Sul nostro sito abbiamo già parlato dell’interesse dell’Italia durante il periodo fascista nell’investimento in tecnologie verdi ed ecologiche. Quelle che oggi si definiscono green. Nel 1930 a Chisimaio, in Somalia, venne introdotto un sistema eolico sperimentale, per la produzione di energia elettrica, che coprì il 72% del fabbisogno della città. Oppure del rimboschimento in Tripolitania operato tra il 1924 e il 1932, con 4,5 milioni di piante, piantate dalla Milizia Forestale, che bloccarono la desertificazione.
Medesimo lavoro venne svolto a Mogadiscio tra il 1931 e il 1933 per bloccare la duna mobile che circondava la città.
Il rimboschimento della duna, programmato e attuato nell’arco di due anni, allestendo appositi vivai per permettere l’acclimatamento delle nuove piante, coprì una zona di 68 ettari.
Inoltre nella zona erano totalmente assenti acque sorgive. La costruzione di pozzi sia per la popolazione indigena e il bestiame sia per l’irrigazione dei viali e dei giardini rese possibile l’opera di rimboschimento. Vennero realizzati 6 nuovi pozzi presso il villaggio arabo, di cui 5 con abbeveratoi per il bestiame, 1 nuovo pozzo per l’irrigazione sul nuovo lungo mare, e 4 nuovi pozzi nelle recenti zone di espansione previste dall’ultimo Piano Regolatore.
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