di Tiziano Ciocchetti da Difesa Online del 18 giugno 19
Dopo la conclusione della Campagna d’Africa, con la resa della 1ᵃ Armata di Messe, il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcano in Sicilia. Dopo aver sconfitto le truppe italo-tedesche dislocate sull’isola, le armate anglo-americane attraversano lo stretto di Messina, mettendo piede in Calabria e iniziando la risalita della penisola.
Nonostante i rovesci subiti il morale delle Forze Armate italiane reggeva ancora: i soldati del Regio Esercito continuavano a battersi, i piloti della Regia Aeronautica non smettevano di decollare con i pochi apparecchi rimasti e la Regia Marina stava assemblando la Flotta in attesa dello scontro con quella alleata.
Nel frattempo, Supermarina vuole ottenere un successo significativo, che possa dimostrare le capacità combattive della Regia Marina. Il Mediterraneo meridionale è sotto il totale controllo delle forze aeronavali alleate, si decide quindi di escludere l’utilizzo dei sottomarini e di impiegare ancora una volta i mezzi d’assalto della Xᵃ Flottiglia MAS, scegliendo nuovamente come obiettivo Gibilterra.
L’obiettivo dell’operazione B.G.7 è quello di ottenere un numero superiore di colpi messi a segno, sia per qualità che per quantità di navi, rispetto alla precedente operazione B.G.6.
Ai primi di agosto del 1943 tutto è pronto per l’azione: la rada della Rocca di Gibilterra è piuttosto ricca di bersagli, anche se ben sorvegliati, tuttavia gli operatori e gli SLC della Decima sono pronti per la missione: l’azione sarebbe scattata nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1943.
Il comandante Notari e il suo secondo Gianoli lasciano la nave appoggio alle ore 22.53 del 3 agosto e alle ore 00.15 raggiungono raggiungono il primo gruppo di mercantili all’ancora. La scelta cade su un grosso mercantile, probabilmente un americano Liberty, con un’opera morta bassa sull’acqua, indice che la nave è a pieno carico.
A circa 80 metri dalla fincata sinistra della nave il maiale, si immerge alla profondità di 4 metri, andando a toccare la carena di bastimento. I due incursori riescono a collocare la carica esplosiva sotto la carena fra le due alette di rollio. A causa delle difficoltà dovute alla scarsa manovrabilità del maiale e agli enormi sforzi per farlo riemergere, Gianoli e Notari non riescono a ritrovarsi e sono costretti ad allontanarsi dalla zona separati.
Notari riesce a ritornare alla nave appoggio, mentre Ginoli viene catturato dal servizio di sicurezza britannico del porto. Tuttavia la deflagrazione della carica provoca un ampio squarcio all’altezza del locale macchine del mercantile, provocandone l’affondamento.
Gli altri due equipaggi impegnati nella missione raggiungono i medesimi risultati del primo attacco: la coppia Cella-Montalenti mina la petroliera norvegese Thorshovdi (foto), da 10.000 tonnellate; Tadini e Mattera applicano la carica al piroscafo britannico Stanridge, con un dislocamento di circa 6.000 tonnellate. Entrambe le coppie riescono a rientrare, secondo i tempi previsti, alla nave appoggio dove trovano Notari.
Alle ore 4.10 salta in aria la nave cisterna Thorshovdi, la quale si spezza in due tronconi e affonda. Esattamente un’ora dopo, anche il piroscafo Stanridge cola a picco, e la stessa sorte tocca al piroscafo tipo Liberty Harrison Gray Otis.
L’operazione B.G.7 fu un successo completo, e gli Alleati subirono danni significativi, anche se ciò influì assai poco sul quadro strategico del Mediterraneo.
Un mese dopo il re accettò l’Armistizio offerto dagli Alleati, condannando la Regia Marina ad una resa ignominiosa.