Il film di Maïwenn nelle sale il 30 agosto. La lezione finale è sempre che le brave ragazze vanno in paradiso, ma le altre vanno dappertutto
di Nicola Caricola da Il Barbadillo del 21 agosto 2023
Le targhe automobilistiche del Québec (Canada) recano il giglio di Francia e le parole: “Je me souviens”. Ma a ricordare, seppure sotto il tricolore rivoluzionario, è anche la Francia. Ricorda che, prima della grande rivoluzione del 1789, c’è stata la grande monarchia fondata da re Clodoveo, più un paio di imperi brevi, ma importanti. Senza Napoleone Buonaparte e senza Napoleone III, nessun Risorgimento, tanto per fare un esempio.
Questo prologo spiega perché il Festival di Cannes si apra con – o vi partecipino – spesso film evocanti i secoli della monarchia: nel 1994, La Reine Margot di Patrice Chéreau; nel 2000, Vatel di Roland Joffè; nel 2006, Marie Antoinette di Sofia Coppola; nello scorso maggio, Jeanne du Barry – La favorita del Re di Maïwenn (cognome: Le Besco).
Nata da incerto padre, Jeanne si firmava mademoiselle de Vaubernier. Contessa du Barry era divenuta sposando il fratello minore dell’amante, che quindi figurava essere il cognato. E fu grazie al “cognato” che Jeanne entrò a Corte, in aiuto al duca di Richelieu, che voleva accrescere il suo ruolo nel governo.
Era il 1769: in quell’anno – nella Corsica ormai non più della Repubblica di Genova – nasceva Napoleone, Jeanne, che aveva 26 anni e un notevole talento birichino, mise in riga la titolata, ma spesso compassata, schiera di amanti pregresse di Luigi XV. Fino alla morte del sovrano, Jeanne fu, indirettamente, la persona più influente di Francia.
Estromessa da Corte nel 1774 da Luigi XVI e dalla moglie, Maria Antonietta, nel dicembre 1793
Jeanne li seguì sul patibolo, infatti i rivoluzionari in lei vedevano ormai l’aristocratica, seppur di complemento, non la donna che s’era fatta da sola.
Nata nel 1976 e algerina per parte di madre, Maïwenn interpreta Jeanne anche giovane. Pazienza. Come il suo personaggio, lei è evidentemente una capace di non farsi dire di no (dai produttori). A chi in Jeanne disprezzava di non esser “nata”, l’ampio sorriso di Maïwenn / Jeanne replica che chi fonda qualcosa vale più di chi discende da qualcuno.
Jeanne du Barry – La favorita del Re è dunque una sorta di Scene di lotta di classe a Versailles, anziché a Beverly Hills, come suonava il titolo di un film di Paul Bartel (1989). La lezione è però sempre che le brave ragazze vanno in paradiso, ma le altre vanno dappertutto.