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Le lettere inedite di Craxi: così pregavano “il cinghialone”

“Caro Bettino, grazie dal profondo cuore per quello che hai fatto. Tuo Silvio” – per l’immortale serie, “i morti aggrediscono i vivi”, le carte segrete di Craxi: Napolitano, Mieli, Occhetto, Scalfari, l’Italia in ginocchio dal ‘cinghialone’ – e poi dossier Scalfaro-sisde e Nicola Mancino, gli assegni di Galeazzo Ciano a Montanelli per l’articolo “il nuovo eroismo”, carteggi sui finanziamenti esteri del pci (la misteriosa finanziaria maltese Sapri broker), il passato “cinese” del pm Francesco Greco, una missiva sibillina in data 1979 di Cossiga a Licio Gelli, l’operazione di Carlo De Benedetti nel 1989 quando la sua Olivetti incorporò la srl System di Roma che di fatto era una cooperativa informatica legata al pci…

di Filippo Facci su Libero

Carte, appunti, fascicoli, informative, soprattutto lettere. Bettino Craxi spesso non le leggeva neanche, talvolta neppure le apriva: resta che ne riceveva a tonnellate. È ben chiaro che le missive fossero proporzionali, per numero e spesso per l’adorazione che promanavano, al potere che il leader socialista deteneva prima di schiantarsi: ecco perché sono centinaia e perché ne faremo se va bene un sommario. Come detto, non è solo posta più o meno confidenziale: ci sono lettere di portata storica – quella di Ronald Reagan, per esempio – più altre non meno importanti come quelle dei principali leader europei.

Ci sono carte e informative e dossier: roba interessante mischiata a spazzatura. C’è un dossier sull’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro circa i suoi rapporti col Sisde e coll’imprenditore Valerio Valetto. C’è una lettera autografa di Indro Montanelli in cui, il 31 luglio 1934, dichiara di ricevere 150 lire dall’Ufficio stampa del Capo del governo per l’articolo «Il nuovo eroismo»; allegato, anche il tagliando dell’assegno intestato a Galeazzo Ciano e girato a favore di Montanelli. Segue, poi, una ricevuta emessa dal sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda: riguarda «lire 200», in data 30 settembre 1934, per l’articolo «Necessità dello stile»; un’ultima ricevuta, il 9 febbraio 1935, vede Montanelli ricevere altre 200 lire per l’articolo «La famiglia»: Indro, di suo pugno, si scusa per il ritardo con cui accusa ricevuta.

Il caso Moro

Molte le carte sul caso Moro e sui rapporti Brigate Rosse-camorra. Di altre carte non sapremmo che dire: si passa da infiniti carteggi sui finanziamenti esteri del Pci (in particolare sulla misteriosa finanziaria Maltese Sapri broker, dove convivevano il cassiere Pci Renato Pollini e quel Renato Castellari morto suicida in circostanze misteriosissime nel 1993) sino al noto schema detto «canestrino» che permetteva al Pool di Milano, durante Mani pulite, di scegliersi il giudice; una serie di inquietanti informative riguardano poi Nicola Mancino – ex Dc, oggi vicepresidente del Csm – e alcune indagini del 1985 condotte dal pm Francesco Misiani per concussione aggravata e poi archiviate a Roma da Domenico Sica; altre carte, peraltro note, riguardano il passato extraparlamentare del pm Francesco Greco e alcuni suoi imbarazzanti interventi per inneggiare alla superiorità della giustizia cinese. Una serie di appunti riguarda poi un’operazione che Carlo De Benedetti avrebbe compiuto nel 1989 quando la sua Olivetti incorporò la srl System di Roma (via del Colosseo 9) che di fatto era una cooperativa informatica legata al Pci.

Le lettere di Francesco Cossiga a Craxi sono infinite e copiosissime, mentre non è chiaro il significato di una missiva di Cossiga indirizzata presumibilmente a Licio Gelli: «Caro Licio, ho ricevuto la tua segnalazione e mi sono mosso nel senso da te indicato…». Eccetera. È datata 5 aprile 1979. In parte da decifrare, nondimeno, una scrittura autografa datata 27 novembre 1984 e così denominata: «Verbale di intesa tra i signori Silvio Berlusconi e Calisto Tanzi. Nell’ipotesi di operatività economicamente equilibrata delle imprese televisive private oggi esistenti si conviene quanto segue…». Nelle pagine successive si parla dell’impegno di Berlusconi nell’assicurare adeguata copertura pubblicitaria a Euro tv (70 miliardi di lire dal 1985 al 1987) mentre Tanzi si impegna ad acquistare l’intero capitale sociale della Sedit spa per un totale di due miliardi di lire. Senza data, per contro, una missiva privata e autografa di Silvio Berlusconi: «Caro Bettino, grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità. Spero di avere il modo di contraccambiarti… Ancora grazie, dal profondo del cuore. Tuo Silvio». Non è noto se sia stata scritta a margine del «decreto Craxi» (che impedì l’oscuramento alla reti Fininvest il 20 ottobre 1984) o a margine di altre faccende. L’amicizia tra Craxi e Berlusconi del resto non è mai stata un mistero.

