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Dai Windsor ai Romanov, i danni dei matrimoni tra consanguinei

Pur di assicurarsi una la “purezza” dinastica, in passato i grandi casati del mondo, dall’Antico Egitto alla Russia dei Romanov, hanno favorito i matrimoni tra consanguinei ricavandone spesso, però, difetti genetici che si sono tramandati di generazione in generazione

di Francesca Rossi da il Giornale del 30 gennaio 2023

Le grandi dinastie della Storia, dai Romanov agli Asburgo fino ai Windsor, erano, di solito, ambienti esclusivi, in cui era quasi impossibile entrare se non si possedeva un antico lignaggio. Di conseguenza i matrimoni non erano che alleanze tra queste poche, potenti famiglie, stipulate mirando a tre scopi principali: garantire la discendenza, mantenere la “purezza” del sangue e assicurare il reciproco rafforzamento economico, politico e militare. In realtà questi due obiettivi si possono riassumere in uno solo: la sopravvivenza dei casati. Pur di non estinguersi le famiglie più in vista presero l’infelice abitudine di combinare unioni endogamiche (cioè tra consanguinei) che, contrariamente alle aspettative, finirono per soffocare le nuove generazioni con difetti e malattie ereditarie.

Da Akhenaton a Tutankhamon

Nell’Antico Egitto era consuetudine che il faraone sposasse la sua sorellastra (ma non si deve dimenticare che i sovrani egizi praticavano la poligamia, contraendo matrimoni per rinsaldare alleanze con i popoli vicini e, dunque, avevano a disposizione un vero e proprio harem). Ciò, inevitabilmente segnò la discendenza di molte dinastie faraoniche. Il caso di Akhenaton è uno dei più discussi. Il sovrano della XVIII dinastia non è figlio di consanguinei (benché non sia stata del tutto scartata l’ipotesi di legami di parentela tra sua madre, Tiy e la famiglia reale), ma potrebbe aver ereditato delle malattie dalle generazioni precedenti.

Tale supposizione nasce dalle raffigurazioni del faraone Akhenaton, celebri per le caratteristiche accentuate del cranio allungato e del ventre molle. Particolari su cui si è davvero scritto tutto e il contrario di tutto. Si è ipotizzato, per esempio, che il sovrano soffrisse della sindrome di Marfan, una malattia ereditaria che causa anche alterazioni cardiache, ossee e polmonari. Oggi, invece, dopo ulteriori studi che non hanno confermato la presenza di tale malattia, gli studiosi ritengono che le peculiarità con cui è stato ritratto non siano da interpretare alla lettera, ma derivino dall’estro artistico dell’epoca.

Diverso sarebbe, invece, il caso del giovane faraone Tutankhamon. La sua ascendenza non è stata ricostruita con certezza (vi è anche l’ipotesi che fosse figlio o fratello di Akhenaton) e le analisi sulla sua mummia avrebbero confermato la presenza della malattia di Köhler, che non ne ha causato la morte, ma sarebbe ereditaria e avrebbe comportato problemi di deambulazione.

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Il mento degli Asburgo

I matrimoni tra consanguinei nella stirpe degli Asburgo sarebbero la causa di un difetto aggravatosi di generazione in generazione: la mandibola particolarmente sporgente con conseguente labbro inferiore insolitamente grande. Un problema di non poco conto, che afflisse anche l’ultimo Asburgo di Spagna, Carlo II detto “Lo Stregato” (1661-1700). Non solo Carlo presentava tale anomalia, che gli rese difficile parlare e masticare, ma era anche affetto da rachitismo, epilessia, probabile acromegalia, un certo ritardo mentale, problemi di deambulazione (molte di queste malattie potrebbero derivare dalla sindrome di Klinefelter, che sarebbe responsabile anche della sua sterilità) e, in generale, una salute fragilissima.

Tutte queste patologie sarebbero il risultato dell’altissimo livello di consanguineità presente nella famiglia di Carlo II. Sua madre, Marianna d’Austria, era figlia di Maria Anna di Spagna la quale, però, era sorella di Filippo IV di Spagna, cioè il padre di Carlo II. Quindi i genitori dell’ultimo Asburgo erano zio e nipote.

La follia di Giorgio III

Giorgio III del Regno Unito (1738-1820) fu il primo discendente del casato Hannover a nascere in Inghilterra. Verso la fine del Settecento iniziò a dare evidenti segni di squilibrio mentale che, secondo gli studiosi, sarebbero derivati dal difetto genetico della porfiria. Però una ricerca pubblicata su The Lancet ha anche sottolineato delle alte concentrazioni di arsenico in un campione di capelli del sovrano. Sembra che per curare la porfiria a Giorgio III venisse somministrato un composto, il tartaro emetico, che potrebbe essere stato contaminato da arsenico. Ciò ha portato gli scienziati a supporre che le condizioni già precarie del re siano state aggravate da questa intossicazione, esacerbando gli episodi di “alienazione mentale”.

