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Quando la Destra sognava l’alternativa e puntava sulla cultura

di Hervé A. Cavallera per Storia In Rete

L’Istituto di Studi Corporativi (Isc), diretto da Gaetano Rasi e presieduto da Ernesto Massi, che operò tra il 1972 e il 1992 e che ebbe un suo punto di riferimento nella «Rivista di Studi Corporativi», costituisce una pagina importante della storia culturale della Destra italiana e Rodolfo Sideri ne ricostruisce nel suo volume, in maniera rigorosa e molto accorta, le vicende nel suo Sognando l’alternativa. Storia dell’Istituto di Studi Corporativi, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2022, pp. 256, € 27,00.

L’Istituto nasceva nel quadro del recupero della sinistra da parte di Almirante e per poter svolgere una politica del doppio forno, per così dire: cercare e sfruttare eventuali spazi di penetrazione nel sistema e, nello stesso, tempo, proclamare di essere alternativi allo stesso» (p. 43). Di fatto, Rasi, che nella rivista si giovava di un comitato scientifico composto da C. de Ferra, L. Gallinari, G. M. Pozzo, F. Tamassia, G. Tricoli, G. Uscatescu, si ricollegava alle tesi corporativiste del filosofo Ugo Spirito, il quale nei primi anni Trenta aveva mirato a svolgere una funzione innovativa nel regime. L’inaugurazione dell’Istituto avvenne il 30 ottobre 1972 e vi partecipò lo stesso Spirito. I lavori furono conclusi da Giorgio Almirante, allora Segretario del Msi, nelle cui parole si scorgeva il tentativo «di conciliare destra e sinistra missina; e di farlo, per lo più, nel segno di un tema tipicamente “di sinistra” quale il corporativismo» (p. 38). Furono inoltre istituite varie sezioni staccate a Torino, Lecce, Crotone, Padova, Milano, Catanzaro. «Tutte le sedi distaccate avevano il compito di vendere le pubblicazioni dell’Isc e di organizzare, in accordo con Roma, incontri e  convegni» (p. 41). Non mancava insomma il progetto di una forte incidenza sulla cultura della Destra italiana.

Ora si trattava, negli anni ’70 in un contesto in movimento dopo gli anni della contestazione, di formare un’èlite culturale capace di rifondare davvero un partito che, anche attraverso il recupero del gentiliano umanesimo del lavoro, recuperasse  certe istanze espresse dalla Sinistra, come apparve nel dibattito della prima Assemblea Nazionale Corporativa (23-24 febbraio 1974). Ed effettivamente l’impegno non mancò. Come scrive Sideri, l’attività di formazione non si limitò alla scuola di partito in quanto si promossero conferenze e vennero coinvolte tutte le federazioni del partito (pp. 61-62), sì da costituire nel 1975 una Costituente di Destra. Inoltre «tra i compiti che l’Istituto svolse per il partito vi fu anche l’organizzazione dell’unico archivio per la storia del Msi: un compito che interessò di più l’Isc che il partito. Il progetto iniziò nel 1986, in occasione del quarantennale della fondazione del Movimento» (p. 83), come pure si pensò  alla pubblicazione di lavori storici sul partito. Nacque così l’idea di una collana, “Le radici e il progetto”, divisa in I protagonisti (Marinetti, D’Annunzio, Gentile, Costamagna, Bottai, ecc.), I problemi (nazione, corporativismo, sindacalismo, partecipazione, ecc.), L’attualità (sanità, anziani, droga, urbanesimo, ecc.). Tutto però si risolse nella pubblicazione di tre volumi. Il rapporto col Fascismo veniva a sua volta affrontato nella Collana “Protagonisti e testimonianze”, sì da andare oltre una mera rilettura del Ventennio. Puntualizza Sideri: «l’Istituto si rendeva ben conto che la pregiudiziale antifascista, oltre a ghettizzare il Movimento Sociale Italiano, finiva per sterilizzare la proposta dell’alternativa corporativa al sistema. Per questo occorreva, da un lato non restaurare né rinnegare, ma dall’altro, e principalmente, dimostrare come l’antifascismo fosse un artificio retorico di cui il sistema dei partiti si serviva per contrapporre le nuove generazioni ed evitarne quell’unione che avrebbe potuto abbattere il vecchio e ormai fallito sistema. In nome, chiaramente, del corporativismo» (p. 107).

