Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera da “la Repubblica” del 2 febbraio 2024
Raramente una mostra in Inghilterra aveva ricevuto da tutti i principali quotidiani cinque stelle su cinque e complimenti tali. Ma, come spesso accade nel cuore dell’ex British Empire, qui sono pazzi per l’Impero Romano. Il Telegraph sentenzia: «Una delle mostre più potenti nella storia del British Museum». Il Times: «L’entusiasmo è irresistibile». Il Guardian: «Roma per tutti». L’Evening Standard: «Una rassegna mozzafiato ». […]
La rassegna del British Legion: Life in the Roman Army sarà visitabile fino al 23 giugno. Il Times scrive: «Dopo aver visitato questa mostra, pare di aver passato 25 anni a combattere per l’Impero».
Perché ci sono le armature di soldati e tanti “milite ignoto”, scudi, giavellotti, elmetti e spade, “mostri e messia”, prostitute e amanti dei castra romani, lettere su papiri dei soldati d’Egitto, fino alle “reliquie” di vittorie e tremende sconfitte. Come quella a Kalkriese, in Bassa Sassonia, dove tribù germaniche devastarono le legioni guidate da Publio Quintilio Varo nel 9 d.C. «Attenzione, ci sono anche resti umani», ovvero due legionari uccisi e seppelliti a Canterbury, «ma noi li trattiamo con cura e rispetto», avverte il museo. E poi lo scheletro intatto di un soldato romano travolto dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
«I romani vissero per essere ricordati», nota il Telegraph. E dunque questa mostra li ricorda così: c’è per esempio l’unico scudo legionario al mondo ancora perfettamente preservato e dipinto come un meraviglioso affresco di Pompei, «con lo stesso rosso sangue dei muri delle ville». C’è l’artiglieria del Vallo di Adriano, costruito dai romani per difendersi dai terribili Pici e altri irriducibili “barbari” dell’attuale Scozia: la macchina da getto “tormenta”, ma anche sagome che i legionari utilizzavano per esercitarsi e che il giornalista del Telegraph inizialmente confonde per «una statua celtica».
[…] L’esercito romano risale fino al sesto secolo avanti Cristo, ma è con l’imperatore Augusto (63 a.C. – 14 d.C.) che fare il soldato diventa una scelta di carriera. Perché i legionari ricevevano anche una sostanziosa pensione e gli stranieri che entravano nelle truppe ausiliarie potevano ottenere la cittadinanza per loro e la famiglia. Per questo, la mostra prova ad entrare nella testa, nelle aspirazioni e nelle paure di un soldato romano qualunque, dalla Scozia al Mar Rosso, dalla vita di famiglia al forte alla brutalità del campo da battaglia. Insomma, la macchina bellica di Roma raccontata da coloro che la conoscevano meglio di tutti: i soldati. «Vite ordinarie ma straordinarie», commenta il Guardian, «esemplificate nella mostra dalle tracce di due soldati egiziani, Terentianus e Apion». […]