La chiamata di Mario Draghi per formare un governo di ‘salvezza nazionale’ è stata paragonata ad altri tentativi che si sono susseguiti dopo la fine della prima Repubblica per affidare a dei tecnici la soluzione dei problemi del Paese (Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, Mario Monti). Ma il primo esempio che dovrebbe essere ricordato è quello dell’incarico di supervisore della spesa pubblica (come ministro del Bilancio e vicepresidente) affidato da Alcide De Gasperi a Luigi Einaudi, governatore della banca d’Italia, nel maggio del 1947, in occasione del varo del IV° governo da lui guidato che segnò la rottura con le sinistre socialcomuniste.
Il problema cruciale era la lotta all’inflazione che minacciava la tenuta finanziaria dell’Italia e il contenimento della spesa pubblica, alimentata dalle richieste delle forze sindacali sostenute dalle sinistre. Insomma ridare un quadro di stabilità al Paese, in mancanza del quale non sarebbero giunti gli aiuti finanziari annunciati dagli Stati Uniti con l’ European Reconstruction Program (ERP, noto come Piano Marshall, dal nome del Segretario di Stato suo ideatore). Un po’ quello che potrebbe succedere oggi con il Recovery Plan europeo. Nel maggio del 1947, i segnali che si intendesse procedere nella direzione di una stretta creditizia per risolvere il problema erano molto forti, anche perché Einaudi ne aveva discusso a lungo fin dal mese di giugno con i tecnici dell’Ambasciata statunitense a Roma, i quali avevano approvato la manovra per i suoi riflessi sul bilancio, senza però coglierne interamente le implicazioni deflazionistiche e quindi, in prospettiva, potenzialmente recessive.
La sede scelta da Einaudi per far adottare l’attesa decisione restrittiva non fu però il Consiglio dei ministri, ma fu invece, significativamente, il Comitato interministeriale per il Credito e il Risparmio. Convocato d’urgenza da parte di Einaudi, il Comitato decise, con decorrenza 30 settembre, di portare al 20% dei depositi eccedenti dieci volte il patrimonio le somme che le banche erano tenute a investire in titoli o a depositare in uno speciale conto della Banca d’Italia, con la clausola che tali somme non avrebbero comunque dovuto superare il 15% dei depositi totali. A partire dal 1° ottobre avrebbe dovuto inoltre essere investito o depositato il 40% degli ulteriori incrementi rispetto ai depositi eccedenti il volume al 30 settembre, entro il limite del 25% dei depositi complessivi. A integrazione di questi provvedimenti, il 5 settembre veniva anche deciso l’innalzamento del tasso di sconto dal 4 al 5,50%. Complicato, ma così è. Con la prima misura, si puntava a frenare la speculazione e la crescita dei prezzi, con la seconda si volevano invece tutelare i possessori di titoli di Stato, evitando il pericolo di un ulteriore disamoramento da parte dei sottoscrittori.
Le misure adottate, sia per il loro oggettivo impatto contro le operazioni speculative e di accaparramento delle scorte che si erano verificate sempre più frequentemente negli ultimi mesi, sia per il chiaro messaggio che contenevano, produssero in tempi rapidi i primi significativi effetti. Nell’ultimo trimestre dell’anno la corsa dei prezzi finalmente si arrestò e in alcuni settori si cominciarono addirittura a manifestare tendenze opposte, che portarono a una loro diminuzione all’ingrosso poco inferiore all’8% e a una pari diminuzione del costo della vita. La ‘linea Einaudi’ aveva funzionato. Il Paese si era rimesso in careggiata e la minaccia americana di non inviare gli 11,5 miliardi di dollari promessi (in parte aiuti e in parte prestiti) non ebbe seguito. Un anno più tardi, dopo le elezioni dell’aprile del 1948, vinte trionfalmente dalla DC, Einaudi veniva eletto alla Presidenza della Repubblica.
Mario Draghi, oggi, ha di fronte condizioni e problemi molto diversi. Non ha un De Gasperi al fianco che lo copra sul piano politico. C’è Mattarella, ma non è la stessa cosa. Mentre il governo del 1947 doveva rompere con le sinistre, lui deve ottenere la più ampia convergenza per formulare un piano credibile per ottenere i 209 miliardi del Recovery Plan europeo e combattere una crisi sociale senza precedenti. Se nel 1947 la situazione politica era polarizzata oggi è polverizzata. Non sappiamo quale sarà la ‘linea Draghi’, se il tentativo andrà in porto e come sarà eventualmente valutata dagli storici del futuro. Azzardiamo però una previsione. Anche lui, in caso di successo, dopo un anno di mandato, rimessa la macchina in careggiata, passerà la mano e si avvierà, come Einaudi, verso il Quirinale.