HomeIn libreriaArno Breker, lo scultore di Hitler che fu dimenticato nel dopoguerra

Arno Breker, lo scultore di Hitler che fu dimenticato nel dopoguerra

di Manlio Triggiani per “Storia In Rete.com”

Arno Breker (1900-1991) ha lasciato nel mondo dell’arte un segno non trascurabile. Fra i maggiori scultori del suo tempo dal dopoguerra in poi è stato boicottato e negli studi sulla scultura l’artista di Düsseldorf è spesso trascurato. Nato in una famiglia di marmisti funerari, già adolescente si sentì attratto dalla scultura al punto di dedicare tutto il proprio tempo all’arte. Giovanissimo si trasferì a Parigi dove entrò in contatto con vari artisti e trascorse anche un anno in Italia dove ammirò le sculture dei massimi artisti. Assorbì lo stile classico e la sua arte fu orientata verso quello stile. In Germania c’era il nazionalsocialismo e il suo capo, Adolf Hitler, apprezzò molto le sue opere che potevano essere di supporto al nuovo stile architettonico, messo a punto dall’architetto Albert Speer, al quale doveva improntarsi Berlino e la Germania tutta.

Arno Breker
Arno Breker (1900-1991) al lavoro per un busto di Albert Speer (con lui nella foto) architetto di Hitler e in seguito ministro per gli armamenti del Terzo Reich

Il lavoro scultoreo di Breker riproponeva una visione etica e piena di contenuti ideali che era possibile coniugare con la narrazione che il nazionalsocialismo faceva dell’uomo nuovo, un uomo che doveva avere consonanze con il mondo classico greco. Breker ebbe molte committenze dallo Stato e realizzò statue in bronzo e in marmo di Carrara, altorilievi, busti. Ora le edizioni Thule Italia hanno pubblicato un libro sull’opera dell’artista Arno Breker (Arno Breker, Thule Italia, pp.327, € 30,00)  partendo proprio da quella mostra.

Nel libro è riprodotto un saggio di Albert Buesche sull’uomo, l’opera, il suo lascito, una scheda biografica anno per anno e la riproduzione di un vasto numero di immagini delle opere dell’artista tedesco e, al termine, alcuni brevi suoi scritti. Il fatto di essere divenuto “scultore ufficiale” del Reich lo favorì e nel dopoguerra rifiutò sempre di pentirsi per aver lavorato per il Reich, pur sollecitato dagli Alleati. Le opere esposte nella mostra del 1942, nel 1945 furono confiscate dalle truppe alleate. Le opere realizzate fra il 1938 e il 1945 furono in gran parte distrutte o rubate dalle truppe Usa e sovietiche. Alcune opere ricomparvero nei primi anni Sessanta del secolo scorso in aste pubbliche.

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