La disgrazia di una dinastia: i Romanov

Lo zarevič Alekseij (1904-1918), figlio dell’ultimo zar Nicola II di Russia e della zarina Alexandra Fёdorovna, era affetto da emofilia, una grave malattia ereditaria che comporta la mancata coagulazione del sangue. Di solito sono i discendenti maschi ad ammalarsi, mentre le femmine sono portatrici della patologia. L’emofilia si diffuse nei casati europei attraverso le discendenti della “nonna d’Europa”, ovvero la regina Vittoria, che aveva fatto delle alleanze matrimoniali una vera e propria arte. Infatti la sovrana fu la prima portatrice sana e nota della malattia nella sua famiglia.

Il suo ottavo figlio, il principe Leopoldo, soffriva di emofilia e morì a soli 30 anni per una ferita di per sé non grave, ma fatale nelle sue condizioni. Il gene venne ereditato anche dalla terza e dall’ultima figlia della Regina, ovvero Alice e Beatrice. Il caso di Alice è quello più celebre: la principessa, infatti, era la nonna materna di Alekseij. Trasmise la malattia alla figlia, Alexandra Fёdorovna, che ebbe quattro figlie femmine (due delle quali possibili portatrici sane) e un maschio, il tanto desiderato erede Alekseij il quale, purtroppo, soffrì a causa dell’emofilia per tutta la sua breve esistenza.

La disperazione dei genitori, Nicola e Alexandra, spianò la strada verso il palazzo reale a un personaggio che definire controverso è puro eufemismo, Grigorij Efimovič Rasputin. Lo “starec” (letteralmente “anziano”, termine che si riferisce ai mistici ortodossi) fece credere alla coppia imperiale di essere il solo in grado di alleviare il dolore di Alekseij, soggiogando l’intera famiglia e alienandole le già scarse simpatie della corte e del popolo.

Le cugine della regina Elisabetta e della principessa Margaret

Anche tra i Windsor non sono mancate tare ereditarie, frutto di unioni tra consanguinei. Uno dei casi meno noti sarebbe quello di Nerissa e Katherine Bowes-Lyon (nate rispettivamente nel 1919 e nel 1926), figlie di John Herbert Bowes-Lyon, il fratello di Elizabeth Bowes-Lyon, ovvero la madre della regina Elisabetta II. In realtà Nerissa e Katherine avrebbero sofferto di un grave deficit mentale ereditato dal ramo materno della loro famiglia, i Trefusis, quindi la royal family britannica non è direttamente coinvolta. Tuttavia la vicenda suscitò un certo scalpore negli anni Ottanta.

Nel 1941 le due sorelle sarebbero state ricoverate nella clinica psichiatrica The Royal Earlswood Hospital di Redhill, Londra. Nessuno sa con precisione quale fosse la loro patologia né quali cure siano state somministrate. Nel 1963 il libro che raccoglie i nomi della nobiltà britannica, il Burke’s Peerage, riporta la loro morte. Eppure Nerissa e Katherine erano ancora vive all’epoca. La prima scomparve nel 1986, la seconda nel 2014. Nessuno ha mai saputo chi e perché avrebbe diffuso la falsa notizia del decesso. Nel 1987 la vicenda arrivò sui tabloid, ma i Windsor sostennero di non aver più saputo nulla delle parenti dopo il 1963.

I personaggi di Nerissa e Katherine sono menzionati anche nella quarta stagione di “The Crown”, ma non è vero che la principessa Margaret andò a trovarle. Le due, pare anche a causa delle loro condizioni, non avrebbero mai avuto alcun contatto con Elisabetta II e sua sorella. Anzi, la loro esistenza sarebbe stata tenuta segreta per timore di uno scandalo.

“Il sangue tarato” dei Trefusis

C’è anche un’altra vicenda che lega, seppur in maniera indiretta, le cugine della Regina ai Windsor: nel 1950 il padre di Lady Diana, John Spencer, si fidanzò con Anne Veronica Coke, oggi 90enne baronessa di Glenconner, che è stata dama di compagnia della principessa Margaret e damigella d’onore all’incoronazione della regina Elisabetta. Quando il padre di John, Albert Edward Spencer, venne a sapere la notizia, impose a John di troncare il fidanzamento: sapeva, infatti, che la nonna materna di Anne era una Trefusis e temeva che il “sangue tarato” di quella famiglia potesse corrompere quello degli Spencer. Così John sposò Lady Frances Ruth Roche, da cui ebbe cinque figli, tra cui Lady Diana.

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