Con questa quinta puntata, entriamo concretamente nelle dinamiche sottili che regolano un conclave. Niente di spirituale: si tratta, come vedrete, di una spietata lotta politica senza esclusione di colpi. Per rendere più chiari i propri insegnamenti al suo re, Luigi XIV re di Francia, l’autore de “I segreti dei conclavi”, l’ormai anziano abate Atto Melani, descrive minuziosamente le vicende che portarono alla elezione di Innocenzo XII il 12 luglio 1691 dopo un conclave durate ben cinque mesi. Un perfetto esempio di “eterogenesi dei fini della Storia” si potrebbe dire visto che alla fine i voti decisivi sono confluiti sul Cardinal Pignatelli dopo aver vagato da un “favorito” all’altro per mesi grazie al duro confronto tra i due partiti principali: quello che faceva capo al cardinal Chigi e quello guidato dal cardinal Altieri. Melani parla evidentemente con cognizione di causa in quanto quello del 1691 era il suo quarto conclave da “agente del Re Sole”, uomo di fiducia del sovrano francese per influire sull’elezione del Romano Pontefice.
Come ormai sappiamo, “I segreti dei conclavi” è stato scoperto anni fa alla Biblioteca del Senato di Parigi dagli scrittori italiani Rita Monaldi e Francesco Sorti che hanno messo Atto Melani al centro di una fortunata saga di cinque romanzi pubblicati in tutto il mondo: Imprimatur, Secretum, Veritas, Mysterium e Dissimulatio.
Dopo la scoperta di Monaldi&Sorti e dopo secoli di oblio, l’attenzione è tornata sul personaggio di Atto Melani al punto che nel 2026, nel 400mo anniversario della sua nascita, sono previste varie manifestazioni in Francia e in Italia per ricordarlo:
– Primavera 2026: convegno a Roma su musica, politica e intelligence. L’evento prende spunto dalla straordinaria carriera di Atto (celebre cantante castrato, diplomatico e agente segreto) per esplorare le intersezioni tra i tre campi nella civiltà di ancien régime , con qualche“proiezione“ nell’età moderna.
– 30 marzo 2026 (400° compleanno di Atto Melani): evento commemorativo alla Biblioteca nazionale di Firenze, che ha acquistato tra l’altro numerosi importanti manoscritti di Atto rimersi sul mercato antiquario.
– Primavera 2026: eventi musicali in Toscana (tra cui Pistoia e Lucca).
– 5-6 maggio 2026: Monaldi & Sorti intervengono all’Opéra Comique di Parigi su Atto Melani nell’ambito delle Journées italiennes de l’Opéra-Comique (in collaborazione con La Maison de l’Italie, il Centre de musique baroque de Versailles, l’Università Côte d’Azur e l’Università Jean Moulin Lyon 3).
– Ottobre 2026: mostra su ATTO MELANI E LA SUA CERCHIA alla Biblioteca Nazionale di Roma (in collaborazione con SIAE, Fondazione Luigi Einaudi e Centre de musique baroque de Versailles)
Rita Monaldi e Francesco Sorti vengono intervistati stamattina alle 7:30 al TGR della Toscana (Melani era pur sempre un pistoiese…) e due ore dopo, sempre per parlare di elezioni papali di ieri e di oggi, tra le 9:30 e le 9:40 su Canale 5 nella trasmissione Mattino Cinque.
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39.
Schema delle fazioni nel Conclave in cui venne eletto Innocenzo XII
PARTITO DEL CARDINAL ALTIERI: 27 Cardinali ((21 italiani, 6 francesi)
PARTITO DEL CARDINAL CHIGI: 36 Cardinali (30 italiani, 6 spagnoli)
ALLEATI DI ALTIERI: 4 Cardinali (3 italiani, 1 polacco)
ALLEATI DI CHIGI: 5 Cardinali italiani
INDIPENDENTI: 3 Cardinali italiani
PAPABILI: 24 Cardinali italiani (6 romani, 5 genovesi, 4 fiorentini, 4 napoletani, 3 veneziani, 1 di Lucca, 1 di Como)
RAPPRESENTANTI DELLA FRANCIA: 6 Cardinali francesi (Bonsi, Bouillon, le Camus, d´Estrées, de Janson, Maidalchini)
ASSENTI: 4 Cardinali (1 tedesco, 1 spagnolo, 1 portoghese, 1 polacco)
40.
