Poi passò due anni in Etiopia, viaggiò in Tunisia e si lanciò alla scoperta dell’Abissinia. Morì a 71 anni compianto dagli indigeni, che ne riconoscevano la bontà d’animo.
Nel 1800, forse, uno dei più famosi avventurieri italiani in Africa, fu Vittorio Bottego (1860 – 1897). Fu lo scopritore del Corno d’Africa. Era rampollo di una ricca famiglia di proprietari terrieri di Parma. Le sue osservazioni sulla geografia e la fauna di quei luoghi vennero pubblicate sul Bollettino della Reale Società Geografica Italiana. Organizzò poi una spedizione in Etipia per tracciare il percorso del fiume Giuba, dalle sorgenti abissine fino all’Oceano Indiano. Era un grande obbiettivo che aveva visto il fallimento di molte esplorazioni europee. Scoprì le cateratte del Giuba e poi raggiunse, dopo 11 mesi e 22 giorni il porto di Brava. La spedizione contò, però, 35 morti fra malattie, attacchi di indigeni e di animali. Poi, durante, un’esplorazione del fiume Sobat, il più grande affluente del Nilo, la spedizione fu attaccata e Bottego morì sul campo.
Probabilmente il predecessore degli esploratori italiani che si recarono in Africa nell’800, fu l’egittologo Giovanni Battista Belzoni (1778 – 1823), che era un grandissimo studioso di archeologia. Durante il suo soggiorno in Egitto, fu incaricato di trasportare al British Museum di Londra una colossale statua di Ramses II e riuscì nell’impresa, grazie alle sue conoscenze di ingegneria idraulica. Era figlio di un modesto falegname, ma i suoi molti viaggi ed il suo desiderio di conoscenza lo portarono a grandi successi. Scoprì il Tempio di Ramses II ad Abu Simbel, la necropoli nella Valle dei Re, dove portò alla luce la tomba di Ramses I e Sethi I. Entrò nella piramide di Chefren ed esplorò la città di Berenice. A Londra venne accolto con grandi onori, per aver riempito i musei di importanti reperti ed opere d’arte. Intraprese poi l’esplorazione del Nilo e morì in Benin, a seguito di malattia.
Anche il pavese Luigi Robecchi Brichetti (1855- 1926) compì molti viaggi scientifici in regioni inesplorate in Libia ed in Etiopia. Nel suo ultimo viaggio nel 1903 verificò, per conto dell’ Associazione Antischiavista, la situazione nel Benadir, in merito alla schiavitù. Donò fotografie, cimeli e documenti ai Musei Civici di Pavia.
Fra gli esploratori italiani del 900 va ricordata la figura di Raimondo Franchetti (1889 – 1935). I Franchetti erano stati nominati baroni da Vittorio Emanuele II e disponevano di un consistente patrimonio, che permise al rampollo di spingersi in viaggi in Indonesia, Malesia ed Indocina. Sembra che la scintilla scoccò, leggendo i libri di Salgari. Nel 1911 documentò la Rivoluzione in Cina. Nel 1912 visitò il Sudan e, fra il 1912 ed il 1914, andò più volte in Africa. L’avvento del Fascismo e la conseguente espansione coloniale in Africa furono per Franchetti un’ulteriore opportunità. Fra il 1928 ed il 1929 compì la sua impresa più importante, ovvero esplorò quasi interamente la Dancalia. Inoltre strinse rapporti ed amicizie con i capi locali, cosa che gli tornò utile quando svolse attività di intelligenza fra i popoli abissini, a favore del governo italiano. Nel 1932 cercò di ricollocare sul trono d’Etiopia il legittimo Imperatore Iyasu V, al posto dell’usurpatore Hailè Selassiè. Fu sicuramente un acceso nazionalista e nel 1935 stava accompagnando Luigi Razza, Ministro dei Lavori Pubblici, in Etiopia. L’aereo fece tappa al Cairo. Al decollo dal Cairo l’aereo esplose in volo. Molti attribuirono la causa dell’incidente ad un attentato britannico, ma il governo, per evitare problemi diplomatici, mise tutto a tacere. Le sue notevoli raccolte sono esposte ai Musei Civici di Reggio Emilia.
Manfredo Camperio (1826- 1899) fu un politico, patriota e geografo italiano. Di temperamento irrequieto viaggiò in Australia, in tutta Europa, in Egitto, a Ceylon ed in India. Nel 1806 presenziò all’apertura del canale di Suez. Fu membro della Società Geografica Italiana. Organizzò spedizioni geografiche, ma anche commerciali in Etiopia e Tripolitania. Due figure eccezionali di italiani in Africa vanno affrontate a parte, dedicando loro due capitoli separati. Si tratta di Pietro Savorgnan di Brazzà e del Tenente Amedeo Guillet. Entrambi fecero imprese straordinarie in Africa e furono molto amati dalle popolazioni locali. (2 – continua)
(Nella foto iniziale: i membri di una spedizione del marchese Orazio Antinori)
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