Isa Pola è il nome d’arte di Maria Luisa Betti di Montesano (Bologna, 19 dicembre 1909 – Milano, 17 dicembre 1984), attrice che ha debuttato nel cinema muto italiano di fine anni Venti per passare poi al sonoro e al teatro ma anche, dagli anni Cinquanta, alla televisione.
Secondo la pagina Wikipedia a lei dedicata: “Fin dall’infanzia ebbe la passione per la recitazione e il cinema. Bella, fotogenica, formosa dal fascino intrigante e quasi perverso, la Pola, questo il nome d’arte che subito si scelse, esordì nel cinema muto nel 1927 nel film I martiri d’Italia di Silvio Laurenti Rosa dove apparve in un piccolo ruolo. Seguirono alcune piccole apparizioni in cui parve destinata a impersonare figure di maliarde rubacuori, esibendosi poi nel suo primo ruolo importante in Miryam di Enrico Guazzoni. Fu l’avvento del sonoro a dare una svolta definitiva alla sua carriera: Isa Pola interpretò, nel 1930, il primo film sonoro italiano in assoluto, La canzone dell’amore di Gennaro Righelli. Da quel momento diventò, assieme a Dria Paola, Isa Miranda e Germana Paolieri, una delle prime vere dive del cinema sonoro italiano sfruttando oltre alla sua fotogenia, la sua franchezza e una voce gradevole, e rompendo la tradizione delle languide e svenevoli, oltre che un po’ attempate, dive del muto.
La sua attività fu per tutti i primi anni trenta costellata da film di grande successo quali Terra madre di Alessandro Blasetti, La Wally di Guido Brignone, L’ultima avventura di Mario Camerini, Acciaio di Walter Ruttmann, La telefonista di Nunzio Malasomma, in cui diede un’ulteriore svolta alla sua carriera interpretando una seria e accorta telefonista in contrasto con il ruolo di Vamp sino allora ricoperto, e L’anonima Roylott di Raffaello Matarazzo.
La sua carriera marciò spedita e divenne una grandissima celebrità del grande schermo dimostrando grande versatilità, recitando accanto ai divi dell’epoca come Elio Steiner, Fosco Giachetti, Gino Cervi, Rossano Brazzi, Antonio Centa e interpretando ora il ruolo di donna perfida e insaziabile, ora quello di onesta e virtuosa moglie, ora quello di ragazza indifesa ora quello di infedele signora borghese. Memorabile fu, a tal proposito, la sua interpretazione della moglie di Emilio Cigoli che tradisce il marito con Adriano Rimoldi in I bambini ci guardano di Vittorio De Sica del 1943.
Nel dopoguerra tornò al cliché di donna perfida e infedele in Furia di Goffredo Alessandrini del 1947, in Ombre sul Canal Grande di Glauco Pellegrini del 1951 e Tre storie proibite di Augusto Genina del 1952.
Fu attiva nel cinema sino alla fine degli anni cinquanta ed ebbe una seppur ridotta attività televisiva. Apparve, per l’ultima volta, nella commedia Come un uomo e una donna di Domenico Campana nel 1970.