Regola universale dei Conclavi: tra i due litiganti il terzo gode
Papa Alessandro VIII Ottoboni morì il primo febbraio 1691, dopo sedici mesi e sette giorni di regno. Il 12 di quel mese i Cardinali si riunirono in Conclave. Ne uscirono dopo cinque mesi esatti, il 12 luglio, avendo eletto il napoletano Pignatelli, Arcivescovo di Napoli, che salì al trono col nome di Innocenzo XII. Non ci si deve meravigliare se durante il Conclave il Sacro Collegio, composto allora da sei diverse fazioni, si trovò diviso in due soli partiti, che rispondevano ai cardinali Chigi e Altieri (Avevano entrambi avuto uno zio Papa. Chigi era nipote di Alessandro VII Chigi (1665-1667). Altieri era invece nipote di Clemente X Altieri (1670-1676), del quale assunse il cognome (si chiamava in realtà Paluzzo Paluzzi degli Albertoni, NdR): quando il Soglio Pontificio è vacante, i capi delle fazioni stabiliscono in proprio alleanze e trattati, come Principi che per ambizione, gelosia o qualsiasi altro motivo si preparano alla guerra. La divina Provvidenza si serve a volte di tale sorta di mezzi, affinché appaia con maggior evidenza che l´elezione dei Papi è opera dello Spirito Santo e non degli uomini, giacché sovente proprio coloro che aspirano a concorrere sono i primi a pentirsene. Nel conclave di Innocenzo XII i cardinali Chigi e Altieri erano così animati l´uno contro l´altro che, sebbene facessero entrambi mostra di desiderare l´elezione di un uomo dabbene, capace di ristabilire la pace nella cristianità, non smettevano di abbandonarsi alle loro passioni. Si erano già scontrati altre volte; e il cardinal Chigi, per vendetta, nel conclave precedente aveva fatto papa il cardinale Ottoboni senza la partecipazione del cardinale Altieri, nonostante tutte le precauzioni e le misure che quest´ultimo aveva preso d´intesa con il cardinal d´Estrées. Anche il cardinal Altieri voleva avere la sua rivincita, nel conclave di Innocenzo XII; e a questo scopo si adoperò soprattutto a far fallire tutti i progetti del cardinal Chigi, tanto più che in tal modo si metteva in evidenza per arrivare egli stesso al Papato.
41.
Chigi fa i Papi, Altieri se li gode
A Chigi, nei due Conclavi precedenti, tutto era andato liscio. Sapeva annusare a distanza qualsiasi intrigo; aveva discernimento, coraggio e fermezza: le tre qualità che deve possedere un buon capo fazione. Certo, era di un’alterigia intollerabile perfino per i suoi stessi amici; ma grazie alle sue grandi doti riusciva sempre a far eleggere i papi che gli andavano a genio. Poi ovviamente cercava di metter bocca nelle loro faccende, e di ottenere favori e benefici. Ma invano: i Pontefici sono per lo più ingrati verso coloro che li hanno portati al successo. Altieri invece, più cauto e compiacente, otteneva da quegli stessi Pontefici tutte le grazie che chiedeva. Così a Roma circolava un proverbio: Chigi fa i Papi, Altieri se li gode.
42.
