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L'Insolita Storia

Cesare e Arte: il Rinascimento si fa manga

I manga, i fumetti giapponesi. E il Rinascimento italiano. Due realtà apparentemente lontanissime, ma il successo di manga come Cesare e Arte mostrano come anche il Rinascimento possa essere raccontato attraverso i fumetti nipponici. E se il Rinascimento si fa “manga” e il fenomeno culturale che ne deriva, l’Italia dovrebbe essere in grado di cavalcarlo. Mentre nella migliore delle ipotesi si limita a ignorarne l’esistenza.

Manga che vendono più dei libri!

Lo scorso settembre faceva notizia il fatto che il “libro” più venduto d’Italia non fosse un libro, bensì un fumetto. Ma non un fumetto “qualunque”, non un comics americano figlio dei successi cinematografici di Marvel e DC Comics. Né una graphic novel nostrana più o meno impegnata. A fare numeri da capogiro era stato un manga, uno di quei “fumetti giapponesi”. Per la precisione un numero speciale della serie One Piece. Un record replicato in diverse occasioni nei mesi successivi.

Il fatto che un manga vendesse più di un best-seller aveva indotto a varie riflessioni sulla natura e i metodi delle classifiche. E aveva riaperto quella cesura mai del tutto sanata tra “animazione/fumetto nipponici” e “intellighenzia” nostrana. In parte questa cesura era stata negli ultimi decina d’anni parzialmente ricucita con i film di Miyazaki. Il regista è un artista, un poeta, eccetera. Quindi i Miyazaki, soprattutto dopo il Leono d’oro alla carriera a Venezia, sì. Però i manga…

I manga che vendono e Veltroni…

I manga mica sono graphic novel, quella definizione che consente di sdoganare il fumetto al livello dell’intellò, distaccandolo dal comics, dal fumetto da edicola, dal manga. Simbolo di quella cesura che si riapre un intervento di Walter Veltroni (che pure aveva sdoganato in tempi non sospetti film assolutamente pop come Giovannona Coscialunga) dal titolo “Perché i manga hanno conquistato i nostri ragazzi“, che pur mostrando una certa apertura non poteva fare a meno di certi cliché. Scrive Veltroni: «Le storie sono sempre intrise di una violenza parossistica e perciò irreale ma c’è chi scorge, nella struttura narrativa, una critica ai modelli formativi giapponesi fondati esclusivamente sull’agonismo sociale e, in generale, una sollecitazione alla dimensione comunitaria come risposta alla società violenta che viene evocata e sublimata.»

Insomma per quanto definita “violenza parossistica” sembra di risentire lo stigma della violenza prevaricatrice che colpì Goldrake al suo sbarco televisivo su Rai 2. Stigma che a quasi 45 anni dallo sbarco di Heidi e Goldrake, l’orfanella e il robot che avrebbero rivoluzionato televisione, intrattenimento, e cultura, continua a farsi sentire.

Rimandiamo a Rivista Studio e Fumettologica per risposte nel merito a Veltroni e ad Antarés per chi volesse approfondire il dibattito culturale e lo stigma che ci portiamo dietro da quel “primo contatto”.

Il numero di Antarès dedicato ad anime e manga propone una rassegna sull’impatto dei cartoni animati nipponici sulla stampa italiana alla fine degli anni ’70

Intanto i manga continuano a vendere…

Pure i manga continuano a vendere. Sia nella patria nipponica (non dimentichiamo che conta oltre 120 milioni di abitanti), mentre conquistano quote di mercato in tutto il mondo (negli USA, la patria dei comics, i manga detengono ormai il 75 % del mercato totale del fumetto!).

E anche in Italia che i manga vendano più dei libri è ormai un fatto che fa sempre meno notizia.

Ergo a livello d’intrattenimento i manga rappresentano ormai una costante globale, assolutamente trasversale. Viene da chiedersi se tale fenomeno globale possa rappresentare una spinta positiva anche sul piano della divulgazione storica e della promozione culturale. Perché al netto dei pregiudizi sulla “violenza” e non solo, al netto che gran parte del mondo manga e anime sia puro intrattenimento non mancano manga storici di assoluto livello, che raccontano anche il Bel Paese, come Cesare e Arte.

Manga storici, non solo Lady Oscar

Certo se si pensa all’animazione giapponese d’ambientazione storica il pensiero corre a Lady Oscar. Il classico dell’animazione fine anni ’70, tratto dal manga Versailles no bara, La rosa di Versailles, di Ryoko Ikeda costantemente riproposto. Un successo pluriennale diventato anche ispirazione per le case di moda. Ispirazione sia esplicita, che talvolta indiretta e poco apprezzata dai detentori di diritti dell’opera.

Lady Oscar è un’opera di fantasia che pure si pone come un affresco coerente dell’ultimo periodo di regno di Luigi XVI, fino al tragico finale nei giorni della rivoluzione francese. Molto più credibile di certe serie telesive che ormai vanno per la maggiore (Qualcuno ha detto Bridgerton?).

