HomeRisorgimentoAdelaide Ristori e le altre madri della patria scomparse

Adelaide Ristori e le altre madri della patria scomparse

La morte di Adelaide Ristori, come si legge nel testo dell’orazione pronunciata al suo solenne funerale il 10 ottobre del 1906, «fu un lutto per Roma e per l’intera nazione». Oggi, fuori dalla ristretta cerchia degli studiosi di teatro ottocentesco, sono in pochissimi a ricordare il suo nome. Eppure nessuna come lei avrebbe meritato di essere celebrata non solo come grande artista, ma come madre della patria per il cruciale contributo dato all’unificazione nazionale.

di Antonella Valoroso da La 27^ORA del 3 dicembre 2013 Testata

L’importanza del lavoro svolto da Ristori sulla scena e fuori dalla scena per promuovere la causa italiana, stringere alleanze e creare consenso fu riconosciuto da Cavour (che le affidò delicate missioni diplomatiche), da Mazzini (che ne ammirò il genio creativo e la capacità di trascinare le folle), e da Garibaldi (che le scrisse una memorabile lettera per ringraziarla del suo impegno a favore dei volontari impegnati nella lotta per l’indipendenza). Se esistesse una proporzionalità diretta tra i meriti e la memoria, nel nostro paese dovrebbero esserci decine di scuole, strade, piazze, statue e lapidi dedicate ad Adelaide Ristori e il suo nome dovrebbe essere citato in tutti i libri di storia.

Ora di Adelaide si è tornato a parlare nell’ambito della manifestazione Bookcity-Milano. Antonio Calbi e Rossana Di Fazio hanno presentato con l’autrice Teresa Viziano il magnifico libro La Ristori. Vita romanzesca di una primadonna dell’Ottocento. Il corposo volume di 428 pagine, edito in formato cartaceo da La conchiglia di Santiago e in e-book (con la preziosa aggiunta di indici analitici) dall’Enciclopedia delle donne è il punto di arrivo di più di trent’anni di studi e ricerche ma è soprattutto il frutto di un lavoro tenace paziente e meticoloso che vuole restituire ai lettori del terzo millennio il racconto della vita di una donna straordinaria .

Scorrendo la voce Adelaide Ristori che la stessa Viziano ha curato per l’enciclopedia delle donne ci si rende conto immediatamente dell’eccezionalità di questa figura di donna, moglie, madre, artista, imprenditrice, attivista e patriota che tra i suoi amici e le sue conoscenze annoverava tra gli altri Camillo Cavour, Giuseppe Verdi, Alexandre Dumas, George Sand e Daniele Manin; che fu applaudita sui palcoscenici di tutto il mondo diventando simbolo e ambasciatrice della cultura italiana; che era in grado di recitare in italiano, francese, inglese e spagnolo; che al termine di una strepitosa carriera internazionale scrisse un libro di Memorie e Studi Artistici pubblicato (quasi) simultaneamente in italiano (Torino, Roux, 1887), francese (Paris, Ollendorff, 1887) e inglese (London, Allen,1888 e Boston, Roberts Brothers, 1888); che il 29 gennaio 1902, in occasione del suo ottantesimo compleanno, ricevette migliaia di telegrammi di auguri da ogni parte del mondo, attestati di riconoscimento e le Palme di Ufficiale dell’Istruzione Pubblica in brillanti conferitele dal Governo Francese.

Mi sono interrogata a lungo sulle cause di questo singolare episodio di amnesia nazionale e ho invitato a riflettere sull’argomento anche Teresa Viziano.

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Chi era Adelaide Ristori?
«È stata una donna forte, coraggiosa e cocciuta. Un’artista di grande intelligenza e capacità che studiava tantissimo. Una madre affettuosa e possessiva nei confronti dei figli, una sposa devota e fedele. È riuscita a fare un incredibile salto nella società del tempo sposando il Marchese Giuliano Capranica senza essere un’arrampicatrice sociale».

Possiamo considerarla un modello per le donne di oggi? può ancora insegnarci qualcosa?
«Pur provenendo da un ambiente considerato immorale –era figlia di attori di terz’ordine– Adelaide aveva un grandissimo rispetto di se stessa e della propria arte. È sempre stata refrattaria ai compromessi nella vita e sul lavoro, anche se talvolta si è forse dimostrata un po’ eccessiva nel pretendere dagli altri quello che pretendeva da sé. Sicuramente ancora oggi può essere considerata un modello di intransigenza e di coerenza, due valori decisamente poco presenti nell’Italia di oggi. I suoi consigli alle giovani donne animate dal desiderio di calcare le scene sono ancora oggi validissimi».

Perché la sua figura di artista impegnata nella causa unitaria è stata rimossa o semplicemente dimenticata?
«Perché c’è stata la tendenza a leggere il Risorgimento in maniera bipolare: con i monarchici e i cavouriani da una parte e i repubblicani e i mazziniani dall’altra. Non si è capito che la partecipazione dei coniugi Capranica –Adelaide e Giuliano– alle intricate questioni politiche del tempo fu complessa e articolata, con un graduale spostamento dall’asse repubblicano a quello monarchico non tanto per ragioni di opportunità ma piuttosto per motivi di realismo politico. Giuliano Capranica fu un sincero mazziniano, rischiò l’arresto per la sua partecipazione all’esperienza della Repubblica Romana nel 1848-49 e alla morte di Mazzini fu uno dei pochi nobili romani presenti alla cerimonia funebre. Per quanto riguarda Adelaide, invece, ha pesato molto il giudizio negativo espresso su di lei dal collega-attore Gustavo Modena, fervente repubblicano che non volle o non seppe capire perché mai a un certo punto Adelaide avesse deciso di collaborare con Cavour e con casa Savoia».

Perché Adelaide non è riuscita a diventare un’eroina popolare?
«Forse perché ha recitato soprattutto all’estero. La sua consacrazione come diva avviene a Parigi nel 1855 e da quel momento in poi la sua vita fu un viaggiare senza sosta da un capo all’altro del pianeta. I critici italiani –affetti da inguaribile provincialismo–non le perdonarono il successo internazionale dimenticandosi che durante gli anni delle guerre d’indipendenza era praticamente impossibile recitare in Italia. È come se la sua scelta di recitare all’estero l’avesse resa ai loro occhi un’artista “poco o non abbastanza italiana”. Mentre in realtà, recitando soprattutto in italiano sui palcoscenici di tutto il mondo, Adelaide seppe dare lustro alla lingua e alla cultura del suo paese».

Ci sono ancora aspetti della vita e della personalità di Adelaide Ristori da indagare?
«Non sono riuscita ad approfondire quanto avrei voluto il suo impegno nella società civile italiana a partire dagli anni ’90, dopo il definitivo addio alle scene, così come il suo ruolo di presidente della sezione romana della “Società per l’istruzione della donna” (la cui presidente onoraria era la Regina Margherita). Ma oramai di libri sulla Ristori ne ho già fatti abbastanza».

A conclusione del mio dialogo con Teresa Viziano mi pongo e vi pongo un’ennesima domanda.

È forse arrivato il tempo di lavorare seriamente, come stanno già facendo le volontarie dell’Enciclopedia delle donne, alla ri-costruzione di un più aggiornato e storicamente attendibile Pantheon di madri della patria? Teresa Viziano ha dato il suo contributo. Voi chi vorreste includere/proporre/candidare?

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