Ottoboni maltratta Chigi…
Nel Conclave precedente, Chigi era stato uno dei principali artefici dell´elezione del cardinal Ottoboni. In un primo momento Chigi s’era illuso di aver acquisito un gran credito presso il Papa, e che quindi questi lo avrebbe ricompensato. In effetti il Pontefice gli aveva fatto due promesse. La prima: far sposare a una nipote di Chigi un suo nipote, Piero Ottoboni. La seconda: il cappello cardinalizio per l´abate Lanzadari, altro nipote di Chigi. Ma Papa Ottoboni, ch´era più sottile del cardinal Chigi, trovò il modo per non mantenere le sue promesse: mandò in visita a Chigi proprio quel nipote che doveva sposare la nipote del Cardinale, con l´annuncio che sentiva di non aver vocazione per il matrimonio, e anzi pregava lo stesso Chigi d´intervenire sul Pontefice suo zio, affinché lo facesse Cardinale. La collera che ne provò Chigi aumentò ancora quando s’accorse che Altieri s’accaparrava proprio gli stessi privilegi ch’egli aveva sperato di ottenere: Altieri fece infatti sposare una sua nipote a don Marco Ottoboni, e un altro nipote, il principe di Palestrina, a una nipote del Papa appartenente alla famiglia Zeno. Questi due matrimoni avevano inoltre fruttato ben due cappelli cardinalizi alla fazione di Altieri: uno nella persona di suo nipote Don Lorenzo Altieri, l´altro in quella dell´abate Barberini, auditore della Camera Apostolica. C’era di che essere allibiti: il Papa preferiva l´alleanza del cardinal Altieri, che non lo avrebbe mai voluto sullo scranno di San Pietro, a quella del cardinal Chigi, che n´era stato il principale sostenitore.
43.
…e Chigi sa perché
Tuttavia, chiunque rifletta attentamente troverà che le ragioni di Papa Ottoboni erano solide, e del tutto naturali. Il cardinal Chigi sapeva bene d’essersi comportato male due Conclavi addietro, quando era stato eletto papa Clemente X: aveva posto un clamoroso veto palese contro il cardinal Vidoni – sua propria creatura e che per di più egli stesso aveva candidato – solo perché lo sospettava d’intese segrete con Ottoboni e con il cardinale Azzolini. Quando poi gli era stato proposto come candidato il cardinale Altieri, Chigi aveva dato il suo assenso, ma solo a condizione che non se ne facesse parola con Ottoboni, pretendendo anzi che il Papa venisse eletto alle sue spalle: cosa che poi avvenne. A Roma, che pure è la scuola migliore del mondo per apprendere l’arte della dissimulazione, ingiurie di questa gravità non si scordano tanto facilmente. Il cardinal Chigi aveva finito per essere così disprezzato da Ottoboni, e dall’intera Corte Pontificia, che per molto tempo nessun capo fazione aveva voluto stabilire intese con lui.
44.
Se le fazioni non hanno un capo…
Torniamo dunque al conclave di Innocenzo XII. Quando si erano già svolte invano parecchie votazioni, nel Sacro Collegio, molti Cardinali avevano annunciato l´intenzione di eleggere un Cardinale di Venezia, proponendo tra l´altro quasi tutti il nome del cardinale veneziano Delfino. Delfino era una persona di così rara distinzione che la sua elezione iniziò a sembrare sicura. Il Sacro Collegio aveva mostrato chiaramente di volere un veneziano, e tutte le Corone straniere avevano dato la loro approvazione. E Delfino sarebbe sicuramente stato eletto, se solo non ci fosse stato un imprevisto: due anni prima, al momento di morire, papa Innocenzo XI Odescalchi non aveva lasciato un capo alla testa dei cardinali della sua fazione, i potentissimi Zelanti. E un capo non era mai più stato scelto. Ebbene, come ho già detto questa è una delle più gravi sciagure che possano accadere in un Conclave. Quando si devono chiedere voti a tutti i cardinali di una fazione, uno per uno, quasi sempre l’elezione va a rotoli. Il motivo è semplice: ogni Cardinale si crede migliore del confratello per il quale gli viene chiesto di votare. Se è troppo giovane per esser fatto Papa, o sa di non avere le qualità necessarie, non rifiuta di aiutare l’elezione d’un altro. Dà anzi la sua promessa con sincerità, e senza esitazione. Ma al momento decisivo fa sempre marcia indietro, e fa di tutto per far cambiare idea anche agli altri.