I manga storici non si esauriscono con Lady Oscar. Certo il più delle volte i periodi storici privilegiati sono quelli del Giappone dei Samurai, ma anche la storia europea ha il suo fascino esotico (per i nipponici). Talvolta assolutamente coerente, altre volte ridotta a puro pretesto per l’ambientazione e i costumi. Oppure declinata sul piano del fantastico.

La storia europea è declinata nei manga storici. Abbiamo manga su Ludovico II di Baviera con accenti omoerotici, sul boia di Francia Charles-Henri Sanson in tinte horror. Oppur il giovane Puskin, o sui gladiatori dell’antica Roma. O magari cortocircuiti tra le terme dell’Antica Roma e il moderno Giappone. O persino rielaborazioni fantastiche che vedono Michelangelo Buonarroti diventare una montagna di muscoli.

Un Michelangelo Buonarroti a metà tra Ken il guerriero e JoJo, tratto dal manga fantastico d’ambientazione rinascimentale Pilgrim Jäger

Cesare di Fuyumi Soryo

Insomma il mondo dei manga storici è assolutamente vario e varigato. Ma non mancano manga assolutamenti fedeli per ambientazione e lavoro di studio preparatorio. Il caso di Cesare – Il creatore che ha distrutto dedicato alla figura di Cesare Borgia, probabilmente l’opera di fantasia più attinente da un punto di vista storico alle vicende dei Borgia, rispetto ai numerosi film, telefilm e romanzi che la famiglia ha ispirato nell’ultimo secolo

Da Storia in Rete, gennaio 2009

Del manga di Fuyumi Soryo avevamo già parlato sul numero di gennaio 2009 di Storia in Rete, scrivendo: «Tre pagine di bibliografia ragionata: uno schiaffo morale a tutti coloro che ritengono pregiudizialmente il fumetto (e il manga in particolare) non degno d’attenzione, e anche a una bella fetta di storici o sedicenti tali che con le fonti fanno un po’ a botte. Questo è il ponderoso piedistallo storiografico su cui la mangaka Fuyumi Soryo sta disegnando la sua impressionante ricostruzione della vita e dell’epoca di Cesare Borgia, il Valentino (1475–1507).

La Soryo – con la consulenza del professor Motoaki Hara che le procura il background culturale e storico – ha programmato di dedicare i prossimi quindici anni della sua vita a raccontare l’Italia a cavallo fra Quattro e Cinquecento. I primi quattro volumi finora tradotti in italiano mostrano un’eccezionale attenzione al particolare e alla visione d’insieme del periodo: colpiscono le meticolose ricostruzioni dell’Italia rinascimentale, in particolare la Cappella Sistina prima del ciclo michelangiolesco e la Basilica di San Pietro romanica non meno del sottile tratteggio psicologico dei grandi uomini d’allora, come Lorenzo il Magnifico».

Storia in Rete, sempre sul pezzo

«La vicenda di Cesare Borgia – figlio del potente cardinale Rodrigo (poi papa Alessandro VI) e fratello di Lucrezia – viene raccontata a partire dai suoi anni adolescenziali, nell’Università
di Pisa, attraverso lo sguardo di un giovane popolano, Angelo, ammesso agli studi nel 1491 grazie alla munificenza di Lorenzo de’ Medici. Cesare mostra fin da questi anni una
spiccata dote per la politica e gli intrighi, che lo condurrà ad essere il principale stratega d’Italia di quell’età e il modello cui Machiavelli si ispirerà per il suo «Principe». E Machiavelli – appunto – assieme a Leonardo, Colombo, il Magnifico, Botticelli, Savonarola, Giuliano Della Rovere, è uno dei moltissimi personaggi di prima grandezza nella vicenda del giovane
Borgia, che la Soryo ci fa incontrare. Un manga che fa sgranare gli occhi al lettore (già: «non tutte le lezioni di Storia sono noiose!») e che sta avvicinando alla Storia migliaia di lettori e soprattutto lettrici che – attraverso la bellezza del tenebroso Cesare – poi scoprono la bellezza e le vicende del Rinascimento italiano, come testimonia il fiorire di forum e blog su internet dedicati al Valentino della Soryo. E intanto a noi italiani non resta che scoprire che la nostra storia è più amata – e meglio raccontata – all’estero che non fra i suoi snaturati eredi
».

Il Valentino dal manga al musical

Cesare è un manga seinen, classificato per un pubblico maschile adulto, ma il tratto ricorda i manga destinati a un pubblico femminile, gli shojo, come Lady Oscar. Fuyumi Soryo, prima di dedicarsi al Valentino si era già affermata come fumettista shojo.

Cesare è arrivato alla conclusione in Giappone dopo 17 volumi nel novembre 2021, con l’ultimo volume ancora inedito in Italia. Anche se non non è stato adattato in anime, il successo del manga è stato tale che da esso è stato tratto un musical! Che debutterà nel 2023.

Immagine promozionale del cast del musical tratto dal manga Cesare

Arte di Kei Ōkubo

Il mangaka Kei Ōkubo firma un altro fumetto che parte proprio dalla Firenze del Rinascimento, incentrato su un personaggio di fantasia, l’Arte Spalletti del titolo. Giovane figlia di nobile famiglia decaduta decide di dedicarsi alla pittura, andando contro i desideri materni di vederla accasata con qualche nobile rampollo.

