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Prezzolini e quella strana America, ambiziosa ma impreparata

A volte, per capire cosa sta succedendo nel mondo, più che ascoltare i talk-show o leggere i giornali, può essere utile prendere in mano un vecchio libro, magari scritto da qualcuno che non è mai stato su nessun libro paga, ma ha sempre studiato e commentato gli eventi da lontano, da osservatore disincantato, come, ad esempio Giuseppe Prezzolini.

In un suo vecchio libro, pubblicato da Vallecchi nel 1950, America in pantofole. Un impero senza imperialisti. Ragguagli intorno alla trasformazione degli Stati Uniti dopo le guerre mondiali, ho trovato per caso, nell’introduzione, un riferimento storico che mi ha colpito per la sua lucida attualità:

“Con lo scoppio della Seconda guerra europea fu aperta la gara per il dominio di tutto il mondo, che si avvia certamente all’unità, ma non fraterna e di eguali, bensì di un dominatore con dei dominati. Alla crescita degli Stati Uniti nell’impero mondiale non si oppone, per ora, che l’altra forza egualmente egemonica della Russia: questo è il vero resultato della Seconda guerra mondiale. Nella lotta politica le parole servono a mascherare la realtà. La competizione è fra Stati, non fra idee: fra organismi politici, non fra fedi religiose. Il Comunismo non è l’avversario degli Stati Uniti; l’avversario è la Russia. E la libertà o la democrazia non sono che mezzi di potenza d’una forma di Stato moderno contro un’altra forma di Stato moderno che adopra il mito del comunismo e quello della sicurezza sociale”.

Un altro aspetto còlto da queste corrispondenze è la parziale impreparazione della classe dirigente americana ai compiti imperiali ai quali Roosevelt la portò “…con somma astuzia, contro i suoi desideri, le sue ideologie e la sua educazione…”

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