45.
… anche Roma non ha il Papa
Fu proprio questo il destino del cardinal Delfino. Tutti i capi fazione, i Cardinali e gli Ambasciatori delle potenze straniere si erano ormai impegnati per innalzarlo al Soglio Pontificio. Era benvoluto da tutti, e la sua elezione appariva inevitabile poiché perfino Altieri aveva accolto con gioia la sua candidatura, nonostante Delfino fosse creatura e uomo di fiducia di Chigi. Ma proprio Chigi gli avrebbe ben presto voltato le spalle. I capi fazione e gli amici del cardinal Delfino erano ormai convinti d’aver fatto tutto il necessario per ottenere anche i voti dei cardinali Zelanti, che facevano parte del partito di Chigi ed erano, come abbiamo detto, senza un capo. Andò a finire che, invece di sostenere Delfino, gli Zelanti diedero trentatré voti a Barbarigo e sette a Colloredo, ch´erano entrambi Zelanti. Artefici del voltafaccia erano stati lo stesso Colloredo e il cardinal Negroni, ma ancor più il cardinal Chigi. Per giustificarsi, riferirono un discorso che, a loro dire era stato esposto al Sacro Collegio da un Cardinale francese: poiché i Cardinali volevano eleggere Papa un veneziano, il Re di Francia voleva a tutti costi che fosse Delfino. Chigi aveva voluto insomma lanciare un monito: eleggere i Papi tocca ai Cardinali, non ai Re.
46.
Buonvisi dice di no a Chigi…
Dopo la triste vicenda del cardinal Delfino, nessuno osava esporsi alla furia degli Zelanti. Essi continuavano a invocare un uomo virtuoso e disinteressato, capace di ristabilire la pace in Europa. Pareva volessero far capire che nessuno, se non il cardinal Barbarigo possedeva davvero queste qualità. Tuttavia l’accordo sarebbe quasi certamente arrivato, se solo Chigi e Altieri si fossero uniti per proporre al Sacro Collegio il nome di un candidato: il cardinal Buonvisi. La reputazione di Buonvisi era infatti altissima anche tra gli Zelanti; questi però come abbiamo visto erano nella più grande confusione perché non avevano un capo. I debiti di riconoscenza che Buonvisi aveva sia nei confronti di Chigi che di Altieri non gli permettevano di esporsi. Buonvisi infatti era stato Maestro di camera di Chigi, ma era poi stato grazie ad Altieri che era divenuto prima Nunzio e poi Cardinale. La gelosia s’impadronì dunque dell´animo di tutti e due i capi fazione, che credevano entrambi di meritare la preferenza. Chigi chiese dunque a Buonvisi di porre il veto contro Altieri, per chiudere al rivale una volta per tutte la strada al Pontificato. Buonvisi però rifiutò, dicendo che non voleva attirarsi l’odio di Altieri.
47.
…e Chigi si vendica, ma fa una figuraccia
Indispettito dal rifiuto di Buonvisi, Chigi cercò allora di metterlo in cattiva luce con i Cardinali francesi, diffondendo la voce pretestuosa che Buonvisi aveva opposto un veto al cardinal Acciaioli, da loro appoggiato, mentre in realtà il povero Buonvisi non ne sapeva nulla. Per nulla impressionati da questa calunnia, i Cardinali francesi avvertirono Buonvisi, e anzi furono così colpiti dalle sue qualità che ognuno di essi si premurò di offrirgli per il futuro i suoi servigi e la sua amicizia.
(5 – segue)
La prima puntata de “I segreti dei Conclavi” è qui
La seconda puntata de “I segreti dei Conclavi” è qui