Giovanna Gallo da “Gente” – ripubblicato da Dagospia il 23 giugno 2024
Complotti politici, vicende scabrose, lettere segrete, tesori, profezie funeste. Tutto questo e molto di più è contenuto ne La saga di casa Savoia. Storie e retroscena di politica, guerre, intrighi e passioni (Diarkos, pp. 292, € 18,00), volume scritto dal giornalista ed esperto di storia delle grandi dinastie Antonio Parisi. Le pagine del saggio, ricco di documenti e testimonianze, rompono il silenzio sui misteri sorti intorno alla real casa italiana. Abbiamo, con l’aiuto dell’autore, individuato 9 grandi curiosità che riguardano la dinastia sabauda e che si intrecciano con la politica, la storia e, perché no, il costume di ieri e di oggi.
PALMIRO TOGLIATTI FU UN AMMIRATORE SEGRETO DI UMBERTO II?
«Di sicuro lo rispettava. Anche perché Togliatti adottò sempre una posizione prudente nei confronti della corona», esordisce Parisi. «Nel 1954, a otto anni dalla caduta della monarchia, su carta intestata della Camera dei deputati Togliatti chiamò Umberto “Sua Maestà”. In quegli anni quella deferenza era inusuale: fu un segno di stima».
LA POLIZZA SULLA VITA DI UMBERTO I
“L’assicurazione fu stipulata alla fine dell’800, in tempo di tumulti anarchici, con la Prudencial di Londra: doveva essere liquidata entro un mese in caso di morte del re. Quando Umberto I fu assassinato a Monza, il 29 luglio del 1900, iniziò la lunga trafila per il recupero dei beni. Vittorio Emanuele III, alla morte del padre, ne chiese una parte per acquistare un appartamento a Roma per la regina vedova, Margherita, lasciando il resto in custodia agli inglesi.
Nel 1936, imposto da Mussolini il ritorno dei fondi esteri degli italiani, il re chiese il rimpatrio dei beni. Ma, complice l’annuncio della dichiarazione di guerra dell’Italia a Francia e Gran Bretagna del 1940, rimasero a Londra, sequestrati e poi usati in parte dall’Inghilterra per sovvenzionare la guerra contro l’Italia. Parliamo di una somma stratosferica che, interessi compresi, oggi corrisponderebbe a svariate centinaia di milioni di euro. Alla fine della guerra Alcide De Gasperi chiese la riconsegna dei beni al governo italiano. Gli inglesi dissero no, iniziò una causa che perdemmo malamente, fummo condannati pure a pagare le spese. Infine Umberto incassò la polizza, sostenendone i costi legali. Con quei soldi riuscì a mantenersi e a offrire un appannaggio ai figli: a Vittorio Emanuele fu tolto quando decise di sposare Marina Doria senza consenso”.
LE LETTERE SEGRETE SULLA GUERRA…
“Nel 1979 Umberto rivelò al giornalista Nicola Caracciolo l’esistenza dei piani segreti per l’entrata in guerra dell’Italia durante il Secondo conflitto mondiale, missive inviate dal governo francese a Vittorio Emanuele III tramite il Vaticano. Dodici lettere in cui la Francia, ai tempi già in odore di sconfitta, chiedeva all’Italia di schierarsi con la Germania, affinché avesse un ruolo decisivo al tavolo dei negoziati e mitigasse le richieste di Hitler ai danni dei francesi. Di quelle lettere oggi non v’è traccia. Se venissero ritrovate potrebbero riscrivere la storia d’Italia, che ancora oggi paga l’accusa di essere un Paese traditore”.
…E QUELLE SU UMBERTO II
“I carteggi che attestavano la presunta omosessualità di Umberto II li aveva Mussolini: furono ritrovati nella sua borsa quando fu arrestato a Dongo. Voleva usarli per ricattare il Savoia e modificare la successione dinastica. Dopo la morte di Umberto uscì persino una rivista con lui nudo in copertina avvolto nella bandiera sabauda, dentro le prove delle sue relazioni con uomini. A me questa omosessualità non risulta: sono solo commenti per infangare la sua reputazione”.
IL LEGGENDARIO TESORO
“La domanda che ci si pone da anni è: i gioielli reali conservati presso la Banca d’Italia sono di Casa Savoia o dello Stato? Negli Anni 70 si fece un’ispezione al tesoro: era intatto, le perle perfette, c’erano persino pezzi in più rispetto all’inventario del 1946, quando fu valutato 900 milioni delle lire dell’epoca. I gioielli, il cui valore odierno è di difficile definizione, sono in un cofanetto nelle camere blindate di palazzo Koch, sede centrale della Banca d’Italia a Roma. In pochi hanno avuto l’onore di vederlo”.
È VERO CHE LA FINE DEL CASATO FU PREDETTA?
“Sì, la prima volta nel 1454 da suor Filippina de Storgi, che lasciò per iscritto una rivelazione sulla fine della dinastia. San Giovanni Bosco annunciò grandi lutti a Vittorio Emanuele II: si avverarono tutti. Padre Pio, in un incontro con la regina Maria José, le disse di prepararsi alla fine. Le lasciò una speranza, citando un “giovane virgulto” salvatore, probabilmente Aimone di Savoia.
MINISTRO MONARCHICO
“Nota è la militanza dell’attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani nel fronte monarchico giovanile, di cui fu vicesegretario nazionale. Non tutti sanno che tentò di arruolarsi per combattere con il Vietnam del Sud: non ci riuscì solo perché non c’era la legione straniera”.
IL TITOLO DI EMANUELE FILIBERTO
“L’unico figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria fu fatto principe di Venezia, predicato conferitogli arbitrariamente dai genitori durante una conferenza stampa. È un titolo macchiato da un’onta: Napoleone Bonaparte lo diede a un figlio illegittimo. Nessun aristocratico lo avrebbe mai usato. Non c’è traccia di un decreto con cui re Umberto conferisca il titolo di principe di Piemonte al nipote”.
INVENTARONO I GRISSINI
“Vittorio Amedeo II, futuro re di Sicilia e Sardegna, era cagionevole: il pane impastato in scarse condizioni igieniche gli provocava problemi intestinali. Per questo il medico di corte suggerì di fargli mangiare croste di pane, lavorato a forma di bastoncino. E così nacque il grissino.