“Tutti i colori del calcio. Storia e araldica di una magnifica ossessione“ di Alessandro Savorelli e Sergio Salvi letto da Tullio Fazzolari
di Tullio Fazzolari da Start Magazine del 6 Agosto 2022
E adesso che sta per cominciare il campionato di calcio è arrivato il momento che i tifosi sappiano la verità. Le bandiere che sventolano con entusiasmo, le sciarpe che portano al collo con orgoglio, le maglie e i gadget che si affannano a comprare spesso non sono quasi mai quelli autentici. Per esempio gli juventini per essere fedeli alle proprie origini dovrebbero essere rosanero anziché bianconeri. E i rosanero del Palermo dovrebbero invece tornare al rossoblù. Mentre il Genoa rossoblù ha iniziato la sua gloriosa storia vestito all’inglese indossando casacca bianca e pantaloni neri.
Mettiamoci pure che la Fiorentina non era viola ma biancorossa quand’è nata a metà degli anni ’20 e basta per intuire che nel football italiano c’è stato una sorta di sconvolgimento cromatico. Per saperne di più esiste un solo libro che racconta com’è andata: “Tutti i colori del calcio. Storia e araldica di una magnifica ossessione” (Le Lettere, 226 pagine, 19 euro) scritto qualche anno fa da Sergio Salvi e Alessandro Savorelli. Entrambi gli autori sono autorevoli docenti universitari ma, al di là della propria materia d’insegnamento, condividono una passione per lo sport (in particolare calcio e rugby) e per l’araldica. Per quanto strano possa sembrare, sono due facce della stessa realtà. La maglia, lo stemma e i loro colori sono il “simbolo in cui si identifica e rappresentano una fede in cui si crede”. Vale anche o soprattutto per il calcio e questo dimostra che l’araldica non è roba per pochi e aristocratici eletti ma coinvolge decine di milioni di tifosi.
“Tutti i colori del calcio“ ripercorre una storia del football italiano mai raccontata in maniera esaustiva raccontando nel dettaglio tutti i momenti decisivi in cui il “simbolo” di una squadra è stato scelto o cambiato. A volte scelte e cambiamenti sono avvenuti per obiettive esigenze. In altri casi, soprattutto durante il fascismo, è intervenuta la politica. In altri ancora tutto è successo per rivalità cittadine. Per esempio quelle molto sentite fra i capoluoghi toscani. Iniziò la Lucchese scegliendo il colore rossonero in omaggio alle vittorie del Milan. L’immediata conseguenza fu che la squadra del Pisa abbandonò la maglia biancorossa e adottò quella neroazzurra per simpatia verso l’Inter rivale del Milan. E al Siena non rimase che scegliere il bianconero della Juventus ma almeno erano i colori della città.
Coerente con lo stemma comunale lo è stata per qualche anno anche la Fiorentina: maglia bianca e giglio rosso sul petto. Ma poi il suo fondatore Luigi Ridolfi, che era il gerarca più rispettato della città e anche il creatore del Maggio musicale fiorentino, optò per il viola. Pare in omaggio alla storia della sua famiglia, una delle più antiche della città, che nel Rinascimento aveva accumulato ricchezze con il commercio di quella tintura. Vero o falso che sia, fu comunque un successo tanto che il Times ha giudicato la maglia viola della Fiorentina una delle più belle del mondo. Storie simili “Tutti i colori del calcio” ne racconta un’infinità. E un po’ ci si riconcilia con lo sport vero e proprio dimenticando che, fra rischi di fallimento e procuratori onnipotenti, nel calcio di oggi ne succedono di tutti i colori ma in senso deteriore.