Il 25 aprile costituisce tutti gli anni una scadenza importante per la vita politica e sociale del nostro Paese. Esso evoca valori, eventi, conflitti che per molti sono ancora attuali e che ancora oggi rappresentano per alcuni un elemento di frattura e divisione e rivestono comunque grande significato. In ogni caso, il contenuto simbolico del 25 aprile rimane ancora oggi un elemento di rilievo per conoscere e interpretare correttamente i sentimenti della nazione.
di Renato Mannheimer per il Giornale del 23 aprile 2018
Ma ci si può domandare in che misura gli italiani sono consapevoli di che cosa si celebra il 25 aprile. Sanno, in particolare, quali avvenimenti vengono ricordati in questo giorno? E quali significati e insegnamenti vengono loro attribuiti? O per molti è solo un giorno di vacanza dalla scuola o dal lavoro, senza che se ne sappia bene la motivazione? Una ricerca effettuata nei giorni scorsi dall’Istituto EumetraMR di Milano, intervistando un campione nazionale di cittadini al di sopra dei 17 anni di età, ci evidenzia un quadro contraddittorio e, per verti versi, preoccupante.
Circa due intervistati su tre (67%), infatti, mostrano di conoscere con relativa precisione ciò che si ricorda il 25 aprile. Ma ben un terzo (33%) dei nostri concittadini non ne ha idea o il che forse è ancora peggio ne ha una completamente errata. La percentuale di non conoscenza è comunque decisamente maggiore di quella risultante da un analogo sondaggio condotto nel 2001 (risultava il 13%) limitato però alla sola città di Milano.
In particolare, oggi, il 15% non sa proprio cosa rispondere al quesito che domanda cosa si commemora il 25 aprile.
E un altro 18% offre risposte paradossali, dicendo che in questa data si festeggia «l’Unità d’ Italia» (2%, la percentuale può sembrare bassa ma corrisponde a centinaia di migliaia di cittadini e raggiunge le dimensioni di diversi partiti politici) o «l’anniversario di Roma come Capitale» (3%) o «la Festa del lavoro» (2%) o, forse un poco più plausibilmente, ma sempre mostrando una conoscenza imprecisa, «la fine della Seconda guerra mondiale» (9%).
Contrariamente alle aspettative di qualche analista sociale, la maggiore ignoranza del significato del 25 aprile non si rileva nelle generazioni più giovani, dai 18 ai 24 anni (ove la conoscenza è del 75%, con pur sempre un quarto dei Millennials che non sa nulla del 25 aprile), ma in quelle successive, dell’«età di mezzo», dai 25 ai 45 anni (circa 40% di non conoscenza).
E, com’era facile attendersi, tra quanti hanno un titolo di studio meno elevato. Ma anche tra i laureati, ben uno su quattro non conosce il significato della ricorrenza. Una consapevolezza sensibilmente inferiore si rileva tra gli intervistati residenti nelle regioni meridionali. Tra le casalinghe e i disoccupati e tra coloro che sono in cerca di prima occupazione. C’ è qualche differenza anche sul piano dell’ orientamento politico e, di conseguenza, su quello dell’ intenzione di voto in caso di nuove elezioni. Tra i votanti per il Pd, sorprendentemente, emerge una quota elevata di risposte «non saprei» (20%, vale a dire uno su cinque), mentre tra quelli per Lega e Movimento Cinque Stelle si accentuano le affermazioni più palesemente errate e, in certi casi, paradossali.
Le cause a cui ascrivere questa diffusa ignoranza sono molteplici. Non si tratta solo della scuola, che spesso tende a non preparare e a non formare adeguatamente gli studenti (con lamentele anche da parte di questi ultimi sulla scarsa preparazione, come abbiamo evidenziato in un precedente sondaggio qui pubblicato), ma anche, talvolta, in responsabilità o, forse, ignoranza, da parte di alcuni che, attraverso i media e altri strumenti, dovrebbero contribuire a stimolare una maggiore consapevolezza tra i cittadini.
Nell’insieme il quadro è, almeno ad avviso del sottoscritto, piuttosto desolante. Il fatto che un italiano su tre milioni di persone non conosca che cosa si ricorda il 25 aprile (e se ne vada lo stesso in vacanza) e, di conseguenza, ignori un pezzo cruciale della nostra storia e dei fondamenti ideali (condivisi o meno) della formazione della nostra Repubblica appare molto grave. E la dice lunga sul grado di consapevolezza con cui molti cittadini vivono le proprie scelte politiche e sociali.