L’altra schiavitù: pirati musulmani a caccia di islandesi nel ‘600

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E’ una storia davvero poco nota e sorprendente quella che racconta il nuovo saggio di Karl Smàri Hreinsson e Adam Nichols: “Schiavi dal Nord” (Passaggio al Boscco, pp. 236, € 16,00). Nell’estate del 1627, i corsari barbareschi fecero un’incursione in terra d’Islanda: razziarono i villaggi, uccisero decine di persone e ne catturarono più di quattrocento, sequestrando i prigionieri sulle loro navi e trasportandoli in Nord Africa per essere venduti come schiavi. Questi tragici eventi – che gli islandesi definirono “rapimenti turchi”, anche se compiuti da pirati di nazionalità marocchina – sono stati letteralmente silenziati dalle cronache ufficiali. Questo libro – che tratta la vicenda dell’attacco a Grindavík, con le sue pesantissime conseguenze – racconta una storia che non è mai stata divulgata. Un fatto per nulla secondario, che mette in discussione la narrazione dominante sullo schiavismo e getta uno sguardo obiettivo sul macabro traffico di esseri umani che attraversò gli scorsi secoli. “Schiavi dal nord” è un insolito spaccato di storia europea: una pagina intrisa di sangue e di umana sofferenza, ma anche di dignità profonda, di spirito di adattamento e di resistenza alle avversità. Una testimonianza controcorrente, capace di dimostrare quanto tenace possa rivelarsi l’essere umano, bramoso di vivere e di riconquistare la libertà perduta.

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