Di fatto Rasi si spese non poco non solo per la direzione materiale dell’Istituto, ma per diffondere la sua visione  del corporativismo, il quale «è una concezione insita nella natura delle cose, quando una civiltà raggiunge un notevole grado di elevazione morale e intellettuale» (p. 111). Sotto tale aspetto, come ben rileva Sideri, l’Isc manifesta l’esigenza di una ideologizzazione della politica che poi, gentilianamente, è una eticizzazione della stessa. Di qui il concetto di partecipazione come condivisione e il recupero del pensiero mazziniano per la sua mistica del dovere (p. 116), con il conseguente superamento sia dello Stato liberalcapitalistico sia di quello socialistico.

Naturalmente una posizione di tal fatta non era sempre condivisa da tutti gli esponenti del partito e Sideri ricostruisce con grande equilibrio i vari dibattiti interni come quello (pp. 142-146) tra Rasi, Adriano Romualdi e Gaetano Moricca. Né meno importanti erano i temi del lavoro, dell’economia e dell’ambiente. E sulla rivista Antonio Arena lamentava la disumanizzazione dell’economia prodotta dal culto della competitività proprio delle società capitaliste (p. 160). Di qui l’attenzione al mondo dei giovani, con conseguente «rifiuto della Contestazione del ’68 in quanto rivolta dei giovani borghesi che non contestavano il sistema, ma volevano solo un ricambio generazionale per impadronirsene […], ma apertura, se non empatia, verso quelle rivolte che si ponevano in contrasto con il regime partitocratico» (p.176). E non minori attenzioni furono rivolte alla questione meridionale e al mondo cattolico, pur con posizioni di un cattolicesimo ghibellino (pp. 193-200). Così come non mancarono critiche ad una unione europea meramente determinata da ragioni economiche (p. 210).

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All’inizio degli anni Novanta fu chiaro che il Msi aveva preso una linea operativa lontana dal corporativismo. I finanziamenti furono sempre più ridotti e il 9 novembre del  1992 Rasi scriveva a Gianfranco fini, allora Segretario del partito, di sospendere le attività e l’Isc  si estinse poco dopo. E tuttavia gran parte degli intellettuali, con in prima fila Rasi, confluirono nella “Fondazione Ugo Spirito” che era stata costituita nel 1981.

Il rigoroso e documentatissimo volume di Rodolfo Sideri ricostruisce pertanto     non solo le vicende esteriori di un istituto non adeguamento conosciuto, ma soprattutto, come dice il titolo, il grande progetto di un’alternativa al sistema che un gruppo di intellettuali della Destra italiana elaborò e portò avanti per vari lustri, anche diversificandosi dalle stesse indicazioni ufficiali del  partito a cui si rifaceva e da cui era sovvenzionato. Si trattò effettivamente di una avventura di idee che partiva dal grande progetto corporativista degli anni Trenta e che veniva ripensato e aggiornato alla luce di quanto accaduto negli anni Quaranta. Fu, ancora una volta, il percorso di intellettuali che vollero incidere sulla realtà politica. Un grande laboratorio di idee che ebbe numerosi scambi con diversi istituti e intellettuali europei ed extraeuropei.

In realtà, per certi aspetti, il suo punto debole fu paradossalmente quello di precorrere i tempi, individuando troppo presto quello che sarebbe accaduto molto tempo dopo. Acutamente Sideri rileva che l’Isc aveva colto la crisi della partitocrazia e che il crollo delle ideologie e dei partiti ha  «lasciato il posto a una deriva personalistica che ha cancellato la competenza a favore dell’apparenza. […] Il tasso sempre più elevato di astensionismo negli appuntamenti elettorali certifica […] la fine di ogni aspirazione alla partecipazione, così come le misure assistenzialistiche hanno distrutto, in Italia, lo stesso concetto di dignità del lavoro»(pp. 6-7).

Sognando l’alternativa non è così solo la storia di un istituto e degli uomini che in esso si segnalarono, ma è anche la descrizione di un grande progetto di rilancio della vita politica sotto il segno della competenza e dell’etica. Un progetto che  tutt’oggi, tra le macerie di una società occidentale destabilizzata eticamente e politicamente, conserva il suo fascino. Così il volume mentre ricostruisce un’avventura di idee stimola  a riprendere con forza un impegno politico che recuperi l’ideale e la competenza.   

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