Anche a Milano, come ormai in molte città italiane, il 5 ottobre si è tenuta la commemorazione dell’ assassinio della studentessa istriana Norma Cossetto, arrestata, stuprata e barbaramente uccisa da partigiani comunisti titini il 5 ottobre del 1943. Tale martirio è divenuto negli anni il simbolo della spietata pulizia etnica, organizzata a tavolino, dai titini contro gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Nei giardini pubblici di Via Einstein vi è stata quindi una cerimonia promossa ed organizzata dalle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Ha ben spiegato il profondo significato di tale tragedia il presidente del Movimento Nazionale Istria, Fiume e Dalmazia, Romano Cramer, che mai ha dimenticato la natia Albona e le difficoltà affrontate dopo l’esodo giuliano dalmata. Don Roberto Davanzo, parroco della Chiesa San Pio V e Santa Maria di Calvairate ha recitato il ” Confiteor” in memoria della studentessa istriana trucidata ed anche di tutti i sacerdoti uccisi” in odium fidei epper tutti gli infoibati, senza dimenticare anche gli italiani che sono stati annegati in mare con una pietra al collo. La sera precedente , il 4 ottobre, vi è stata una cerimonia altrettanto toccante, tenuta di fronte al monumento che ricordano le foibe, in piazza della Repubblica a Milano. L’ Arch. Gabriele Pagliuzzi, presidente delle associazioni d ‘ Arma, ha tenuto un discorso energico , che ha toccato la sensibilità dei presenti, fra i quali molti giovani. I continui atti vandalici contro i monumenti e le targhe , che ricordano le foibe, ben esprimono il rifiuto di molti che ancora non vogliono fare i conti con la storia. Costoro spinti da un odio rosso insistono nel definire Foibe ed Esodo una tragedia ” fascista”, ” infoibando” di fatto la verità, cercando di negare l’evidenza, ovvero che si trattò di una persecuzione e pulizia etnica totalmente anti italiana. Alcuni sedicenti storici, che non cito, per non attribuire loro una immeritata pubblicità , sulla base di una evidente matrice politica, spinti da un ampiamente sventagliato e generico anti fascismo tendono a ridurre drasticamente sia il numero delle vittime che quello degli esuli.
Ai tempi della Jugoslavia di Tito vi fu già il tentativo di ” oscuramento” di questa tragedia. Vennero infatti ingaggiati alcuni storici jugoslavi con il preciso compito di creare confusione nella ricostruzione storica. A maggior chiarimento di ciò che venne perpetrato a danno degli italiani, vale ricordare quanto scritto il 5 gennaio del 1944 sul quotidiano Jutro di Lubiana, che riportava le istruzioni del Partito Comunista di Jugoslavia : ” Si debbono eliminare tutti i dirigenti appartenenti a correnti borghesi, tutti i grandi possidenti agrari, capitalisti ed industriali, tutti gli intellettuali, gli studenti e politici da caffè, tutti i sacerdoti che si sono dichiarati contro il proletariato; non debbono uscire giornali borghesi, tutte le ” liquidazioni” dovranno essere eseguite il giorno che verrà fissato da speciali reparti del Partito”. Ciò continuò anche a guerra finita e vennero utilizzati proprio tutti i metodi per convincere gli italiani ad andarsene. La tristemente famosa strage di Vergarolla del 1946, che provocò la morte di oltre cento persone, delle quali un terzo erano bambini, va proprio interpretata come facente parte della strategia titina di intimidazione. Molti storici convergono nell’attribuire all’ Ozna, la spietata polizia segreta titina, la responsabilità delle esplosioni che investirono coloro che nel mese di agosto stavano godendo di una giornata in spiaggia.
Ciò che continua a sorprendere è che in molti paesi dell’ Est Europa, con la caduta del comunismo, sono stati restituiti ai legittimi proprietari case, terreni, averi. Per quanto riguarda gli esuli giuliani dalmati vi sono state ridicole riparazioni ed in moltissimi casi proprio nessuna riparazione. O meglio la Jugoslavia liquidò un importo all’ Italia, ma risulterebbe che i fondi siano stati utilizzati per pagare i danni di guerra. Beni privati per pagare un debito dello Stato? Per tutti questi motivi, il Presidente del Movimento Nazionale Istria, Fiume, Dalmazia, in molte occasioni non ha mancato di sottolineare che gli esuli ed i discendenti degli esuli, il 25 aprile, festeggiano la ricorrenza di San Marco. Per loro il 25 aprile non è stata la liberazione, ma bensì è continuata l’occupazione delle loro terre, la ripresa degli infoibamenti, con la sparizione di altre migliaia di italiani e l’occupazione per quaranta giorni di Trieste, Gorizia e Monfalcone ad opera dei comunisti jugoslavi di Tito, con la collaborazione dei partigiani comunisti italiani. Tutto avvenne con il beneplacito di Togliatti. Non va mai dimenticato che la maggior parte degli esuli affrontò l’esodo, perché rimanere italiani era il loro bene più prezioso.