Inizia così l’avventura della protagonista tra il sogno di diventare artista, sfida alle convenzioni sociali, elementi romantici. Tutti gli ingredienti classici del fumetto nipponico, pur mantenendo un taglio plausibile con l’ambientazione. Che, a differenza del fumetto seriale occidentale il cui protagonista è in genere assolutamente statico, vedrà la giovane Arte crescere e farsi strada nel mondo. Alla ricerca di committenze e mecenati nelle altri corti europee.

A differenza dello stile di Cesare, lo stile di Ōkubo è molto più cartoonesco. E all’occhio nostrano il character design sbarazzino di Arte Spalletti non ricorda molto una pittrice fiorentina di qualche secolo fa. Però non manca di cura dei dettagli e attenzione alle architetture. Superato lo straniamento iniziale si pone come un’opera interessante, e pur nei suoi cliché meno stereotipata di certe fiction nostrane.

Il manga di arte è ancora in corso, ma il successo è stato tale che dal fumetto è stata già tratta una serie d’animazione disponibile anche nel nostro paese.

Cesare e Arte: il Rinascimento si fa manga

L’Italia del Rinascimento (e non solo) continua a ispirare gli artisti del fumetto nipponico. Fumetto nipponico che ormai è fenomeno globale, in grado di annientare persino i supereroi a stelle e strisce in patria, quando gli stessi riscuotono successi ai botteghini dei cinema di tutto il mondo. Certo Cesare e Arte non sono i successi assoluti come One Piece, my Hero Academia, o Dragon. Però vendono in tutto il mondo.

Innanzitutto è doveroso ringraziare mangaka come Soryo e Ōkubo per la promozione che fanno al Bel Paese. Allo stesso modo varrebbe la pena canalizzare quell’interesse. Il Rinascimento è anche manga.

Ecco perché opere come Cesare e Arte non dovrebbero rimanere relegate al recinto degli appassionati di fumetto nipponico. E anche per chi fa divulgazione storica non limitarsi a relegarle a semplici curiosità: “guarda che fanno sti’ giapponesi“. Sono opere che funzionano per come sanno raccontare quel pezzo di Italia.

Influencer agli Uffizi?

Negli ultimi anni si è molto lavorato per promuovere i grandi musei italiani attraverso canali come quelli degli influencer. Sicuramente una strada da percorrere, al di là delle facili polemiche, o qualche accostamento non sempre riuscito. Allo stesso modo canali di promozione come Instagram o TikTok portano con sè un’ineluttabile aura di effimero per come sono costruiti come meccanismi di intrattenimento. Effimeri anche se l’influencer di turno è artefice di un successo pluriennale e globale. Perché il grande nome di Instagram o TikTok inevitabilmente domani sarà su un’altra passerella, un altro palco.

…portiamoci i manga?

Il mondo del fumetto e dell’animazione nipponica da ormai cinquant’anni rappresenta, oltre che una forma d’intrattenimento propria dell’arcipelago nipponico, una forma d’arte universale e globale. E sicuramente più permanente e pervasiva dei trend social di turno. E poi, al premessa fatta all’inizio: quei dannati volumetti vendono più dei libri!!!

Ecco perché varrebbe la pena sfruttare quelle onde che periodicamente arrivano dal Giappone, ricordandoci che l’Italia e la sua Storia sono da secoli ispirazione per tutto il mondo. (Come ricorda Dostojesvki in Diario di uno scrittore quando parla di idea universale dell’Italia).

Perché non riconoscere a livello istituzionale il contributo di mangaka come Soryo e Ōkubo per la promozione che fanno al Bel Paese? Ci sono anche festival che premiano o promuovono il fumetto storico, perché non invitare due fuoriclasse come Soryo e Ōkubo, che con un loro singolo volumetto vendono quanto tutte le graphic novel storiche nostrane. Né più né meno di quello che aveva fatto Marco Müller con la Mostra del Cinema di Venezia, prima invitando e poi conferendo ad Hayao Miyazaki il Leone alla carriera.

Ma non solo, perché non portare Arte Spalletti agli Uffizi? Tanto i benpensanti già si devono riprendere dall’ultima influencer di turno. E pensiamo alle generazioni di giovani di tutto il globo che ormai guardano anime e leggono manga da più di quarant’anni. Arte Spalletti potrebbe diventare un’ottima “testimonial”.

Forse sarebbe un’iniziativa meno estemporanea del famoso di turno in visita a Firenze. E poi in fondo c’è Lucca, con il suo Comics & Games ibrido tra convention del mondo nerd globalizzato e fulgido esempio del folklore toscano. E Lucca non è lontana dagli Uffizi. Le sinergie sarebbero anche a portata di mano.

Ma la nostra è un’eresia che certamente non vedremo realizzata. Troppo out of the box in un mondo in cui le iniziative promozionali sono spesso all’insegna della autoreferenzialità o inizative a corto respiro figlie della moda del momento.

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