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Ivan Il’in, il filosofo anticomunista e antiliberale che ispira Putin

Tradotto da Italia Storica il libro di Snyder sul pensatore secondo cui la Russia «deve redimere il mondo» e l’Ucraina va «dissezionata»

di Corrado Ocone da Libero del 16 marzo 2022

E se ci fosse come ispiratore un filosofo all’origine dell’aggressività di Putin e dell’efferato e premeditato attacco all’Ucraina? Non ce ne meraviglieremmo perché già altre volte la filosofia, volendosi realizzare nella storia, ha causato tragedie e seminato morte. Che questo filosofo sia Marx, sui cui testi il giovane Putin pure si sarà formato come tanti connazionali della sua generazione, è da escludere.

“Ivan Il’in, Il filosofo del neozarismo di Putin”. Italia Storica, a cura di Andrea Lombardi

Non solo il leader russo non si richiama ad alcuna delle dottrine marxiste, ma l’esasperato nazionalismo della sua politica non cerca e non trova nessuna solidarietà negli oppressi di tutto il mondo. Chi è allora il “colpevole”? Con un po’ di impegno non è difficile trovarlo, anche perché Putin ha disseminato varie tracce nel suo percorso: negli scritti, nei discorsi ufficiali e anche negli atti pubblici. A tal proposito egli si era adoprato, già nei primi anni 2000, per far ritornare in patria la salma del filosofo e aveva poi fatto visita in forma solenne al cimitero ove era stato sepolto deponendo un mazzo di fiori sulla sua tomba e definendolo un “eroe”. Anche se poi è stato solo a partire dal 2011, cioè da quando è ritornato al supremo potere, che le sue citazioni del filosofo si sono intensificate al pari della sua politica aggressiva. Stiamo parlando di Ivan Alexandrovic Il’in, un pensatore tardo idealista russo (fautore di una “rinascita hegeliana”) vissuto fra il 1883 e il 1954, a cui, accorgendosi della laison dangereuse ideale con Putin, il noto storico americano Timothy Snyder dedicò un saggio, che è anche una breve introduzione al suo pensiero (che non ha mai avuto molta fortuna in Occidente), uscito sulla The New York Review Daily nel 2018 e che ora viene pubblicato in volume in traduzione italiana, a cura di Andrea Lombardi, col titolo: “Ivan Il’in, Il filosofo del neozarismo di Putin”. Edito da Italia Storica di Genova, l’agile libro riproduce, oltre ad una serie di immagini, anche due scritti politici del filosofo russo, che si trovano nella raccolta “I nostri compiti”, citati più volte da Putin.

Come Putin, e tanti altri russi, anche Il’in ebbe due fasi nel suo pensiero, passando da un amore per l’Occidente a un odio atavico verso di esso, o almeno verso la forma ultima secolarizzata della sua evoluzione storica (si era laureato proprio sui temi della “morte di Dio”). Fiero nemico del comunismo sovietico, proteso a fare dell’ateismo e del materialismo l’ideologia di Stato, Il’in fu espulso dalla sua patria nel 1922, nonostante che Lenin avesse tentato di preservarne la sorte (anche affascinato da alcune sue idee).

Ammirava Hitler

Visse il resto della vita fra Germania Austria e Svizzera, ove infine morì. La sua prospettiva era rigorosamente spiritualista, il che lo avvicinava ad alcune tendenze (fra l’altro “minoritarie”) del fascismo italiano, che egli in effetti apprezzò. Così come ammirò Mussolini, e poi Hitler: fu rigorosamente anti liberale e anti americano. Il’in apprezzava i totalitarismi politici, di cui volle offrire con la sua vista bibliografia, come scrive Snyder, «una giustificazione metafisica e morale». Il suo era basato su una interpretazione molto ortodossa del cristianesimo e sull’idea di una missione storica che la Russia, come entità culturale ed etnica oltreché spirituale, avrebbe dovuto compiere ma che di fatto non avrebbe potuto fare fino a che il comunismo fosse rimasto al potere. Egli si pose pertanto come il “profeta” della “futura Russia” a venire, una Russia nuova e antichissima al tempo stesso. Putin sembra averlo accontentato (ed egli confidava molto in politica nei leader-“eroi”). Prima di tutto la specificità russa che è quella di sentirsi una “comunità organica” che non crede nelle formalità dello Stato di diritto né nelle leggi che l’Occidente vorrebbe imporre nei rapporti internazionali. Anche la Russia è malata, corrotta dal mondo moderno, ma per Il’in se essa ritrova se stessa, se fa affidamento su quelle isole di “purezza” che ancora conserva nel proprio seno, può non solo salvarsi ma salvare in qualche modo tutto il nostro mondo. C’è quindi anche l’idea di un “primato” russo. E qui è forse la parte più impressionante delle idee di Il’in, a cui come Snyders mostra con citazioni precise Putin ha più volte detto di richiamarsi (parole a cui ora purtroppo corrispondono anche i fatti). Prima di tutto l’Ucraina doveva essere anche per Il’in ricondotta alla Russia con la quale costituisce “un solo popolo” che l’Unione Sovietica aveva diviso per motivi meramente amministrativi. Secondariamente, l’idea di creare un blocco euroasiatico di paesi russofoni e slavi da contrapporre all’Occidente europeo (che per Putin è l’Unione europea), e soprattutto alla sua idea di democrazia e ai suoi valori edonisti e materialisti (Il’in considerava il bolscevismo sovietico fratello naturale delle democrazie liberali che intendeva combattere).

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Prospettiva

Infine, e qui è la parte più inquietante, Il’in vedeva in prospettiva questo come allargantesi sui tempi lunghi a tutto quell’immenso spazio geografico e geopolitico che va “da Lisbona agli Urali”. «Il’in – scrive l’autore di questo saggio – voleva essere il profeta della nostra epoca, l’epoca post-sovietica, e forse lo è. La sua mancanza di fede in questo mondo permetteva alla politica di svolgersi in un mondo immaginario. Ha fatto dell’illegalità una virtù così pura da essere invisibile, e così assoluta da esigere la distruzione dell’Occidente». Snyder concludeva il suo saggio mostrando sia sua volta preveggente: «Questa non è più solo filosofia russa. Questa è ora la vita americana». E che dire di quella di noi europei di Roma, Berlino o Parigi?

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