Un saggio di Peter Hopkirk racconta i tentativi di ribaltare, a Oriente, il primo conflitto mondiale
di Matteo Sacchi da Il giornale del 17 luglio 2022
Se si guarda una foto del Kaiser tedesco Guglielmo II (1859-1941), con l’alta uniforme ed i baffi a manubrio, si stenta a credere che anche la più spericolata delle spie, il più funambolico degli agenti propalatori di sommosse, abbia cercato di farlo passare per un converso segreto dell’Islam, la spada venuta da Occidente per scacciare l’oppressione britannica e francese dai territori soggetti alla legge del profeta Maometto, la pace su di lui.
Eppure… Eppure furono queste le bugie che il carismatico e spietato agente tedesco Wilhelm Wassmuss (1880-1931) usò per sobillare parte della popolazione persiana contro gli inglesi durante la Prima guerra mondiale. Contattò i capi tribù Tangistani raccontando della conversione segreta all’Islam del Kaiser, e della maggioranza dei tedeschi. Avendo perso tutte le sue attrezzature mentre gli inglesi lo braccavano, si era costruito una finta radio, aveva in pratica solo un’antenna e un magnete da cui far partire delle scintille. Con questi eseguiva spettacoli da prestigiatore con cui ingannava i capi tribali, inventando incredibili conversazioni con Berlino e messaggi diretti dall’imperatore tedesco a ciascuno di loro.
Abbastanza per trasformare Wassmuss nel Lawrence tedesco, una vera spina nel fianco dei britannici per gran parte della guerra. Quello che abbiamo appena raccontato è soltanto uno dei tanti tasselli del tentativo espansionistico prussiano verso il Medioriente e l’Asia che si possono leggere in Servizi segreti a oriente di Costantinopoli (Edizioni Settecolori, pagg. 564, euro 32). Questo saggio firmato da Peter Hopkirk (1930-2014) ricostruisce nel dettaglio il drang nach Osten che la Germania guglielmina sognava di mettere in atto, arrivando all’idea di minare la potenza britannica colpendola direttamente nel cuore economico dell’impero: l’India.
Hopkirk, reporter e viaggiatore espertissimo di Asia e premiato dalla Royal Society, racconta con piglio puntuale ma sempre divertente una vicenda complessa, e relativamente poco nota nei suoi dettagli e che va oltre quello che, tradizionalmente, gli storici chiamano il Big game per il controllo dell’Asia centrale. Se di questa partita geopolitica è sempre stato molto raccontato lo scontro tra britannici e russi, messo in sordina ai primi del novecento per le nuove tensioni con gli Imperi centrali, oppure l’avventura di Lawrence d’Arabia che contribuì a detonare l’Impero turco, il ruolo tedesco è stato spesso soltanto accennato. Eppure fu determinante.
Sin dalla caduta di Otto von Bismarck (lasciò il cancellierato nel 1890) una parte dell’intellighenzia tedesca iniziò a progettare un piano ardito per minacciare il dominio inglese nel continente indiano. Le mosse fondamentali?
Un’alleanza con la Turchia che consentisse di minacciare il Canale di Suez e di costruire una ferrovia che dalla Germania arrivasse al Golfo persico. Da lì rifornire e finanziare qualunque movimento di rivolta nell’India britannica. E ancora sfruttare l’autorità religiosa del sultano turco, formalmente il capo supremo dell’Islam, per far scoppiare una guerra santa che coinvolgesse i seguaci del profeta Maometto in tutti i domini e i protettorati dei britannici.
Un piano folle su cui scherzare come fece il giornale satirico Punch con il titolo «Deutschland über Allah!»? No davvero. La spinta tedesca all’ingresso della Turchia in guerra fu davvero fortissima. La rocambolesca missione tedesca per trascinare in guerra l’Afghanistan, capitanata da Werner Otto von Henting, e minacciare da nord l’india velleitaria. Ma fece tremare a lungo Londra. I piani tedeschi per sovvenzionare vari ribelli indiani crearono una rete terroristica che produsse attentati a Londra e finì per generare imbarazzo diplomatico persino negli Stati uniti, dove si trovava una consistente ed arrabbiata comunità Sikh. Dagli Usa tentarono di rimpatriare in migliaia, sperando nelle armi tedesche e finirono arrestati o confinati grazie all’efficiente sistema di sorveglianza britannico. Il risultato fu un’incredibile scia di sangue, una tremenda serie di rovesci militari ottomani e anche l’inizio di una serie di scontri etnici pagati carissimi dagli Armeni e anche dalla popolazione greca d’Anatolia.
Ma non solo tedeschi, questa guerra di spie che dopo la caduta della Russia e la sua frammentazione, la storia spesso ritorna sugli stessi percorsi, costrinse i britannici ad intervenire in Azerbaigian in un complesso gioco di equilibri tra Russia e Turchia. E si concluse nuovamente nel sangue.
Seguendo Hopkirk in questa lunghissima narrazione ci si trova a seguire l’evoluzione di una sciarada mortale che traccia un percorso diverso a quello di libri famosi sulla Prima guerra mondiale, come ad esempio Sonnambuli di Christoper Clark.
Difficile dire che l’entourage di Guglielmo II e molti degli intellettuali tedeschi che spinsero per la grande impresa ad Oriente non avessero le idee chiare sui loro scopi. Paul Rohrbach ad esempio scriveva: «Ove riposa il destino della Germania? Riposa a Est, in Turchia… in Mesopotamia… in Siria». E non era certo una voce isolata, c’era chi desiderava un espansione sino alla Cina basta prendere atto di cosa disse l’ammiraglio Tirpitz (l’autore della corsa alla guerra navale che precipitò il conflitto a von Bülow dopo aver occupato il porto cinese di Tsingtao: «Centinaia di migliaia di cinesi tremeranno quando sentiranno il pugno di ferro della Germania sul collo, mentre l’intera nazione tedesca sarà felice che il proprio governo abbia compiuto un atto virile». La flotta d’acciaio e la linea d’acciaio della ferrovia Berlino – Baghdad portarono ad esiti ben diversi. Non bastarono le eroiche e fantasiose spie tedesche a cambiare il destino. I loro precisi piani annegarono nel marasma d’Oriente, un marasma che gli inglesi conoscevano meglio, per pratica di lunga data e, in parte, per averlo anche provocato, con il più classico divide et impera.
Seguire le rotte di questa lotta sotterranea dei primi decenni del Novecento non è soltanto un viaggio nel passato, che dimostra che la realtà è superiore a qualsiasi romanzo, ma anche un viatico a capire alcuni dei percorsi sotterranei, delle linee di forza, che caratterizzano ancora il presente.