HomeStampa italiana 2La “Linea Non Mi Fido”. Quando il Duce temeva più gli amici...

La “Linea Non Mi Fido”. Quando il Duce temeva più gli amici dei nemici…

Trasformati in musei o, molto più spesso, dimenticati e nascosti dalla vegetazione. Sono più di mille gli edifici militari fatti costruire per difendersi da un ipotetico attacco di Hitler all’Italia

di Stefano Ardito da montagna.tv del 10 Settembre 2023

I bunker voluti da Mussolini compaiono ancora sulle Alpi. Accanto ai valichi stradali, tra i boschi, su decine di vette oggi sul confine con l’Austria, gli escursionisti scoprono piastre e feritoie di cemento, vere e proprie muraglie, trincee di collegamento. Centinaia di chilometri di strade e di mulattiere, asfaltate o lastricate, salgono verso le postazioni più remote. In fondovalle, come a Fortezza in Alto Adige o a Malborghetto in Friuli, le fortificazioni realizzate negli anni Trenta si appoggiano a sistemi difensivi più antichi.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, in tutta Europa, generali e governi progettano sistemi difensivi sempre più elaborati. La Francia si difende verso est con i 400 chilometri della Linea Maginot, la Germania risponde con la Linea Sigfrido. La Svizzera, pacifica ma molto ben armata, già tra l’Otto e il Novecento aveva edificato i forti del suo Ridotto nazionale.

L’Italia, che dopo il 1920 ha una frontiera sulle Alpi lunga ben 1.825 chilometri (via via con la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Jugoslavia) inizia nel 1931 a realizzare il Vallo Alpino del Littorio. Nell’autunno del 1942, come certifica il generale Vittorio Ambrosio, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, sono state ultimate 1.475 opere difensive e circa 700 casermette, mentre altre 1.400 costruzioni sono in progetto.

A ovest, sulla frontiera con la Francia (che l’Italia attaccherà nel 1940) le fortificazioni riprendono analoghe strutture costruite tra l’Otto e il Novecento. Sul confine con la Svizzera viene aggiornata la Linea Cadorna, nata durante la Grande Guerra nel timore di un attacco tedesco attraverso la Confederazione. Verso la Jugoslavia e l’Austria, che nel marzo del 1938 viene annessa alla Germania, le fortificazioni nascono spesso da zero. Per costruirle vengono utilizzate  migliaia di tonnellate di cemento e di acciaio, costano un occhio della testa. Nonostante il bavaglio posto dal regime alla stampa, diventa subito noto che molte aziende incaricate dei lavori ci marciano, costruendo opere di qualità molto inferiore a quanto previsto dai contratti.

- Advertisement -

Hitler considerato un alleato affidabile solo fino a un certo punto

A stupire, però, è soprattutto la doppiezza (o furbizia) del Duce nei confronti della Germania nazista. Adolf Hitler va al potere nel 1933, si lega sempre più all’Italia fascista, nel maggio del 1938 viene accolto trionfalmente a Roma da Mussolini e da re Vittorio Emanuele III. Eppure, qualche mese più tardi, lo stesso capo del Fascismo scrive questo promemoria al generale Badoglio.

“I tedeschi sono temibili come nemici ed insopportabili come amici. Ma se Hitler intende agire di testa sua, non è detto che io non possa riprendere interamente la mia libertà d’azione. Intanto lei metta subito allo studio il rafforzamento della frontiera verso la Germania”. Non a caso, anche negli ambienti di governo, il tratto orientale del Vallo Alpino del Littorio viene indicato come la “Linea non mi fido.

Anche il resto di questa storia è interessante. Il 26 luglio del 1943, il giorno dopo la destituzione di Mussolini, Hitler vara il Piano Achse per l’occupazione dell’Italia. Poche ore dopo il comandante italiano delle fortificazioni del Brennero, in mancanza di ordini, alza la sbarra e fa transitare camion e Panzer. La sera dell’8 settembre, dopo l’armistizio dell’Italia con gli Alleati, la Wehrmacht tedesca occupa tutte le installazioni militari italiane.

