HomeEnigmiI nostri 11 settembre: secretate carte su Moro, Ustica e Bologna

I nostri 11 settembre: secretate carte su Moro, Ustica e Bologna

Documenti clamorosi sulle stragi di Ustica e Bologna di cui l’opinione pubblica «deve» restare all’oscuro; atti declassificati, in grado di fare luce sulle due tragedie del 1980, a cui gli storici, e gli italiani, non possono accedere; dossier eccezionali su cui, nonostante siano trascorsi 36 anni, nessuno, o quasi, può mettere le mani.
di Luca Rocca da Il Tempo del 19 aprile 2016 

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Le eclatanti rivelazioni sono contenute in un appello del senatore Gaetano Quagliariello, presidente del movimento Idea, dal titolo inequivocabile: «Contro gli arcana imperii». Il parlamentare parte da una premessa: «Può un Paese che pretende da un altro Stato verità su vicende recentissime come l’assassinio di Giulio Regeni consentire che restino zone d’ombra su pagine drammatiche della propria storia nazionale? Può un Paese (…) lasciare che il racconto del nostro “secolo breve” e degli eventi che lo hanno insanguinato sia ancora coperto da vincoli di segretezza? Può un Paese (…) tenere sotto chiave cablo e informative che risalgono al secolo scorso? Insomma: possono esistere in una democrazia occidentale del terzo millennio gli arcana imperii?». Un prologo inevitabile che prelude a una riposta scontata: «Io credo di no». Quagliariello parla anche come storico per «rivolgere un appello a tutte le istituzioni affinché, in coerenza con il meritorio percorso già intrapreso con la declassificazione di atti di pertinenza di amministrazioni governative e di alcune commissioni parlamentari di inchiesta, vengano rimossi tutti gli ostacoli che rendono qualsiasi lavoro di ricerca, approfondimento, ricostruzione, inevitabilmente parziali». Approfondimenti impossibili, ad esempio, sul cosiddetto «dossier Mitrokhin» riguardante le spie italiane al soldo dell’Unione Sovietica: «Una inspiegabile (o fin troppo spiegabile) coltre di mistero – sottolinea il senatore – avvolge ancora gli archivi della Commissione Mitrokhin, che nonostante le ripetute sollecitazioni il parlamento non accenna a voler desecretare».
Un lungo e necessario preambolo per approdare al punto centrale dell’appello: «È notizia di questi giorni che, accanto ai documenti declassificati nell’ultimo periodo, il governo abbia messo a disposizione dei componenti della Commissione di inchiesta sul caso Moro alcuni atti che i suddetti parlamentari hanno potuto visionare ma che un assurdo regime di segretezza preclude alla conoscenza pubblica. Questi documenti, a quanto è dato sapere, conterrebbero elementi di formidabile e forse decisiva importanza in ordine alla strage di Ustica e più in generale agli attentati che insanguinarono l’Italia in quel terribile 1980, ivi compreso quello alla stazione di Bologna. Eppure, ben trentasei anni dopo, non è dato conoscere». Qual è il motivo? Cosa si teme? Forse una verità in contrasto con quella per anni propinataci dagli «oracoli» della sinistra? «Si frappongono barriere di segretezza rispetto a documenti che potrebbero avvicinare alla verità storica – scrive il parlamentare – epperò si foraggiano con soldi pubblici improbabili ricostruzioni cinematografiche spacciate come disvelamento di “verità nascoste”». Chiaro riferimento all’ultimo film del regista Renzo Martinelli su Ustica, pieno zeppo di inesattezze e ricostruzioni fantasiose. «Fatico a immaginare – aggiunge Quagliariello – che negli anfratti polverosi degli archivi patrii del secolo scorso possano esservi elementi in grado di turbare l’attualità delle nostre relazioni internazionali e mettere a rischio la nostra sicurezza. In tal caso, tuttavia, nulla vieta di ricorrere a dei chirurgici omisiss. Ma gli arcana imperii no, un Paese democratico non se li può permettere». Nei giorni scorsi i senatori Carlo Giovanardi e Aldo Di Biagio hanno presentato un’interpellanza alla presidenza del Consiglio per chiedere se il governo ha «intenzione di rendere immediatamente pubblici» i documenti su Ustica così da «spazzare via fantasiose ricostruzioni di battaglie aeree mai avvenute nel cielo del nostro Paese». Nella stessa richiesta viene evidenziato come sia «incomprensibile e scandaloso che (…) l’opinione pubblica non sia messa a conoscenza di quanto chiaramente emerge dai documenti secretati». Perché tenere «nascosta» la verità?

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