di Paolo Zannetti da Destra.it del 22 dicembre 2023
Prima che il 2023 scompaia dai nostri orizzonti, va ricordato il 90mo anniversario di quello che molti hanno chiamato il secondo “giorno dell’infamia”, parafrasando il famoso discorso di Franklin D. Roosevelt (FDR) dell’8 Dicembre 1941, il giorno dopo il proditorio attacco giapponese a Pearl Harbor, nelle Hawaii.
Cosa avvenne nel 1933? Con l’Ordine Esecutivo 6102 del 5 Aprile, e con la solita scusa “dell’emergenza” e del prevenire le “speculazioni”, venne ordinato all’intera popolazione degli Stati Uniti – persone, associazioni, ditte – di consegnare allo Stato tutto l’oro in loro possesso – monete, lingotti, e certificati aurei. La consegna doveva avvenire entro poche settimane (il 1mo maggio). La violazione dell’Ordine poteva essere punita con una multa fino a $10 mila dollari (di allora) ed il carcere fino a 10 anni. Le eccezioni erano poche; per esempio, i dentisti potevano mantenere una piccola riserva aurea per il loro lavoro.
La Federal Reserve del governo di FDR pagò l’oro raccolto a $20.67 per oncia. L’anno dopo il prezzo dell’oro venne fissato a $35 per oncia. Fu una delle più grandi estorsioni della storia. Un furto legalizzato. Il presidente giocò la carta del patriottismo per convincere molti dell’utilità e della legalità di questa azione. Sembra però che solo un quarto dell’oro in mani private sia stato consegnato. E va anche detto che il governo americano fu abbastanza mite nell’implementazione di questa legge.
Quale era il problema? Dopo la crisi del 29, sia il presidente Hoover e sia FDR credettero che la crisi economica potesse essere risolta con grandi azioni di investimenti e spesa pubblica. Molti economisti – primo fra tutti il famoso premio Nobel Milton Freedman – ci hanno spiegato che era esattamente il contrario e che raccattare denaro e valori in mani private non aiutava, ed anzi peggiorava, la situazione economica generale. Infatti, l’America aveva patito forti crisi economiche prima del 1929 – per esempio la recessione del 1907-1908 – ma queste crisi si erano risolte abbastanza velocemente, mentre la crisi del 29 continuò praticamente fino all’inizio della Seconda Guerra mondiale.
Per inciso, questo è un problema che rimane molto attuale. Basti vedere la situazione drammatica in Argentina, con enormi problemi di inflazione dopo decenni di Peronismo, Socialismo e di aumento della spesa pubblica. Il nuovo presidente eletto – Javier Milei, “Mister AFUERA” – forse riuscirà a migliorare l’economia nazionale. Il fatto che abbia dato ai suoi cagnolini i nomi di grandi economisti libertari (compreso Milton Friedman) sembra incoraggiante.
Nel 1933, FDR voleva risolvere la crisi stampando denaro e tassando, ma non poteva farlo perché la legge di allora vincolava la stampa di moneta alle riserve auree, che dovevano coprire almeno il 40% della valuta stampata. Con la sottrazione aurea alla popolazione, FDR si trovò ad avere riserve auree che coprivano il 69% della moneta in circolazione, permettendo quindi di finanziare grandi spese ed interventi: il New Deal. Fu una politica inflazionaria che non risolse la crisi economica, ed anzi iniziò un periodo di espansione del governo federale – espansione che dura tutt’oggi e che molti ritengono parassitaria, specialmente in un paese – gli USA – che dovrebbe essere una Unione di Stati indipendenti.
FRD aveva promesso nella campagna elettorale del 1932 una riduzione del 25% delle spese federali. Al contrario, grazie alla confisca aurea, alla fine del suo primo mandato nel 1936 le spese erano raddoppiate e la moneta svalutata di circa il 50%.
Fu solo nel 1971 che il Presidente Richard Nixon abolì ogni legame tra dollaro ed oro, permettendo quindi la stampa di moneta senza il 40% di riserve auree. Nixon promise che questa sua azione legislativa non avrebbe causato la svalutazione del dollaro rispetto all’oro. Fu una bugia, o una speranza illusoria. Dal 1971 ad oggi, l’oro è passato da $35 a più di duemila dollari l’oncia. E fu solo nel 1974 che il Presidente Gerald Ford legalizzò il possesso di oro per gli americani.
La confisca aurea fatta da FDR ancora oggi pesa sull’economia e sulle decisioni del mercato americano. Molti si chiedono se questa estorsione si potrà ripetere in futuro. Nessuno può dare una risposta. Resta il fatto che le monete d’oro prodotte prima del 1933 hanno un valore di mercato leggermente più elevato, non per ragioni numismatiche, ma semplicemente per l’opinione di molti esperti che le ritengono escluse da possibili confische future.