Dopo il ritorno della pace nel 1945, sulle Alpi occidentali, alcune fortificazioni passano in territorio francese e altre vengono smantellate. Verso est altre opere passano alla Jugoslavia di Tito, che comprende l’Istria e la Slovenia, terre che sono state in buona parte italiane negli anni tra le due Guerre mondiali.

Sulla frontiera con l’Austria, invece, bunker e altre opere militari tornano in servizio per volere della NATO, sono attrezzate con armi, porte blindate e sistemi di comunicazione più moderni, e restano per quasi mezzo secolo in attesa dell’attacco delle forze del Patto di Varsavia, che per fortuna non arriva. Queste strutture vengono dismesse, disarmate e in parte sigillate solo tra il 1991 e il 1992, dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS. Qua e là, interventi di trasformazione e restauro realizzate da enti locali e associazioni permettono di aprirle alle visite, e quindi di ricordare un periodo importante della nostra storia. Altre (la maggioranza) languono in stato di abbandono, e spesso non vengono nemmeno segnalate. Molto spesso, gli escursionisti che se le trovano davanti non sanno con cosa hanno a che fare.

I luoghi da non perdere della linea Io non mi fido

Glorenza (Glurns), Alto Adige

Dei grandi bunker della “Linea non mi fido” compaiono tra boschi e campi tra l’abitato e Malles Venosta (Mals), e possono essere raggiunti con piacevoli passeggiate a piedi o in bici. Ci sono anche delle visite guidate (www.ferienregion-obervinschgau.it).

Moso (Moos), Alto Adige

Il più importante tra i sei forti della Val Passiria, al bivio con la strada che sale al Passo del Rombo, ospita da qualche anno il Bunker Mooseum (https://museum.hinterpasseier.it), che è anche un centro-visita del Parco Naturale di Tessa. I tunnel e le casamatte ospitano una raccolta dedicata alla storia della valle, nel recinto faunistico all’esterno vive un gruppo di stambecchi, che salgono agilmente sul cemento del bunker.

Fortezza (Franzensfeste), Alto Adige

Questo complesso fortificato al bivio tra le strade del Brennero e della Val Pusteria è stato costruito a partire dal 1832 per volere dell’imperatore Francesco I d’Austria. Nel 1944, si perdono qui le tracce dell’oro sottratto dalle truppe tedesche alla Banda d’Italia. Oggi è un museo (www.franzensfeste.info) che merita certamente una visita.

Passo di Monte Croce Comelico, Veneto

Postazioni d’artiglieria e bunker sorgono intorno al valico e ai piedi del massiccio del Popera, sul versante di Sesto (Sexten, Alto Adige) compare nella vegetazione un grande fossato anticarro. Informazioni su www.visitcomelico.it.

Monte Oisternig (Friuli-Venezia Giulia)

Intorno a questa cima di 2052 metri, che gli austriaci chiamano Osternig, sono alcuni bunker del Vallo Alpino riadattati al tempo della NATO e chiusi da pesanti porte di ferro. Il sentiero che arriva dal rifugio Nordio-Deffar richiede due ore di salita, ed è agibile dalla tarda primavera all’autunno.

Malborghetto (Friuli-Venezia Giulia)

Il Forte Hensel, costruito nel 1809 accanto alla strada che sale da Udine verso Pontebba e Tarvisio, ha visto nello stesso anno uno scontro tra gli eserciti dell’Austria-Ungheria e della Francia di Napoleone. Più tardi è stato utilizzato per il Vallo Alpino del Littorio e ai tempi della NATO. Si raggiunge in pochi minuti dalla strada, in estate si organizzano visite guidate (www.visitvalcanale.it). Il Sentiero del Soldato/Soldatenweg sale verso altre fortificazioni.

- Advertisment -

Articoli popolari