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Governo danese si scusa per abusi ed esperimenti su studenti

C’è del marcio in Danimarca. La citazione dall’Amleto shakespeariano è d’ obbligo dinanzi alla notizia che il primo ministro Mette Frederiksen ha voluto rivolgere pubbliche scuse per gli orribili abusi commessi in istituti statali per i minori dal 1946 e il 1976, nel pieno splendore dei governi della socialdemocrazia e del sogno libertario che i paesi del Nord Europa rappresentavano.

Caterina Maniaci del 14 agosto 2019

«Per chi è qui, per quelli che c’erano, voglio dire scusa a nome della Danimarca. Voglio guardare ciascuno di voi negli occhi per dire l’unica cosa giusta: scusa, scusa per le ingiustizie che vi sono state fatte», ha dichiarato, commossa, la premier socialdemocratica, durante una cerimonia organizzata nella sua residenza ufficiale a Marienborg, alla presenza di alcune delle vittime.
Molti di loro provenivano dall’istituto statale per ragazzi di Godhavn, nel nord della Danimarca. Nel 2005 è stato un documentario della televisione danese a rivelare quegli orrori nascosti: abusi fisici e sessuali, vessazioni psichiche, e persino sperimentazioni, da parte di uno psichiatra, dell’Lsd con bambini che bagnavano il letto. Inutile dire che molti di questi ragazzi, in seguito, sono diventati dipendenti da stupefacenti.

Nel 2010 fu così avviata un’ inchiesta che ha documentato casi di abusi in 19 istituti per minori. Le violenze non si sono fermate quando i ragazzi e le ragazze uscivano dagli istituti. Li hanno segnati e seguiti per sempre, perché, come emerge da molte testimonianze raccolte, per molti di loro la vita è stata costellata da difficoltà di ogni genere: uso di droghe, alcolismo, lavori ottenuti e persi continuamente, matrimoni falliti.
Per tutto questo in realtà nessuno ha pagato, perché quando il velo è stato sollevato su questi tragici fatti erano passati già molti anni, quasi tutti i responsabili erano scomparsi e i vari governi succedutisi dal 2010 hanno realizzato che si trattava di vicende troppo lontane per essere affrontate giuridicamente.

Una storiaccia insomma che ricorda i casi che hanno coinvolto ordini, sacerdoti e alti prelati della Chiesa cattolica scuotendo l’ opinione pubblica mondiale. Tanto che è diventato quasi automatico avvicinare al termine “prete” quello di “pedofilo”. Capiterà lo stesso con gli “educatori laici” danesi? Scommettiamo di no.

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