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Essere italiani in un mondo che ama l’Italia

Risultati immagini per italiaItalia, quanti sentimenti e colori in un’unica parola. Il 17 marzo è la giornata dell’Unità d’Italia, dell’Inno e della bandiera, ma che cosa significa essere italiani e perché parlare di amor di patria spesso crea imbarazzo?
di Tatiana Santi da Sputniknews del 17 marzo 2016 
Il bello dell’Italia affascina il mondo intero, proprio per questo delle volte sembra che l’identità italiana vada oltre ai confini, che sia un fenomeno universale e difficilmente definibile. L’Italia è bella ed è molto diversa al suo interno, un milanese, un romano o un siciliano sembrano gravitare in dimensioni diverse, che fanno parte però di un’unica, seppur complessa, identità.
Che cosa si cela dietro quest’universo chiamato “italianità”? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Federico Guiglia, giornalista, scrittore e conduttore televisivo.
— Esiste un’identità nazionale italiana a tuo avviso?

Federico Guiglia, giornalista, scrittore e conduttore televisivo
Federico Guiglia, giornalista, scrittore e conduttore televisivo
— Un italiano si riconosce per come è vestito, cioè con eleganza, in qualunque parte del mondo. Lo si riconosce quando mangia, perché lo fa con gusto e scegliendo l’eccellenza. E lo fa, soprattutto, in compagnia: non c’è niente di più italiano di una tavolata, quando si condivide il piacere dello stare insieme e del buon cibo. L’idea di far amare agli altri il frutto della tua terra: questo è identità italiana. Ma la mano di un italiano si riconosce anche dietro una scultura di Michelangelo, un’intuizione di Leonardo, un viaggio di Colombo, una scoperta di Fabiola Gianotti, oggi la numero uno al Cern, il laboratorio internazionale di ricerca a Ginevra. La mano di un italiano si riconosce quando guida la Ferrari o quando, Samantha Cristoforetti, apre lo sportello per volare nello spazio. Quando Riccardo Muti alza la bacchetta per far ascoltare il Brindisi della Traviata di Verdi, quando Valentina Vezzali tira di scherma o Gigi Buffon — che manone, le sue!- para il pallone in una finale mondiale di calcio. La mano di Valentino, il motociclista o di Valentino lo stilista. La mano di Laura Pausini quando oggi afferra il microfono per cantare o quella di Garibaldi quando ieri si batteva per la libertà dell’Italia e di altri popoli oppressi. Le mani di Papa Francesco quando sempre abbracciano l’universo.

L’Italia è la patria dell’umanesimo e del bello: come può non esistere un’identità italiana in un mondo che ama l’Italia?

— In Italia possiamo dire che le persone sono più attaccate alla propria città piuttosto che alla nazione. È un patriottismo molto speciale quello italiano?

— Gli italiani sono molto attaccati alla propria città, è vero, come qualunque cittadino del pianeta, che considera il luogo dov’è nato o cresciuto il più bello della Terra. Ma agli italiani, oltre che agli stranieri, è ben chiaro che Firenze e Venezia, Roma e Napoli, Palermo e l’ultimo, ma meraviglioso borgo sconosciuto ai più, stanno in Italia, non su Marte.

— A proposito di patriottismo, non è un tema che va molto di moda in Italia. Perché?

— Per colpa del provincialismo che ha a lungo condizionato la politica. L’ideologia e la fazione venivano prima dell’amor di patria e della nazione. Per anni i partiti non avevano neanche i colori della bandiera nazionale nel proprio simbolo e i politici non cantavano né talvolta conoscevano le parole dell’inno nazionale di Mameli. Ma da tempo, in particolare con la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi dal 1999 al 2006, la musica è cambiata anche tra i distratti politici. Oggi tutti cantano Mameli.

— Quando ci si trova in Italia prevale l’essere romano, veneziano o siciliano e via dicendo. Forse stando all’estero ci si sente più “italiani”. Da fuori, da lontano si apprezza di più la propria “italianità”?
— Il vantaggio di stare fuori dall’Italia è poter confrontare la propria lingua, cultura e tradizione con quelle degli altri. Il confronto è un atto molto italiano, il confronto vivace, gesticolando, che arricchisce entrambe le parti. La felice mescolanza è italianità. Il confronto fa capire quanto l’identità italiana sia universale. Non per caso da secoli si ripete che tutte le strade del mondo portano a Roma.

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Gli italiani lontani dalla loro patria, così come gli stranieri che amano l’Italia, hanno capito tutti la stessa cosa: quanto sia unica, ma rivolta a tutti la lingua di Dante. Questa lingua bella e musicale che discende dal latino è quel che ha unito Roma antica, Rinascimento, Risorgimento e Repubblica. Più di duemila anni di storia per una parola sola: Italia. Il futuro della memoria.

— Per te che cosa significa “essere italiani”?

— In quest’epoca di violenza planetaria, di sofferenza e disperazione per milioni di affamati, di migranti, di vittime di ogni miseria e di ogni terrore, essere italiani significa cercare felicità. Una ricerca difficile e malinconica. Ma la felicità dev’essere qualcosa di molto vicino al bello. E che si raggiunge insieme. Come sempre sanno fare gli italiani con se stessi e con gli altri, mano nella mano, nel momento della difficoltà.

 

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