“Non sono uno schermitore, ma sono un poeta futurista”. Con queste parole Filippo Tommaso Marinetti il 30 giugno 1942 celebrava il 50° anniversario del Circolo Nazionale della Spada Agesilao Greco, fondato dal grande maestro d’armi.
Parole che il fondatore del Futurismo completava con “ho sempre amato la scherma, la spada e tutte le forme di combattimento”. Un coronamento scontato – spiega – per l’uomo che trentatre anni prima aveva lanciato il grido di rivolta “guerra sola igiene del mondo”.
È dunque Marinetti, all’epoca del discorso Accademico d’Italia, che viene chiamato a celebrare un’altra gloria nazionale, che ha tenuto alto il vessillo tricolore in tutto il mondo, con imprese agonistiche da sceneggiatura hollywoodiana (va rammentato il rodomonte belga costretto due volte a raccogliere la spada ai piedi del nostro ambasciatore dopo averlo ostentatamente e maleducatamente ignorato?).
“Agesilao Greco rappresenta nella storia d’Italia un concentramento di patriottismo ad oltranza ed una valutazione delll’italianità guerriera in ambienti dove a malincuore si riconoscevano i meriti italiani e con gioia si cercava di esagerare le nostre debolezze” tuona Marinetti mettendo un dito nella piaga tutt’ora aperta del vezzo straniero di aggredirci “per sistematiche, cocciute invidie per l’Italia”.
E qui Marinetti aggiunge un aneddoto personale: in uno dei tanti duelli d’onore che il fondatore del Futurismo dovette affrontare per difendere le sue dinamitarde idee artistiche (ricordatevi, era l’epoca in cui si finiva coi secondi in un boschetto di Parigi a duellare, non a fare dissing sui social…), dopo aver infilzato con la sciabola un tale Henri Hirsh che l’aveva insolentito, i giornali parigini commentarono il duello affermando che Marinetti aveva trafitto il braccio dell’avversario perché “possedeva un colpo segreto del grande Agesilao Greco”. Tale era la fama dello schermitore siciliano che si attribuiva a ogni italiano vincitore con il ferro lungo una qualche parentela tecnica con lui (e a questo punto arrivati a noi piace immaginare Marinetti che dopo aver fatto allo spiedo il borioso avversario gli dice “ho colpito un tuo punto segreto, fra tre secondi morirai” per spaventarlo ulteriormente).
Marinetti celebra quindi le vittorie di Agesilao Greco, elencando alcuni grandi nomi di avversari “battuti senza discussione”, indicandolo come una “bandiera per gli italiani” che ne seguivano nervosamente le imprese sportive in cui trionfava per “superiorità italiana, che è basata anzitutto sopra una qualità che ci distingue: elasticità e intuizione fulminea”. Greco, spiega Marinetti, ha un “patriottismo feroce” (“feroce, in senso futurista”) ed è una “belva geniale”.
“Ma si tratta di una belva geniale: occorre essere italianamente geniali, intuire fulmineamente e riassumere tutte le considerazioni, valutazione dei propositi, delle abitudini, delle possibilità, degli slanci, delle audacie, valutazione delle temerarietà. Il grande schermitore sintetizza tutte le sue osservazioni, il suo studio in un attimo ed in un attimo tira delle conclusioni e quelle conclusioni sono precipitate con tale velocità da divenire un proiettile. La scherma è così la più spirituale manifestazione di un corpo forte e armonioso. [applausi]”.
Il discorso di Marinetti è letteralmente esaltante. Le parole d’ordine del Futurismo vibrano in ogni riga: “velocità”, “Patria”, “furore”, “scatto”… “La scherma è uno splendore plastico, una statua in movimento, .un dinamismo plastico futurista, intelligente ed eroico, intriso di italianità che si muove e deve colpire per forza”. Una “italianità schermistica infilzante”. E qui tutti ci alziamo in piedi, ad applaudire il padre del Futurismo e Agesilao Greco.
[questo articolo è stato pubblicato su CulturaIdentità dell’8 settembre 2024]