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Quanti magistrati…

Ci sono anche lettere o bigliettini di magistrati. Ce n’è uno del procuratore generale presso la Cassazione Vittorio Sgroi (28 marzo 1987) e un altro in cui il procuratore generale di Milano Giulio Catelani, il 5 marzo 1992, ringrazia vivamente per «il buon ricordo di una piacevole serata in cui ho avuto l’occasione e il privilegio di conoscerla». Normale: ma va detto che in quel periodo l’alba di Mani pulite era già sorta. Meno di un anno dopo Catelani smetterà di spedire ai politici non solo le missive, ma pure gli inviti per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. E nella primavera del 1993, un anno dopo, dirà: «La nostra è una rivoluzione legale e saggia che dura da poco più di un anno, ricordatevi che quella francese è iniziata nel 1788 ma è finita solo nel 1794». Tra le carte craxiane spunta anche una lunghissima lettera di Adolfo Beria di Argentine (eccellente ex procuratore generale di Milano, padre della giornalista Chiara) che in data 11 aprile 1990 delucida Craxi sulla questione Cir-Mondadori-Fininvest: «Oggi sono sempre più convinto di essere stato nel giusto a sostenere che era meglio che la vicenda venisse risolta in sede arbitrale e non fosse portata davanti alla magistratura milanese con provvedimenti cautelari ed urgenti. Con viva cordialità, tuo affezionatissimo».

…e uomini di potere

Va da sé che la parte del leone la facciano le lettere e i messaggi e le suppliche dei vari politici. Infinite le personalità internazionali – dalla Thatcher a Boutros Ghali – e numerosi gli scambi epistolari con Marco Pannella, Armando Cossutta, Emma Bonino, una lettera di Mario Segni, altre più datate di Loris Fortuna, in sostanza tutti i segretari dei partiti di allora. Compare anche una lunga lettera di Umberto Bossi all’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato (25 giugno 1992, Mani pulite furoreggiava) in cui il senatur commenta le linee programmatiche del governo. Molti i bigliettini di cordiale scambio con Giorgio Napolitano: sia che fossero scritti da semplice parlamentare del Pci (ala migliorista, già accusata di intelligenza col nemico socialista) sia da presidente della Camera quale fu dal 1992 al 1994. Questo bigliettino è dell’11 marzo 1988: «Caro Bettino, Ci terremmo, e ci terrei, al tuo intervento. Potrebbe essere una buona occasione di dialogo e convergenza. Posso contarci?». Altri messaggi volanti: «Parlerà ora Capanna, e poi io, e riprenderò il tema di una possibile missione europea, su cui Andreotti non ha detto nulla». Quando invece Napolitano gl’inviò la seguente, ed è interessante, era il 4 agosto 1992 e in teoria Craxi si era già avviato a divenire un appestato politico: «Desidero informarla di averla chiamata a far parte della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali». Notare che Napolitano è passato al «Lei». Anche Francesco Rutelli, da radicale, è piuttosto assiduo. Nel luglio 1991 scrive a Craxi per lamentarsi che una sua lettera non è stata pubblicata dall’Avanti!: «Non è stata pubblicata domenica, né martedì né mercoledì. Oggi abbiamo addirittura appreso che il direttore Villetti se l’è persa!». Terribile. Sarà per questo che nell’autunno 1993, durante la campagna elettorale per le amministrative di Roma (ballottaggio Fini-Rutelli), l’ex radicale e neo progressista dichiarerà a tutti i giornali, di Craxi, che «sognava di vederlo consumare il rancio in carcere».

Ci sono anche un paio di testimonianze della politica che fu e dei galantuomini che l’abitavano: altro che casta. Questa lettera-ricevuta è datata 31 dicembre 1945 ed è scritta su carta intestata dell’Avanti!: «Riceviamo dal compagno Pietro Nenni la somma di lire 350.000 quale rimborso del prestito che gli era stato fatto dall’amministrazione del Giornale Avanti! in occasione dell’acquisto da lui fatto della macchina Lancia, cedutagli a prezzo speciale dai compagni di Torino».

Scrive il Quirinale

Quest’altra invece è datata 4 aprile 1985, ed è su carta intestata del Quirinale, firmata Sandro Pertini: «Caro Craxi, mi è stato sottoposto per la firma il disegno di legge di rivalutazione dell’assegno personale e della dotazione della Presidenza della Repubblica… Riconosco che un adeguamento delle voci, dopo circa 20 anni dall’ultima rivalutazione, è necessario… (tuttavia auspico che) la decorrenza della corresponsione della nuova misura dell’assegno sia fissata in una data successiva alla scadenza del mio mandato. A questo fine, ti restituisco il disegno di legge perché sia emendato in senso suddetto».

Le lettere di varia estrazione, infine, non si contano. Dal politologo Gianfranco Pasquino (1989) al professor Umberto Veronesi (natale del 1985) alla Valletta Sabina Ciuffini, alle sorelle Fendi (5 maggio 1984, incoraggiamento e stima) sino addirittura a Toni Negri. E scambi politici con Norberto Bobbio, altri appena diversi con Sandra Milo, con Francesco Alberoni, Nicola Trussardi, mezzo mondo. Prima della pioggia, ovviamente.

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Inserito su www.storiainrete.com il 4 gennaio 2009

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