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Eliot Ness, l’uomo che catturò Al Capone. Fu vera gloria?

di Matteo Persivale dal “Corriere della Sera” del 7 giugno 2022

Eliot Ness, il vero Eliot Ness, non quello dei telefilm e del cinema e dei romanzi gialli, morì solo, nella cucina di casa, davanti all’acquaio, mentre si versava un bicchiere d’acqua. Lo trovò la moglie – il bicchiere in frantumi, la camicia bianca bagnata – stroncato da un infarto a soli 54 anni.

Ne erano passati solo venticinque dall’arresto clamoroso di Al Capone a Chicago, dalla gloria degli «intoccabili» che lo rese famoso e lo spinse a Cleveland che allora era la città più corrotta d’America, ancor più di Chicago, e della quale per molti anni fu «direttore della pubblica sicurezza», cacciando i poliziotti che prendevano mazzette o semplicemente fannulloni, riportando in auge quella che era sempre stata la sua ossessione: la legge.

Adesso che siamo alla vigilia del primo festival a lui dedicato (Eliot Ness Fest, 15-17 luglio) dalla cittadina di Coudersport, Pennsylvania, dove morì, tornano inevitabili le precisazioni degli storici, e dei media americani: sì, Ness fu un uomo di straordinaria integrità morale. La sua squadra rimane ancora oggi un modello organizzativo, e dalle ceneri dell’organo preposto a far rispettare il proibizionismo sull’alcol nacque un’importante agenzia federale tuttora attiva, la C, che ha giurisdizione su alcol, tabacco e (almeno sulla carta, i lobbisti l’hanno azzoppata) le armi da fuoco (e l’atrio della sede di Washington è stato a lui intitolato).

Però la statua di Eliot Ness, l’eroe che fa arrestare Capone è l’ultima, in ordine di tempo, abbattuta dall’America che ripensa profondamente la sua storia. Ci ha appena pensato il magazine del Washington Post, che ha interpellato Jonathan Eig, l’autore dell’eccellente saggio Get Capone , «Arrestate Capone», che ridimensionò il suo ruolo nel caso del gangster più temuto d’America.

«Eliot Ness fu coinvolto nel tentativo di interrompere il flusso d’alcol che viaggiava verso Chicago e venne incaricato di cercare prove in materia di contrabbando, ma non trovò mai prove sufficienti per costruire un solido caso contro Capone. Ebbe un piccolo ruolo». Come è noto, Capone finì in carcere per evasione fiscale: e la questione centrale è che, per motivi ovvii, sarebbe stato complicato scrivere libri, creare telefilm e film dedicati a una squadra di contabili che lavorano certosinamente sui libri delle varie attività di Capone.

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In Pennsylvania, al festival diretto da Stephen Green, presidente dell’Eliot Ness Museum, ci sarà «un’opportunità per rivivere uno dei periodi più interessanti e violenti della storia americana». Con film, una parata e rievocazioni storiche. Il 2022 è l’anno del 50esimo anniversario della fondazione della Atf: il vicedirettore associato e direttore operativo dell’agenzia, Thomas Chittum, terrà il discorso iniziale dedicato al padre nobile della sua agenzia.

Certo, quando Ness si candidò come sindaco di Cleveland nel 1947 fu sconfitto, finì sul lastrico a causa di investimenti sbagliati e – la Storia ha un crudele senso dello humour – il simbolo del Proibizionismo cominciò a bere troppo, segnando la sua condanna a morte. Quando morì, dimenticato, il New York Times non scrisse neanche una riga, i giornali di Chicago – la sua città – un colonnino. 

Sei mesi dopo però uscì la sua prima biografia, indubbiamente romanzata, che ispirò il telefilm con Robert Stack amatissimo da due generazioni (Stack con l’abito grigio sempre impeccabile e la camicia bianca come il vero Ness, ma il mitra Thompson era un’invenzione degli sceneggiatori) e il film di Brian De Palma con Kevin Costner contro Robert DeNiro e soprattutto la sceneggiatura cult di David Mamet al culmine della bravura («Sei solo chiacchiere e distintivo», «Lei non è di Chicago», e così via una battuta memorabile dopo l’altra). 

E ci sono anche i libri, il serial scritto da Max Allan Collins dedicato a lui, uno dei quali ispirerà il film ora in lavorazione, diretto da Uwe Boll, sulla vera storia del caso del serial killer di Cleveland che sfuggì a Ness. Fu vera gloria?

Gli «Untouchables» davvero non potevano essere corrotti, una rarità a Chicago, e i biografi di Ness segnalano la modernità del suo approccio al crimine (tecnologia, lavoro capillare sulle strade cittadine con lotta senza quartiere alla brutalità dei poliziotti). Il resto? Una storia che tuttora fa riflettere e ispira – Hollywood ci ha insegnato che a volte i film più belli sono quelli che raccontando bugie ci dicono la verità.

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