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La principessa di Lamballe: una relazione pericolosa con Maria Antonietta

Ricordata da Vittorio Alfieri nel Misogallo, Maria Teresa di Savoia-Carignano, principessa di Lamballe, è una delle vittime dei massacri rivoluzionari del settembre 1792. Nata a Torino, ha trascorso metà della breve vita in Francia: così per i francesi è italiana; per gli italiani è francese… Il cinema americano l’ha rappresentata in Marie-Antoinette di Sofia Coppola, che Thierry Frémaux mise in apertura del Festival di Cannes, urtando qualche sensibilità nella République. La regina Maria Antonietta, a sua volta per i francesi è un’austriaca; per gli austriaci è una francese… Queste donne, martiri politiche, sono trascurate dalla memoria dominante. Utile quindi il saggio di Emmanuel de Valicourt.     

di Ayrton Morice da Point de Vue. Traduzione di Nicola Caricola da Il Barbadillo del 8 febbraio 2022

Della principessa di Lamballe, nata a Torino come Maria Teresa di Savoia-Carignano, la storia ricorda la testa su una picca: quella di una donna fragile e malinconica, che pagò caro il troppo grande attaccamento alla regina di Francia, Maria Antonietta. 

La principessa di Lamballe è nota per la morte più che per la vita, sebbene non sia stata una vita anodina. Il supplizio del 3 settembre 1792 ha eclissato tutto, riducendola a capro espiatorio di un regime di cui non aveva capito le poste in gioco. Ciò è bastato per incuriosire Emmanuel de Valicourt. Attraverso un racconto senza maschera, questo biografo delinea la vera personalità dell’amica del cuore di Maria Antonietta, che, fino alla tragica fine, tentò di salvare la monarchia.

Diciannovenne, Maria Teresa sposa nel 1768 il ventunenne Luigi Alessandro di Borbone, principe di Lamballe, bisnipote di Luigi XIV e di Madame de Montespan. Dopo una cerimonia per procura, lei, nipote per linea materna del re di Sardegna, pare lieta di lasciare il natio Piemonte, bene accolta in Francia dal suocero, l’eccellente duca di Penthièvre.

Emmanuel de Valicourt, La Princesse de Lamballe. L’amie sacrifiiée de Marie-Antoinette, Tallandier, pp. 320, euro 21,90

Notorio libertino, ben presto il marito abbandona la sposina dagli occhi troppo candidi e torna alla vita debosciata. “Nonostante l’inclinazione paterna per la tranquillità, nonostante una madre di angelica dolcezza – s’interroga Emmanuel de Valicourt – come mai questo figlio era così diverso?”. Tuttavia le infedeltà del principe non turbano a lungo la moglie: un anno e quattro mesi dopo le nozze, Luigi Alessandro è alla fase finale di una malattia venerea. Muore nel castello di Louveciennes. 

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Maria Teresa avrebbe potuto tornare in Savoia, ritrovare la famiglia, allontanarsi rispettosamente dal mondo.  Non lo fa. Il duca di Penthièvre, molto affezionato alla nuora, si organizza perché lei continui a vivere nella sua sfarzosa casa. Più che sull’avvenenza della giovane vedova, i contemporanei insistono sulle qualità morali. A dispetto dell’eccessiva timidezza, ne colgono i tratti di bontà, di beneficenza, di umanità, tanto che la principessa di Lamballe è presto notata dalla delfina, Maria Antonietta, e ne diviene amica. 

Sono fatte per capirsi: entrambe sono principesse straniere, venute in Francia per sposarsi. Certo, Maria Antonietta è figlia di Maria Teresa d’Austria, imperatrice, quando la Maria Teresa torinese appartiene al ramo cadetto dei Savoia. Eppure si riconoscono come pari e come amiche inseparabili. E’ il tempo delle confidenze mormorate, dei gesti affettuosi, delle folli risate da collegiali. 

Scrive Emmanuel de Valicourt: “Maria Antonietta e Maria Teresa s’incontrano ogni settimana. Una viva amicizia le unisce”. E all’ascesa al trono di Luigi XVI, nel 1774, Maria Antonietta concede alla “cara Lamballe” il titolo di sovrintendente della sua casa. 

Maria Teresa attraversa gli scandali reali, dimostrando in ogni circostanza sincerità d’animo, equilibrio e serenità, perfino quando appare una rivale, la contessa di Polignac. La regina cambia, si stordisce con nuove distrazioni, mentre la principessa di Lamballe resta la stessa: sempre riservata, un po’ tetra. Ligia alla sua natura, sopporta, senza protestare, che la sua amica prenda le distanze. 

Come scrive il biografo, però “tra loro non ci sono mai stati veri disaccordi, piuttosto c’è stata l’usura legata alle reciproche funzioni […] mai mancherà la tenerezza della regina e della sovraintendente. Hanno entrambe la virtù della fedeltà”. Ecco del resto che, lungo gli anni ’80, Madame de Polignac, personaggio troppo scintillante, subisce attacchi di rara violenza. 

Sempre più fragile, la regina cerca sostegno intorno a sé. Ripensa all’amica di sempre. Madame de Lamballe ritrova il posto accanto alla sovrana e la precedente intimità. Mostrandosene degna. Fedele tra i fedeli, all’arrivo della tormenta rivoluzionaria. 

Il 20 giugno 1791 il biglietto che annuncia la fuga della famiglia reale sconvolge Maria Teresa. Lei segue le istruzioni della regina, attraversa la Manica per convincere re Giorgio III a dare a Luigi XVI l’aiuto che gli ha sempre negato. Coi torbidi rivoluzionari comincia la grande storia della principessa di Lamballe. La sua figura si anima, rivelando il vero volto di una donna sorprendente”, prosegue Emmanuel de Valicourt. 

Nonostante l’ingiunzione della regina di restare a Londra, la principessa ascolta solo il suo cuore e torna a Parigi. Dal palazzo delle Tuileries alla torre del Tempio, resta accanto a Maria Antonietta nelle ore più cupe, prima di essere incarcerata alla prigione de La Force, dove il suo nome, come l’amicizia che le porta l’”Austriaca” esacerbano i rancori. 

Strappata dalla cella, il 3 settembre 1792 Maria Teresa è torturata e sgozzata dai boia che si accaniscono sul suo cadavere. Conficcata su una picca, la sua testa tagliata viene esibita sotto le finestre del Tempio. Scatenandosi selvaggiamente sul corpo della principessa, i massacratori di settembre credono di distruggere tutto ciò che denunciano nella monarchia: lussuria, arroganza, ingiustizia. La dolce Madame de Lamballe era invece l’esatto contrario. Incarnava la fedeltà, la forza, il dono di sé. E’ l’archetipo del capro espiatorio, offerto in sacrificio sull’altare di un regime e di una regina odiati.

Come per Maria Antonietta un anno dopo, “la sua morte non è necessaria, ma è utile alla rivoluzione”, constata il biografo. Gli ultimi orribili giorni della principessa di Lamballe danno le vertigini, sprofondano nello scatenamento in cui si smarrisce la memoria dei giorni felici: Maria Antonietta e Maria Teresa nei giardini del Trianon, le risate, le danze, il dolce affetto…

Pochi mesi dopo, quando la “qui presente” regina lascia la prigione del Tempio per l’oscura prigione della Conciergerie, tra le povere reliquie delle quali viene spogliata c’è una miniatura col ritratto della “cara Lamballe”. Mai se n’era separata. 

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